Porta di Mezzo ed il suo emiciclo

Oggi come allora Porta di Mezzo si trova alla fine del viale che separa le scuderie della polizia Montata ed il Casino dei Principi ai limiti fisici della Delizia Reale nel parco della Reggia.
Oltre la porta iniziano i viali alberati che limitano lo spazio del giardino alla francese preceduti dall'emiciclo detto di Porta di Mezzo.
La costruzione dell'attuale muro di cinta che definisce con maggior nettezza l'effettivo perimetro del presidio reale ha di fatto aperto altre due porte che hanno poi reso secondaria l'importanza di Porta di Mezzo. Son queste: porta Grande e porta Piccola.
Di quest'applicazione architettonica ciò che emerge come interessante è la possente cancellata originaria della costruzione della porta stessa. È di ferro battuto, squisitamente forgiata a fuoco per sortire lo stile barocco della fine del Seicento se pur essa è da datarsi primi anni Dieci del Settecento.
La sua terribile storia al centro di episodi di varia natura la videro un tempo arricchita dai due edifici ai quali la cancellata è inchiavardata da trecento anni dipinti con altra tinta e sui quali campeggiavano in ottima vista prima che la furia dei bombardamenti del 4 agosto 1943 non li avessero del tutto distrutti gli stemmi della casa Borbone, i giarroni ed i mezzi busti, tipici di quello stile nobiliare di razza ispanica. I due edifici che stringono le chiavarde della cancellata uno servì al corpo di guardia e l'altra come casa del custode dei viali alberati a guardia di tutto ciò che entrava o usciva dal bosco.
L'emiciclo di Porta di Mezzo.
Si tratta del piazzale antistante i tre viali che si inoltrano nel fitto del bosco preceduti dai due edifici di Porta di Mezzo, rispettivamente, la Casa del Custode e la Torre di Guardia.
- È circoscritto da vegetazione a portamento arboreo sempreverde col fuoco visivo centrato dai viali alberati aperti a mancina di Porta Grande con una sistemazione che ricorda precisamente la tecnica del ventaglio. Vi sono ancora segni a terra di altri due viali concorrenti, un tempo avvolti da grotte di verde ed oggi invece solo accennati. Tuttavia il progetto unitario scenografico del piazzale è stato garantito da lavori di bonifica di questa e di molte altre zone del bosco insediate fino al 1992 da occupazioni abusive, individuandosi quindi un progetto di tradizione con la sistemazione borbonica dell'emiciclo che dev'esser stato oltre che ingresso principale al bosco anche il punto di sosta della cavallerizza posta al seguito del regnante durante l'espletamento di attività venatorie previste nel programma di corte. Tutt'altro invece la sistemazione delle statue e la scenografia della quinta topiaria dovrebbe attribuirsi al gusto eclettico degli Acquaviva, i principi proprietari fino al 1830 del vicinissimo Casino. Furono sembra questi a voler che si alloggiassero le statue inizialmente poste a rappresentare i dodici mesi dell'anno, ma che nel corso della storia hanno subito la violenza dell'incuria e dell'abbandono per cui è difficile individuarne il richiamo delle origini. Alcune di esse sembra rappresentino delle divinità ed altre pare più preciso il profilo una di Dovizia ed un'altra di Flora, chiara allusione alle stagioni e queste legate alla fecondità della Donna, preservata nelle generazioni di quel secolo secondo schemi di libertà compositiva unici nell'allora Europa. Attualmente nell'emiciclo ci son rimaste solo 11 statue acefale e mutilate di parti anatomiche. Della dodicesima statua ci è rimasto solo un piede. Per la loro indeterminatezza fisica acquisita dalle tremende mutilazioni è oggi dubbia persino la loro stessa originalità. Le statue un tempo nella loro magnifica interezza e purezza marmorea impreziosivano l'emiciclo. In realtà va ricordato invece, che nella seconda metà del Settecento, questo ambiente idealizzava gli antichissimi piazzali delle nobili dimore disperse nella gloriosa Roma dei cesari, presentandosi come uno scenografico, piccolo anfiteatro con maestosi Lecci tagliati a spalliera, e le statue collocate con forte suggestione dell'ancora più antica arte topiaria, in una nicchietta ricavata nel folto delle siepi a coronamento del piperno con cui erano forgiati i piedistalli, indi ottenere quell'effetto cromatico ricco e riassuntivo del mondo circostante, e cioè: il verde del bosco, il grigio della pietra del Vesuvio ed il bianco candido del marmo di Carrara, spettrale durante le notti di luna piena. Durante le fasi di restauro di questo ambiente le statue si presentavano invece imbruttite da una vegetazione selvaggia stratificatavisi durante gli anni dell'abbandono coincidenti con la fine del Regno di Napoli. Il candore del marmo si presentava scabro e disgregato dal proliferare di alghe e specie fungine poi evolute in licheni. Il restauro ha visto l'uso massiccio di impacchi chimici ed in alcuni casi anche l'intervento manuale col bisturi. Alle spalle oggi come allora dell'emiciclo di Porta di Mezzo il massiccio corpo di fabbrica che fu un tempo proprietà degli Acquaviva poi divenuto il Casino dei Principi. Su questo settore del parco durante gli interventi di bonifica delle terre abbandonate del bosco, la Soprintendenza operò un restauro delle parti materiche della struttura componente che confina di fatto con Porta di Mezzo e con l'emiciclo; sul luogo furono confrontate e verificate sul campo ipotesi di studio rese definitivamente fattibili e, ripulendo, tagliando ed estirpando fu completamente modificato l'assetto altimetrico della vegetazione che circondava amabilmente il Casino prima delle installazioni abusive del 1943.
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Delpinoa. n.s. 33-34:143-177. 1991-1992 La flora del Parco di Capodimonte di Napoli. documento in PDF rintracciato sulla rete. Di VINCENZO LA VALVA *, CARMINE GUARINO ", ANTONINO DE NATALE ***, VALERIA CUOZZO ***, BRUNO MENALE ". Dipartimento di Biologia, Difesa c Biotecnologie Agro-Forestali. Università della Basilicata, Via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza. ** Orto botanico, Facoltà di Scienze, Università degli Studi di Napoli "Federico Il". via Foria, 223 - 80139 Napoli. n* Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Napoli "Federico Il", via Foria. 223 - 80139 Napoli. Abstract In this paper is carried on a floristic study of Capodimonte Park. During this work the authors pickcd up and obscrved 399 entitics. Atout 14% of studicd entitis was exotic species introduced iato the park between the late I and early 18'" century. The Capodimonte Park flora has a feable Mediterranean character. Thc relatively clevatcd frequency of Eurasiatic and Widc-distribution species is explalned by the artificiality of piace. Altro contributo da Italo Ferraro, Architettura, Scuola, Città. Scritti 1973-1983 Clean Edizioni Napoli 1984 BNN Distribuzione A9878. Brevi accenni all'area in esame nel secondo e terzo capoverso alle pagine 108 e 109.(2) Storia del Bosco di Capodimonte estratto da un documento a pagina 29 col titolo di Il Real Bosco di Capodimonte Guido Gullo e Attività culturali e iniziative per il Real Bosco di Capodimonte di Patrizia Nicoletti pagina 36 in Il Governo dei Giardini e dei Parchi Storici. Restauro, manutenzione, gestione. Atti del VI convegno internazionale 20-23 settembre del 2000 e raccolti a libro a cura di Francesco Canestrini, Francesca Furia e Maria Rosaria Iacono, per la Edizioni Scientifiche Italiane. BNN distribuzione 2002 C12. L'introduzione è di Ugo Carughi.
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