Via Tancredi Galimberti

Via Tancredi Galimberti a Napoli è la principale arteria di collegamento tra il punto più basso del quartiere di Marianella e la spianata di Scampia, oltre ad esser per metà del suo percorso la strada maggiormente interessata a coprire il settore nord-nord-ovest delle Vele.

Nasce poco più a sud di Via dell'Abbondanza a Marianella in un ampio raggio d'azione ruotando su se stessa in quello stesso punto riceve traffico veicolare dal viale Piedimonte d'Alife e da via Oliviero Zuccarini.

Prosegue quindi in rettilineo con doppio senso di marcia, spartitraffico attrezzato di lampioni ed aiuole, alla prima rotatoria nel settore centrale della strada ad essa si collega via Antonio Labriola, al cui angolo fanno da sfondo le Vele ed il parco residenziale di Scampia.

Su questa strada come su tutte le altre strade del circondario delle Vele di Scampia sono prospiscienti i palazzi di edilizia pubblica residenziale, testamento di quel vasto patrimonio culturale degli anni Settanta ed Ottanta del Novecento che sostenne adeguatamente il tema ”casa per tutti”, dando così forma a quella parte di città, unitariamente riconoscibile dall'identità dello spazio, uguale in tutto e per tutto ad analoghi agglomerati urbani di quest'area.


Prova descrittiva di Via Galimberti a partire dai suoi palazzi. 

Sono moduli abitativi considerati ”strutture contemporanee”, elementi di continuità e discontinuità con le opere più celebri come le Vele alle loro spalle.

  • Furono realizzati nell'ambito del progetto paradigmatico dell'INA-Casa 1948-1964 ovvero forme architettoniche ereditate dalla difficile epopea urbanistica degli anni del dopoguerra, in cui però ad emergere sono ancora una volta le scelte insediative e le espressioni linguistiche riferibili agli ultimi dieci anni dell'Ottocento architettonico. Oltre ovviamente ad aver fatto scuola e formazione a quella tipica classe di studenti-architetti meridionali al seguito dei grandi nomi di Coen, Cosenza, Di Salvo e Bagicalupi, contribuendo per tanto a rendere la medesima espressione fonte di ispirazione per opere successive, e ritagliandosi quindi uno spazio di storia delle case popolari a Napoli. Qui in questo comparto come in tutti gli altri l'ideologia di fondo percepita soprattutto a grande distanza, per il possente sviluppo in altezza dei suoi palazzi, è quella del capitalismo della riforma, dotare di una casa con o senza riscatto alla popolazione più povero, tendenzialmente la più pericolosa, e quindi, migliorandone la qualità di vita assegnando loro un domicilio coerente, significò per la sua epoca attenuare la pericolosità sociale del singolo individuo e di contro anche di tutta la comunità a cui appartiene. Perciò su questa strada affaccia un pezzo del quartiere intero di Scampia noto per la sua altissima densità popolare, un modello insediativo che si rifà alla grande crescita urbana delle città d'inizio Novecento.

E' dedicata al patriota italiano Duccio Galimberti. 

Un fervente mazziniano dotato di spirito e coraggio nel sostenere la libertà di tutti i popoli contro la guerra civile e di classe.

  •   È stato un cospiratore dell'Italia Occupata del 1944, e di questa specie ne è il più illustre tra quelli insigniti della Medaglia al Valor Militare per esserne stato valoroso combattente fino alla morte per fucilazione, per la verità mai avvenuta, o meglio, avvenuta per finta, poiché fu invece ucciso vilmente dalle torture inflittegli degli aguzzini fascisti interessati ad interrogarlo sulle formazioni partigiane del cuneese. Figlio di Tancredi Galimberti, suo padre fu per giunta sottosegretario al Ministero della Pubblica Istruzione, nonchè Ministro delle Poste e dei Telegrafi durante il Ventennio Fascista. Ed ancora fu segretario provinciale del Partito Nazionale Fascista di Cuneo, e segretario provinciale della federazione provinciale fascista di Cuneo. Sempre suo padre, laureato in giurisprudenza, svolse per qualche tempo la professione di giornalista fondando e dirigendo il quotidiano ”La Sentinella delle Alpi”.  Ha coperto cariche amministrative per il proprio paese natio, Cuneo, come consigliere comunale tra il 1883 ed il 1893. Anche il nome di suo padre gode delle onorificenze di Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, consegnatagli il 6 giugno 1896; Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, il 9 aprile 1903; Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, il 16 giugno 1901; ed infine, Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, del 6 dicembre 1934. Fu persino membro della Commissione degli Affari interni e della Giustizia dal 17 aprile al 1 agosto del 1939, e Commissario al debito pubblico dal 1 maggio del 1934 al 1 agosto del 1939. Tuttavia, Duccio Galimberti, suo filgio si distinse per l'eroico estremo atto di coraggio nel prendere parte attiva alla Resistenza antifascista italiana. Oggi Duccio Galimberti è presente nella letteratura di questo genere coi nomi di Tancredi, Achille, Giuseppe, Olimpio Galimberti, ed è noto per esser stato il fondatore a soli trent'anni della banda partigiana col titolo Italia della Guerra assieme a Dante Livio Bianco e l'allora giovanissimo Giorgio Bocca. E più tardi rispetto a quella data fu proprio Duccio Galimberti ad organizzare le unità partigiane di Cuneo sotto l'egida dell'etichetta Brigata Giustizia a Libertà. Tale fu l'opera antifascista di questo personaggio che un giorno del 1944, sottoposto ad interrogatorio dagli stessi uomini del Regime, si fece torturare ed uccidere dalle sevizie, ma non rivelò nella della dimensione reale ed effettiva del comando partigiano in azione sulle montagne di Cuneo. Dal ”Saggio sulla moralità nella Resistenza d'Italia” pubblicato nel 1991 dallo storico nonché a sua volta anche partigiano, Claudio Pavone, è comunemente accordato al Duccio la triplice battaglia da quest'ultimo suo malgrado portata a compimento con la propria vita; triplice in quanto principalmente la sua è stata una battaglia contro l'oppressione nazi-fascista, e quindi, una battaglia tipicamente ”patriottica”, italiani contro lo straniero e l'invasore; ma triplice anche per esser stata una ”battaglia civile” tra gente dello stesso Paese che comunque a quegli ideali si ispirarono nonostante tutto, italiani contro altri italiani, ed infine, triplice per esser stata anche una ”battaglia di classe” tra tutti coloro che si adoperarono per cambiare le cose nel corso tumultuoso degli eventi e coloro invece che mantennero posizioni borghesi rispetto alle autorità fasciste, gli italiani liberati che vollero diventar democratici contro gli italiani che ne profittarono della liberazione per tornare ad esser nuovamente comunisti.