Variante unica al PRG di Napoli 2004

Con la variante unica al Piano Regolatore Generale della città di Napoli1 del 2001 e 2004 furono tradotti in strumentazione urbanistica tutte quante le proposte di variante per il Centro Storico, il Lungomare e la zona settentrionale al di qua e al di là delle colline.

E con esso si concluse definitivamente il dibattito sulle previsioni urbanistiche di tutto il territorio avviate nel lontano 1994.

Oltre alla ripatrimonializzazione di tutti gli impianti di verde pubblico da ricomporre in un quadro urbanistico unitario, anche quest'idea ripresa dalla disciplina della variante di salvaguardia del 1998. All'interno della variante unica al PRG del triennio sono compresi tutti i quartieri di Napoli ad eccezione di Bagnoli ed unitamente alla variante per la zona occidentale del 1998 fornisce tutte le indicazioni esatte per la cura e la redazione finale della variante unica del PRG di fatto l'ultimo approvato nel 1972.

Attraverso la riorganizzazione di una moderna rete ferroviaria interrata e il riuso intelligente del tracciato sempre ferroviario preesistente in superficie, la variante al PRG del 2004 si proponeva di dotare la città dei migliori servizi adeguandone la distribuzione per il raggiungimento di grado di qualità della vita che fosse percepibile i termini sia quantitativi che qualitativi.
A questi propositi vanno aggiunti la formazione di grandi parchi urbani da estrarre in maniera alquanto innovativa dalle dismissione d'area tutt'attorno e fin dentro la zona orientale della città.


Il primo del piano fu la qualità urbana, condizione unica per lo sviluppo economico.

Tuttavia il piano pecca per aver escluso dalla variante un'ulteriore possibilità di espansione a nord della città oltre il sistema delle colline.

  • Ma esso si basa sulle due feconde condizioni disciplinari che hanno impostato regole e consuetudini sulla modalità della conservazione e della trasformazione. Per quanto riguarda la conservazione essa obbedisce alle norme di interventi diretti di per se stesso già disciplinati dalla variante e la trasformazione invece risponde all'esecuzione di un'ulteriore insieme di strumenti urbanistici già approvati. La proposta fondamentale del piano regolatore ebbe come idea di base la stessa città di Napoli come centro integrante della più vasta regione napoletana, circoscritta entro i confini fisici di Terra di Lavoro ed i territori compresi entro il sistema Somma-Vesuvio, costituendo il cuore insediativo della città metropolitana sviluppata sui quattro comparti urbani estesi e moderni; la costa, il centro città, le colline e l'area orientale. Tra gli esempi che si annoverano al centro di importanti fonti di studio e che certo possono esser spesi per accostare Napoli alle altre grandi capitali d'Europa grazie proprio alle applicazioni della variante unica sul PRG del 2004 sono l'istituzione dei parchi regionali delle colline e la Valle del Sebeto infrastrutturate da moderna rete ferroviaria in parte interrata ed in parte in sopraelevata, come anche in parte recuperata da materiale ferroviario installato lungo la direttrice di penetrazione interna. La nuova tracciatura ferroviaria dei settori a nord della città ed il sistema di collegamento su strada ferrata da e per i territori vesiviani hanno riportato all'indice dei risultati raggiunti anche il complicato disegno urbano delle periferie occidentali ed orientali della città, che, quindi, si son ritrovate riqualificate secondo i requisiti posti a progetto. Fu questa della redazione della variante unica al PRG del 2004 un'opportunità considerata valida e convincente poiché oltre a riqualificare il tessuto verde della città ovunque esso è presente, come ad esempio il notissimo parco pubblico realizzato su di una cava dismessa a Chiaiano, rilancia natura e paesaggio all'interno del quale pensa prima ai turisti e ai servizi terziari applicabili primariamente alla fasce agroturistiche che da queste aree ne verrebbero fuori maggiormente agevolate.

Dalla variante l'idea dell'agricoltura come elemento di nuova ricchezza per la città.

E questo non solo da un punto di vista ambientale o di produzione ma anche di ripatrimonializzazione del suo paesaggio unico al mondo.

  • E' suggestivo leggere sul documento la volontà politica di quegli anni di estendere il verde delle colline oltre le colline e costruire grandi parchi urbani per ammantare di verde anche il centro storico della città fino al mare. Quest'ultima operazione fu prevista addirittura in esecuzione di una provvedimento diretto. Perchè con l'arrivo del verde in città è possibile ricostruire la città antica, e a partire dal restauro dei palazzi ed il loro adeguamento agli standard di qualità europea senza stravolgerne le caratteristiche che li hanno distinti nei secoli sarà possibile revisionare le tipologie di interi quartieri e con i quartieri la rinascita popolare delle grandi zone e con le grandi zone rivivere la nuova Napoli moderna. Nel piano non è stato tenuto nascosto l'importanza del fattore immobiliare antico peculiare del centro storico della città, anzi, essenzialmente a questo scopo son state catalogate cinquantatrè diverse tipologie edilizie raggruppate assieme per epoca, e appartenenza ad un'unica tipologia dell'edilizia di sempre, ovvero, quella d'uso per residenti possidenti, magari comunità religiose, e quelle per uso speciale in offerta ad intere comunità anche di gente comune. Il metodo usato per separare le due differenti macro tipologie edilizie fu la scorta di esperienza tutta italiana di pianificazione territoriale dei centri storici,introducendo per la grande Napoli le due novità in fatto di ristrutturazione; una di queste fu allegare agli atti la stipula che riservasse agli impianti nativi dell'Ottocento un trattamento riservato e l'altro fu impegnarsi con una redazione propria sul piano di recupero relativamente alla sola area entro la quale ricade tutto il centro storico della città. Mentre invece per l'area orientale fu prevista la ricostruzione di tutta l'area in vista dell'ultima fase di dismissione attiva su quel territorio anche se molta buona parte del materiale ex-industriale ancora occupa questo settore, ostacolando non poco la crescita culturale del suo comparto, riscatto popolare per una giusta ricostruzione della perduta dimensione di residenza.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DIPARTIMENTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA E RESTAURO Dottorato di Ricerca in Storia dell’architettura e della città XVII Ciclo Le colline nord-occidentali di Napoli: l’evoluzione storica di un paesaggio urbano. Tutor Agostino Di Lorenzo Prof. Leonardo Di Mauro Coordinatore del Dottorato Prof. Francesco Starace. Le colline nord-occidentali di Napoli: l’evoluzione storica di un paesaggio urbano, Agostino Di Lorenzo Gennaio 2006. A questo link per il consulto del pdf on line.