Cappella Borromeo ai Predicatori Napoli

La cappella era già dedicata a Sant' Antonio Abate come dimostra l'immagine, ad affresco, del Santo visibile in una nicchia posta a sinistra dietro l'altare.

Di questa l'unica traccia superstite dell'antica decorazione trecentesca che un tempo doveva decorare tutto l'ambiente forse proprio come la vicina cappella Brancaccio.

L'altare principale fu patronato dai Sarracino come rivela lo scudo gentilizio con la testa di moro scolpita a destra dell'altare, a sinistra, lo stemma Sarracino inquadrato con le fasce dello scudo Carafa.

Sull'altare opera tarda del pittore Filippo Vitale (1585-1650), aiutato dal figliastro Pacecco De Rosa (1607-1656), eseguita nell'ultimo decennio della sua attività, ed ovvero: la Madonna del Rosario che appare a San Carlo Borromeo e a San Domenico; sulla stessa parete, in alto, due dipinti secenteschi di ambito napoletano con San Sebastiano e Santa Veronica di ignoto autore. Sull'altarino a destra, patronato dalla famiglia Crespo, Il Battesimo di Cristo del senese Marco Pino (1521-1583), allievo di Domenico Beccafumi e di Michelangelo Buonarroti, datato 1564, che mostra soprattutto nel Cristo, la figura 'serpentinata' teorizzata da Giovan Paolo Lomazzo. Di fronte l'Ascensione, databile tra il 1605 ed il 1609, un'opera eseguita durante gli ultimi anni a Napoli del fiammingo Dirk Hendricksz che nel Viceregno assunse il nome di Teodoro d'Errico (not. 1574-1618).

Il dipinto, memore della pittura di Marco Pino, è posto su un altare che mostra gli stemmi delle famiglie Pontecorvo e Imberti. Ai suoi piedi vi è un'epigrafe incassata nel pavimento che ricorda la sepoltura di Santa Petromlla, mentre sulle pareti laterali in alto Le Nozze di Cana e La cena in casa di Simone due tele attribuite a Mattia Presti.