Stradoni del Bosco e il Viale di Mezzo

Gli stradoni del bosco di Capodimonte è convenzionalmente accettato che partano tutti e cinque dall'emiciclo di Porta di Mezzo e non viceversa.

Tre di essi di mastodontica portata son tirati dritti sulla tesa del territorio da cui son stati ricavati e da cui è possibile persino osservare il fondo del viale medesimo.

Altri due invece son battuti alla cieca ai lati del tridente e si inoltrato nel fitto della vegetazione presumibilmente impenetrabile.

Inoltrandosi nella boscosità artificiale del giardino i viali si irradiano sulla pendenza del monte che lievemente inclina a sud ovest nella direzione dei Valloni generando, solo sullo spianato della Caccietta una delicata maglia regolare di vialetti che alternandosi agli incroci formano sul terreno un disegno stellare con molteplici visuali.

All'innesto dei cinque viali un tempo corrispose per ognuno di essi una deliziosa sistemazione di Mortelle, una sorta di piccolo parterre a broderie impreziosito dalla mole delle Buxaceae, poi andati tutti irrimediabilmente distrutti dall'incuria e dagli anni dell'abusivismo residenziale che vide parte di questo settore insediato dalle baracche.


Il vialetto angolare sul muro di fondazione a mancina di Porta Grande. 

E si inoltra raggiungendo il ciglio del Vallone Amendola che per un breve tratto lo cavalca correndogli sul dirupo sottostante.

  • Il secondo viale, che poi sarebbe il primo a destra del tridente raggiunge ugualmente l'apice del vallone Amendola non prima e non senza aver tracciato dritto i confini ideali di un pezzo di terra conosciuto come la ”Caccietta delli Beccafichi” offrendo il primo passo ad una corsa assistita verso un finto rudere detto il Grottino. Questo viale subito dopo perde la maestosità della riga dritta e sviluppa un percorso analogico, più tortuoso superando i dossi della forma irregolare della collina lasciata pressocchè identica alle sue stesse origini e ad un certo punto perdendo persino consistenza assume sempre più la forma di viottolo sterrato fino a perdersi nell'antro del bosco selvaggio. Il viale di Mezzo è il più lungo, caratterizzato da forte suggestione, riparato da quella che viene definita copertura a Grottone si allunga fino al cavone di Miano morendo un tempo ai piedi della Statua del Gigante, laddove oggi sorge altrimenti un manufatto senza nessun interesse architettonico detto il Roccolo. Gli corre parallelo a sinistra fino alla chiesa di San Gennaro lo stradone dell'Eremo dei Cappuccini già Viale della Fagianeria, che prima delle trasformazioni dell'Ottocento giungeva all'eremo dei Cappuccini. Infine il quinto ed ultimo dei viali detto stradone della Porcellana, quello più tortuoso ed anche ilpiù bello fino alla fine dell'Ottocento per aver subito drasticamente il taglio della doppia cortina di alberatura giunge e muore ai piedi dell'edificio omonimo e del manufatto sacro dedicato a San Gennaro. L'intero impianto a giardino che ammanta la zona degli stradoni dall'emiciclo all'edificio della Porcellana hanno sempre rispettato una profilatura di bosco con macchie di verde mediterraneo esteticamente di gran risultato; tutto quanto attorno è molto cespuglioso, dovuto all'esigenza di creare ambienti ideali per le specie faunistiche oggetto di caccia. E quindi alle alberature d'alto fusto lungo i fianchi dei viali sui quali comunque si praticava la caccia si accompagnarono durante le epoche borboniche arbusti sempreverdi quali il Lauroceraso con cespugli grandemente lanceolati e verdi carichi, e quelli rotondeggianti del Viburno Tino. Mentre nel fitto del bosco crebbero la Mortella, il Lentisco e l'Olivastro, ottimi per attirare cacciagione. Ma oggi ai viali restano solo Lecci, qualche esemplare sparso di Tiglio, Acero, Roverella e Caprino. Mentre le siepi di Ligustro e Pitosforo sono di piantagione novecentesca.

Il viale di Mezzo.

È lo stradone posto al centro del tridente oltre l'emiciclo di Porta di Mezzo.

  • E' il più lungo dei tre viali ed anche il più largo, tirato dritto per circa un miglio fino ai confini del parco, ed anche visibilmente quello più adatto alla corsa dei cavalli e delle carrozze e non escluso che abbia avuto questa funzione già sul disegno del suo primo progetto di fondazione. Esso inquadra perfettamente il punto ottico della cancellata inchiavardata ai due edifici della Porta centrale. È cinto ai lati da una lunga teoria regolare di alberi con chioma piena, frondosa, sempreverde, che incurvandosi realizzano una sorta di grottone che ne ripara il sottobosco impropriamente detto tale. Fino a tutto quanto il Settecento il bosco, ancora incantato dal manierismo giardiniere il Viale di Mezzo moriva ai piedi della Statua del Gigante, accolto in una piazzolla circolare con ampia scenografia di fronde cespugliose sistemate a mo' di esedra. Oggi al posto della Statua prende forma un manufatto novecentesco detto il Roccolo.


Spazio note

 (1) Liberamente estratto da: Delpinoa. n.s. 33-34:143-177. 1991-1992 La flora del Parco di Capodimonte di Napoli. documento in PDF rintracciato sulla rete. Di VINCENZO LA VALVA *, CARMINE GUARINO ", ANTONINO DE NATALE ***, VALERIA CUOZZO ***, BRUNO MENALE ". Dipartimento di Biologia, Difesa c Biotecnologie Agro-Forestali. Università della Basilicata, Via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza. ** Orto botanico, Facoltà di Scienze, Università degli Studi di Napoli "Federico Il". via Foria, 223 - 80139 Napoli. n* Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Napoli "Federico Il", via Foria. 223 - 80139 Napoli. Abstract In this paper is carried on a floristic study of Capodimonte Park. During this work the authors pickcd up and obscrved 399 entitics. Atout 14% of studicd entitis was exotic species introduced iato the park between the late I and early 18'" century. The Capodimonte Park flora has a feable Mediterranean character. Thc relatively clevatcd frequency of Eurasiatic and Widc-distribution species is explalned by the artificiality of piace. Altro contributo da Italo Ferraro, Architettura, Scuola, Città. Scritti 1973-1983 Clean Edizioni Napoli 1984 BNN Distribuzione A9878. Brevi accenni all'area in esame nel secondo e terzo capoverso alle pagine 108 e 109. 
 (2) Storia del Bosco di Capodimonte estratto da un documento a pagina 29 col titolo di Il Real Bosco di Capodimonte Guido Gullo e Attività culturali e iniziative per il Real Bosco di Capodimonte di Patrizia Nicoletti pagina 36 in Il Governo dei Giardini e dei Parchi Storici. Restauro, manutenzione, gestione. Atti del VI convegno internazionale 20-23 settembre del 2000 e raccolti a libro a cura di Francesco Canestrini, Francesca Furia e Maria Rosaria Iacono, per la Edizioni Scientifiche Italiane. BNN distribuzione 2002 C12. L'introduzione è di Ugo Carughi.