Il mosaico del Filangieri di Napoli

Si tratta dell'unico tessellato della città di Napoli1, pavimento musivo di ambito ostiense datato tra la fine del I secolo a. C., e la prima metà del I secolo d.C., appartenente alla categoria dei materiali antichi ritrovati in zona San Gregorio Armeno.

Fu scoperto durante gli scavi nel cortile dell'ex Istituto Filangieri, l'edificio d'età vicereale, proprietà famiglia Scaglione, alle spalle del complesso monastico di San Gregorio a Spaccanapoli associato come parte contributiva della didattica universitaria nella ricostruzione antiquaria di tutto il comparto.

Il mosaico fu poi incluso nei pezzi della repertistica delle moderne anticaglie che contribuiscono a sostenere la tesi circa la preesistenza in loco del santuario napoletano dedicato alla dea Cerere quando tutta la zona era ancora interessata dalle attività templari della sopraggiunta legione romana d'Oriente.


L'opera è ancora in sede e solo due grossi lacerti sono stati asportati.

Tutto il resto è stato lasciato nelle profondità della Regio Augustalis, a trenta metri d'altezza dal livello del mare, 4 metri sotto il piano di superficie.

  • E più precisamente collocata nel sottosuolo cavo del monastero all'altezza dell'ambulacro, zona ovest del chiostro del medesimo complesso, corrispondente all'ingresso alla cappella dell'Idria della chiesa basiliana. Un altro pezzo di simili fattezze si trova come mosaico che decora il tablinium in una delle tre domus repubblicane, ovvero, la cosiddetta Casa C ricavata dagli scavi condotti nel 1990 ad Ostia, in provincia di Roma, nel Caseggiato di forma basilicale2. Tuttavia, dalle ricerche di Giovanni Becatti, si evincono altre esperienze di decorazione musiva di pavimenti per case di nobili, con motivi spumeggianti, centrati dalla forza suggestiva del vegetale come elemento di carattere, nello specifico le girali a volute, specie per tutte quelle col quale si possono trarre vantaggiosi confronti, ad esempio, i tantissimi reperti appartenenti all'universo archeologico di Pompei3 e qualche altra decorazione del genere impressa sul pavimento 10 della Casa B del Tindari4. Quel che resta del mosaico nella sua sede originaria mostra un ascendere di tesserine nere su di un piano visivamente obliquo, causa questa, per esser stato continuato il tessellato, su di una balza ai margini della stanza, quanto meno per l'ordito del disegno complessivo che però è iniziato sulla base piana del pavimento. La sistemazione delle tesserine segue l'ordine di tre filari di nere, sei di bianche, altre cinque sempre di colore nero ed infine, ancora tre filari di tesserine bianche. Una fascia ghiglioscinata invece corre dritta dritta lungo l'ultimo filare ed intreccia su sul suo percorso una treccia bianca a due capi sulla quale sono stati installati bottoni di colore molto chiaro, di cui ne è spiccata l'evidenza per la sostanza di nero che l'avvolge lungo tutto il suo percorso. Un tralcio di vite a girali, con appendice a viticcio desinente in un bocciolo sboccato a mo' di tulipano, costituito amabilmente tutto in tesserine nere lucide, si sviluppa dal centro del disegno nella direzione della cornice dello stesso. Mentre invece un cirro con ciuffo a tre foglie è profilato e visto scorrere a terra nel disegno correndo nella direzione opposta alla cornice.


Spazio note

(1) Mosaico pavimentale in tessere bianche e nere (a cura di Francesco Pio Ferreri. In appendice a. Dalle insulae di Neapolis all’“isola conventuale” Daniela Giampaola in: per il testo citato vai questa nota.
(2) Cf. Marion Elizabeth Blake, The Pavements of the Roman Buildings of the Republic and Early Empire, «Memoirs of the American Academy in Rome» 8 (1930), 108 (“the two-ply guilloche”).
(3) Giovanni Becatti, Scavi di Ostia, 4. Mosaici e pavimenti marmorei, Roma 1961, 20-21, n° 28, tav. 73 (fine del II sec. a.C.). Cfr., Triclinio della domus di L. Caecilius Iucundus, V 1, 26; Pompei, Pitture e Mosaici, III, Roma 1991, 608-609, fig. 66, età augustea); tablino della Casa “del Cinghiale”, VIII 3, 8 (Pompei, Pitture e Mosaici, VIII, Roma 1998, pp. 372-373, figg. 17-18); tablino della domus di Marcus Lucretius, IX 3, 5 (Blake, The Pavements, 99, tav. 16.2).
(4) Dela von Boeselager, Antike Mosaiken in Sizilien. Hellenismus und römische Kaiserzeit, 3. Jahrhundert v. Chr.-3. Jahrhundert n. Chr., Roma 1983, 87-89, tav. 25, fig. 49.