Viale della Resistenza Napoli

E' il viale della Resistenza nel quartiere 167 a Secondigliano di Napoli, proporzionalmente più piccola rispetto al passo esterno di via Ghisleri.

Attraversa e serve una vasta zona circolare dell'area nord della città prima della periferia, dedicata alla memoria della Resistenza Italiana, ” … grandioso movimento di ribellione al potere fascista”1.

Segna il limite fisico imposto tra il quartiere urbanizzato di Scampia ed il suo cuore insediativo, rappresentato dalle Vele, il parco urbano, l'ex piazza Grandi Eventi e via Bakù.

Risulta esser stata tracciata su di un'area dismessa già dai nazisti nel 1943, ripresa dieci anni dopo ed asfaltata per consentire il passo carrabile agli automezzi da e per il cantiere delle Vele e soltanto all'inizio degli anni Ottanta di quello stesso secolo fu valorizzata da appropriate forme di gestione e manutenzione di opere pubbliche residenziali a tendenza megastrutturista offerte a famiglie che denunciarono disagi e alle quali fu dimostrata una situazione reddituale permanentemente critica. Tuttavia, tra i molteplici parametri che caratterizzano la vita domiciliare di queste strutture vi è il perenne stato di morosità maturata sul pagamento dei canoni di locazione degli immobili in parte occupati abusivamente da quella che la Corte dei Conti ha considerato: ” …. una consistenza soggettiva di utenti assegnatari in continuo avvicendamento in parte voluta anche dagli Enti proprietari, le Cooperative Edilizie, gli II.AA.CC.PP., gli AA.TT.EE.RR2 ed infine le società non statali come la Romeo Gestione S.p.A., che per lunghi periodi tentarono il recupero degli anzidetti crediti in sofferenza”.


Dati comparativi globali del viale della Resistenza a Secondigliano.

Il territorio è percorso dal lungo viale della Resistenza e mostra come peculiare l'instabilità della popolazione residente.

  • Oltre a contenuti e caratteristiche di un complessivo, difficile compito di gestire le risorse, ingrossate dagli immensi interessi via a via addebitati alla somma totale della mora. Dietro la lunga, interminabile fila di casermoni che pareggiano il corso del viale vi è la storia regionale dei programmi novecenteschi di costruzione edilizia d'architettura contemporanea. Architettura contemporanea contestualmente approvata alla soppressione degli ex fondi Gescal3, con questo, a far valere il messaggio trasmesso dalle Amministrazioni della Regione alla classe politica di quegli anni, di massimizzare le risorse sia quelle disponibili che quelle reperibili col proposito, si trova scritto sul documento, ” … di offrire un'abitazione dignitosa al cittadino tenendo conto anche di migliorare il livello urbanistico della zona ed il grado di socialità tra gli abitanti”. Obiettivo, questo, per le note condizioni in cui versa la zona attraversata dal viale della Resistenza non è mai stato raggiunto! L'offerta tra l'altro di creare opere in bio-architettura, un uso più contingente di nuovi materiali sperimentati, la manutenzione degli immobili, la raccolta di dati a favore di un registro on line degli interventi posti in essere per giunta accessibile da tutti gli ”utenti ERP”, ne fece un programma di assoluta qualità tale da elevare le strutture presenti alla dignità di beni culturali ed ambientali, ed addirittura si pensò di affidare il patrimonio a società miste, capaci di valorizzare questo tipo di sistema di abitare e poterlo quindi reiterare in altri luoghi del Paese. E mentre si continuava a costruire in tutta Italia sul viale della Resistenza si duplicavano le gare di appalto e le contestuali assegnazioni. Motivo per cui, solo nel 1997, fu creata per la prima volta in Italia nell'esperienza degli alloggi popolari a tendenza megastrutturista, l'anagrafe residenziale pubblica, una specie di registro sul quale veniva ogni volta opportunamente annotato il carattere anagrafico dell'impresa concessionaria, di modo che non si potesse in tal caso replicare l'assegnazione del bando, né alcun'altra agevolazione di carattere finanziario. L'istituzione del registro anagrafico residenziale pubblico ottenne anche il beneficio allo Stato italiano di avere perfetta contezza di chi fossero i beneficiari e di come si presentavano le agevolazioni ed i caratteri specifici di ogni singolo finanziamento.

Il significato storico della Resistenza Italiana.

Questa strada è dedicata alla Resistenza Italiana una guerra combattuta dalle bande simili a quelle ricordate dal Mazzini durante il Risorgimento.

