Porta Bellaria a Miano

A differenza delle altre due sull'asse del muro di cinta del parco, Porta Piccola e Porta Grande, Porta Bellaria è la meno conosciuta.
Poco frequentata e di tutte è la più nascosta e con un pregresso molto più sofferto. Infatti il cancello di ingresso si trova come sempre per queste strutture inchiavardato a massicci chiavistelli in ferro battuto a loro volta conficcati nelle pareti del muro di cinta del Parco che inquadra in questo punto preciso il fondo di un piazzale praticamente già di per sé nascosto alla strada maestra.
Il piazzale antistante la porta, poi, inevitabile, è usato già a partire dal 1945 come parcheggio auto per i dipendenti della Soprintendenza con uffici nel vecchio edificio dell'Eremo Cappuccini.
Durante gli anni delle installazioni naziste nel parco della Reggia lo stesso piazzale fu occupato dalla sosta dei mezzi militari in uso all'esercito oppressore, che all'indomani della fuga ha lasciato sul posto pezzi d'artiglieria pesante. Solo dal 1950 fino al 1990, per quarant'anni, questo piazzale fu letteralmente usato in maniera impropria dai residenti di Miano che venivano favoriti dalla visuale nascosta del piazzale e demolirci le auto e spesso, talvolta, le stesse, specie quelle risultate rubate venivano ivi abbandonate. L'accesso al parco era praticamente reso impossibile dal cancello perennemente chiuso tra il 1933 ed il 1984, oltre il quale ad ogni modo vi veniva praticato un passaggio furtivo.
Porta Bellaria apre al Casino della Regina ed al Cisternone.
La Porta ebbe lo scopo di favorire il passaggio caratterizzato da forte pendenza sul monte all'area detta Casino della Regina.
- Nel bosco di Capodimonte a Napoli sull'omonima collina alle spalle dell'area sud della Fagianeria sorge maestoso seminascoto da una macchia di Pini Domestici questo enorme serbatoio, raccoglitore d'acqua piovana. Fu fatto costruire nel Settecento e installato lì dov'è e com'è per l'approvvigionamento di acqua per gli scherzi delle fontane del parco della Reggia. La composizione del manufatto rispetta le regole ingegneristiche della sua epoca, quindi abbiamo un ampio bacino circolare in tufo giallo napoletano, ed al centro sistemato tra due vasche di sedimentazione la vera e propria cisterna d'acqua. Che è fatto noto, ancora oggi contribuisce all'irrigazione delle aree prative antistanti la reggia e molte di quelle che soggette alla Delizia Reale. Fu però per molto tempo nel corso della sua storia lasciata in stato di abbandono, specie durante i terribili fatti che anticiparono e posticiparono l'Unità d'Italia e l'iniziale annessione del Regno di Napoli al Piemonte. Finì quindi per caratterizzare un'epoca per la salute floro-faunistica di tutto quanto il parco e dell'assetto generale della vegetazione. Porta data invece 1982 ed ancora anche aprile 1992 la definitiva sistemazione di un impianto di irrigazione moderno della quasi totalità del parco della Reggia attraverso il collegamento al secondario acquedotto del Serino nulla a togliere tuttavia alla funzione del Cisternone di riserva d'acqua. Funzione questa come detto poc'anzi ancora in uso per questa struttura.
- Per quanto riguarda il cosiddetto Casino della Regina, questo è l'attuale edificio che ospita dal 1988 la succursale dell'Istituto Statale per l'Industria e l'Artigianato ”Giovanni Caselli”, ciò che fino alla fine degli anni Sessanta del Novecento fu invece il convitto per gli studenti della sede principale del plesso. È stato l'edificio destinato al casino di caccia dei reali, una sorta di punto tattico di sosta nell'intricato bosco per i reali impegnati nelle attività venatorie. Fu poi recuperato all'uso di palazzo per offrire feste di ballo a dame e cavalieri accreditati presso la corte. Al casino fino a tutto il Settecento era annesso anche un Giardino della delizie andato perduto per sempre.
- In ordine all'Eremo dei Cappuccini di Capodimonte, conosciuto nella toponomastica di questi luoghi come il Ritiro di San Clemente, fu voluto così com'è, e là dov'è da Ferdinando IV, re delle Due Sicilie, tornato a stare a Napoli dopo gli anni del suo esilio presso Palermo. L'eremo si trova in un punto assai remoto del parco, sul principiare del Cavone di Miano, un punto intricatissimo del bosco dal quale e nel quale, sembra condividerne la particolare cornice ambientale. È protetto da spesse ed alte mura di cinta originarie della costruzione del manufatto (1817-1819) ed ancora oggi mostra il profilo Neogotico, tipico delle costruzioni di edifici religiosi dell'epoca soprattutto relativa alla realizzazione di padiglioni da giardino destinati a luogo di ritiro. Al suo posto prima degli avventi che ne videro la totale trasformazione esisteva ancora un altro edificio adibito a fagianeria. Della costruzione dell'Eremo si ricorda che al suo interno fu previsto un refettorio per i monaci, un dormitorio, una chiesa, un giardino con alberi da frutto ed un cimitero.
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Delpinoa. n.s. 33-34:143-177. 1991-1992 La flora del Parco di Capodimonte di Napoli. documento in PDF rintracciato sulla rete. Di VINCENZO LA VALVA *, CARMINE GUARINO ", ANTONINO DE NATALE ***, VALERIA CUOZZO ***, BRUNO MENALE ". Dipartimento di Biologia, Difesa c Biotecnologie Agro-Forestali. Università della Basilicata, Via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza. ** Orto botanico, Facoltà di Scienze, Università degli Studi di Napoli "Federico Il". via Foria, 223 - 80139 Napoli. n* Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Napoli "Federico Il", via Foria. 223 - 80139 Napoli. Abstract In this paper is carried on a floristic study of Capodimonte Park. During this work the authors pickcd up and obscrved 399 entitics. Atout 14% of studicd entitis was exotic species introduced iato the park between the late I and early 18'" century. The Capodimonte Park flora has a feable Mediterranean character. Thc relatively clevatcd frequency of Eurasiatic and Widc-distribution species is explalned by the artificiality of piace. Altro contributo da Italo Ferraro, Architettura, Scuola, Città. Scritti 1973-1983 Clean Edizioni Napoli 1984 BNN Distribuzione A9878. Brevi accenni all'area in esame nel secondo e terzo capoverso alle pagine 108 e 109.(2) Storia del Bosco di Capodimonte estratto da un documento a pagina 29 col titolo di Il Real Bosco di Capodimonte Guido Gullo e Attività culturali e iniziative per il Real Bosco di Capodimonte di Patrizia Nicoletti pagina 36 in Il Governo dei Giardini e dei Parchi Storici. Restauro, manutenzione, gestione. Atti del VI convegno internazionale 20-23 settembre del 2000 e raccolti a libro a cura di Francesco Canestrini, Francesca Furia e Maria Rosaria Iacono, per la Edizioni Scientifiche Italiane. BNN distribuzione 2002 C12. L'introduzione è di Ugo Carughi.
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