  • Si è trattato di un movimento di ribellione al fascismo posto in essere dalla gente comune di quell'epoca, improvvisamente trovati uniti nelle decisioni supreme e più spesso uniti assieme davanti alla morte, poichè suscitati dai racconti tenaci degli attivisti francesi e tedeschi. Divenne poi un fatto militare oltre che sociale, in rappresentanza della forze armate in dissoluzione dopo l'8 settembre 1943. E dal 28 di settembre al 1 ottobre di quell'anno la Resistenza Italiana ha avuto il suo culmine in quella lotta di piazza e di popolo passata alla storia con la locuzione: "Le quattro giornate di Napoli" e l'anno dopo, il 24 marzo del 1944, si è riavuto un nuovo culmine nel massacro delle Fosse Ardeatine. Verrà poi ricordato dagli studi universitari come un fenomeno di massa che coinvolse giovani e vecchi trasversalmente paragonabile per successo alle lotte garibaldine contro i governi borbonici del 1860. Al termine della Resistenza suo risultato finale sarà la costituzione della Repubblica Italiana. Si è trattato di un episodio sanguinoso contro la mentalità repressiva che andava rinnovandosi nell'era contemporanea, nonostante si era creduto che tale ” … simili intolleranze e fanatismi” fossero stati letteralmente sconfitti dagli Illuministi di Francia. Tecnicamente la Resistenza iniziò l'8 settembre del 1943 e terminò il 25 aprile del 1945. Iniziò con la firma dell'armistizio italiano con gli americani e gli inglesi e a Napoli la sua lotta ebbe iniziò a città ormai distrutta dai bombardamenti causati proprio dagli americani e inglesi che con questo modo di fare costrinsero alla resa le truppe tedesche presenti nell'area a partire dal 26 luglio del 1943, più o meno all'indomani dell'assenza al governo di Benito Mussolini. Secondo gli storici Roberto Battaglia e Massimo Salvadori non si può dire Resistenza se non si collegano quegli avvenimenti del secondo Novecento a quelli dell'epopea mazziniana, durante la quale, in Italia vissero gli eserciti inglesi e statunitensi considerati ”invasori che venivano a liberare” e per questo la genesi, la crescita e la fine della Resistenza Italiana debbono esser considerati come significativi ben oltre gli avvenimenti che la ricordano. L'idea iniziale della Amministrazioni locali fu di intitolare questa strada alla Resistenza Italiana onde poter raccogliere insieme tutto il significato del circondario delle strade di Scampia che girano attorno alle Vele, notoriamente conosciute come un omaggio all'epoca dei fatti della rivoluzione popolare. La titolazione di questa strada quindi riprende sul piano politico e morale l'idea della lotta armata popolare come una configurazione di movimento clandestino atto a liberare il territorio dall'oppressore e ricostruire lo stato democratico della vita cittadina, dovendosi tutto questo, ricordare come accaduto principalmente per la mai spenta tradizione di libertà dei popoli che vivono in Italia, neppure durante il fascismo ed anzi proprio all'ombra delle prescrizioni del regime, il popolo italiano si è ancor di più arricchito e consolidato dell'idea di libertà adeguandosi alle esperienze europee. La Resistenza come tale è tuttavia ricordata dagli storici nata precisamente vent'anni prima rispetto alla sua data ufficiale, e più esattamente all'indomani del colpo di Stato del 3 gennaio del 1925 col quale, Mussolini parlando alla Camera, spezza i legami antichi con le forze conservatrici grazie alle quali ha potuto acquisire maggior consenso ed il suo partito, il partito fascista, forte della tolleranza degli altri partiti, fatta salva la sola eccezione per i socialisti, sale al governo con mezzi leciti e via a via sospende e sopprime tutte le garanzie costituzionali. Non vi sarà quindi più modo di esercitare il proprio diritto di stampa, di voto e di insegnamento da parte dei professori costretti a giurare fedeltà agli ideali del Regime giungendo persino all'istituzione di appositi tribunali speciali ed al confino della polizia per motivi politici. Alla monarchia non verrà più riconosciuto il potere essenziale di sorvegliare sulle civiche libertà garantite dallo statuto Albertino, responsabilità questa che gli valse la storica caduta nel referendum del 2 giugno 1946. Non va pertanto dimenticato di aggiungere che col discorso di Mussolini alla Camera, quel 3 gennaio del 1925, il partito fascista, anche grazie alla compiacenza di Winston Churchill, riprende forza politica avendone perduta molta dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti, socialista, democratico convinto, l'unico ad aver avuto coraggio nel denunciare i brogli delle elezioni fasciste del 1924. I primi timidi segnali di lotta iniziano col coraggio di molti uomini dell'allora opposizione al governo, che, percepita come concreta la mancanza di tutela del diritto alla parola, abbandoneranno la vita politica, lasciando libero il campo ai fascisti di governare. Tra gli storici abbandoni non può non esser ricordato quello di Giovanni Amendola, già Ministro del Governo Facta, nonché giornalista e studioso e da considerarsi col senno degli anni e della storia il vero padre fondatore della Resistenza. Rimasti in aula all'opposizione i soli comunisti e comunque inefficace la loro battaglia terminerà con la firma del re che ne revocava il mandato di deputati del Regno. Il saggio del Franchini annota l'intelligente considerazione che seppur il fascismo fu esso stesso a crearsi i propri nemici ed oppositori, non esitò a sentirne il bisogno di farlo se non altro per additarli all'elettorato come la causa di un probabile insuccesso del fascismo. A Napoli Benedetto Croce scrive su suggerimento di Giovanni Amendola un manifesto e lo fa il 1 maggio del 1925, da rendere pubblico contro un altro manifesto scritto dai fascisti il 21 aprile di quello stesso anno, col quale, i gerarchi, pur di rendere legittimo il loro potere in Italia giungeranno persino a negare il sentimento popolare del Risorgimento, ricordandolo semplicemente come un fatto accaduto per la sola opera di una minoranza. La sintesi del pronunciamento di Benedetto Croce non può far riflettere sulla scelta di intitolare questa strada alla Resistenza purchè sappiano i loro residenti che vivono afflitti dall'illegalità, che nella storia d'Italia sono ricordati uomini che per la libertà hanno operato, patito e talvolta per averci creduto ne sono morti, e la loro memoria potrebbe subire turbamento per le cose che si raccontano di questa zona e di alcuni di loro che qui vivono e per certi fatti che qui si compiono. Debbono quindi conoscere i giovani che non hanno vissuto la Resistenza né hanno mai ragionato sulle cause che l'hanno scatenata, soprattutto i giovani che vivono l'afflizione di Scampia, che la lotta alla libertà non può che nascere da un concreto e profondo pregio nei confronti dell'ordinamento della vita nazionale, l'educazione politica ed il rispetto ai doveri scritti per un popolo che vuole riconoscersi come civile. Poichè è inteso che l'illegalità come la dittatura si serve di tutti i mezzi in proprio possesso per guadagnare il consenso, tra questi non solo la minaccia, ma anche la lusinga, non solo il terrore, quanto anche la demagogia, non solo il furto della loro identità, ma anche l'elargizione di tanto, tanto denaro. Questa la sintesi scritta dalle mani di Benedetto Croce, letta e sottoscritta con firma autografa da centinaia di studiosi e professori universitari e per vent'anni è stato considerato il più noto e letto e studiato documento di opposizione al fascismo. Dallo spirito di lotta popolare della Resistenza Italiana verranno direttamente o indirettamente influenzati, come ricorda, il Franchini i governi democratici che si succedettero nelle sedi provvisorie prima di Salerno e di Roma poi dopo il 5 giugno del 1944.


Spazio note

(1)Parole dette dalle alunne dell'Istituto Suor Orsola Benincasa del 24 aprile 1964 e raccolte in un saggio di Raffaello Franchini conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli, collocazione dell'opera BNN Distribuzione Miscellanea B 46/1 del fondo Pontieri.
(2) Gli Istituti Autonomi Case Popolari con sigla II.AA.CC. PP., precisa la Corte dei Conti, fin dal 1908, in forza del documento siglato dal re, (R.D. 27 febbraio 1908, n.89 ed al R.D. 30 novembre 1919, n.2318) furono, almeno fino al riconoscimento dei diritti inalienabili alla casa scritti per la Carta Costituzionale, i primi beneficiari dei mutui ed agevolazioni su prestiti concessi dallo Stato italiano per favorire la costruzione di impianti di residenza destinati ai meno abbienti. Ciò ha però comportato quanto è vero che sarebbe accaduto, che il prestito stesso consentiva espropriazioni disancorate dalle previsioni scritte nei piani urbanistici con le dovute inadeguate conseguenze riconosciute pressocchè in tutta Italia, ovviamente non esclusa l'esperienza napoletana e nella fattispecie la piana di Scampia con le Vele circondate dal patrimonio edilizio residenziale prospisciente lungo il Viale della Resistenza.
(3) Fondi ex Gescal, di cui alla legge 14 febbraio 1963, n.60.