Porta Piccola e lo Spianato dei Principi

Deve intendersi per area detta Spianato o anche Spianato dei Principi la zona del parco della Reggia di Capodimonte che comprende entro di sé Porta Piccola, il Fabbricato Colletta ed il Fabbricato della Scuderia Polizia Montata.

 

Appartiene invece all'area della Delizia Reale il vicinissimo maneggio ed il casino dei Principi inclusi nel perimetro del grande bosco di Capodimonte che ammanta di verde l'omonima collina.  
 

Porta Piccola, costruita alla fine degli anni Venti dell'Ottocento, è l'ingresso secondario al parco della Reggia di Capodimonte posticipata da un piazzale ammantato di giardino trattato all'inglese e destinato dal 1970 all'uso di parcheggio auto dipendenti.

Sta situata all'estremità superiore dello Spianato dei Principi ed è entrata a far parte dell'iconografia antica e moderna grazie alle due caratteristiche garitte forgiate secondo lo stile classico dell'apparato militare dell'Ottocento, solo costruite però vent'anni dopo rispetto al complesso architettonico di tutta la porta. (1835 circa).

Le due garitte sono state poste a guardia del varco di cui, quella a destra del cancello, è ancora effettivamente in uso secondo le funzioni d'origini ma con modalità diverse rispetto a quelle tradizionali. Quella a sinistra è chiusa, e sul suo fianco in un angolo di bosco di Lecci è stato recuperato uno spazio per fontane sorgive, laddove, unica di tutto il parco, recintata oltre una provveduta protezione vi sta piantata del 1866 una specie di Palma americana. (Brahea Armata).

Porta Piccola si trova allo storico incrocio di Via Miano con Via Capodimonte e riceve contro l'uscita su Via Miano della ben più antica stradina via Bosco di Capodimonte, che ne collega la Porta al vicinissimo parco dell'edilizia sovvenzionata. Questa stradina ancora, all'altezza della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Capodimonte riceve a sua volta l'uscita dell'ancora più antica via di Santa Maria delle Grazie a Capodimonte che ne ha procurato all'indomani dell'inizio del Novecento l'innesto col Viale Colli Aminei.

Per la presenza delle case di blocco a pochi passi, il collegamento alla vicinissima periferia occidentale servito da un numero sempre maggiore di autolinee dell'A.N.M., l'equilibrata distanza con la zona di residenza dei Colli Aminei, l'area ospedaliera, l'uscita della Tangenziale di Napoli, per questi, e per molti altri motivi contingenti l'omonima collina, Porta Piccola è percepita collettivamente come la porta principale di ingresso al bosco di Capodimonte e di fatto risulta in relazione alla sua stessa percezione esser la più frequentata e da dove tra l'altro è lasciato libero l'ingresso alle autovetture della Polizia di Stato, alle auto pubbliche come taxi e A.C.C., ed ai mezzi di emergenza, oltre anche agli utenti appiedati.


Le scuderie della Polizia di Stato ed il fabbricato Colletta.

Sono le scuderie reali, gli edifici di alloggio per i cavalli in dotazione al seguito di re Carlo di Borbone.

  • In realtà questa fu fino al 1835 la casa tipologia a corte, degli Acquaviva, di questi, era detta la Casa Piccola, per esser usata sempre come scuderia, ma anche case per abitazioni date in uso ai cocchieri dei Principi. Infatti, questa si trova a ridosso del Casino dei Principi e del maneggio. L'impianto attuale risale ad una nuova sistemazione delle vecchie scuderie e delle case dei cocchieri da parte dell'architetto Tommaso Giordano, aggiungedovi nuovi corpi di fabbrica, sfruttando un secondo cortile preesistente oggi come allora situato alle spalle del primo edificio centrale, che più di tutti mostra visivamente anche dall'esterno le ristrutturazioni che finirono di modificare anche la distribuzione degli spazi. Per quanto riguarda il fabbricato Colletta questo è il complesso immobiliare che scavalca il muro di cinta del bosco dal lato di Porta Grande, visibile perfettamente quindi anche dalla strada che porta ai Ponti Rossi. Un fabbricato attintato bianco, senza alcun valore architettonico, ma sicuramente interessante sotto il profilo tipologico. Si presenta stretto ed allungato con corpi di fabbrica interdipendenti sia al piano terra che al piano ammezzato ed una terrazza È chiamato il fabbricato Colletta per esser stato abitato per molto tempo dal generale Pietro Colletta che ne fu primo proprietario fino al 1827, anno in cui fu acquisito dal generalato di restaurazione ed accorpato al patrimonio immobiliare di Casa Reale, assieme ad uno squisitissimo giardino all'ingelese ed un amabile, languido parterre d'Acacie.

Alcune considerazioni estratte dalla raccolta di Italo Ferraro.

Tutto quanto il bosco di Capodimonte a Napoli è la vocazione della città di Napoli alla salvaguardia della natura e della cultura delle colline.

  • Tutta quanta l'area oggi detto il bosco di Capodimonte fu concepita come un'area futura di casino di caccia da rendere organica al sistema di vita che ruotava attorno a re Carlo di Borbone, con un vero e proprio progetto firmato dall'architetto militare, Giovan Antonio Medrano di una nuova sistemazione non senza il sacrificio di quella inevitabile e profonda trasformazione orografica di buona parte della collina sulla quale si sarebbero dovute espletare le attività venatorie di sua maestà. Nelle ostilità di ciò che fu buono fare o non fare per salvaguardare l'amenità dei luoghi, in quel tempo, si dice, sempre senza alcuna fonte che lo supporti come vero, vi scorresse addirittura un fiume con sorgente localizzata niente di meno in un antro della collina più alta dei Camaldoli, sorse l'idea di costruirvi la sede per ospitare la cospicua collezione farnese che re Carlo, continuava però a locupletare tra acquisizioni varie e vere e proprie appropriazioni. Nonostante tutto, i lavori di spianata del grande fosso che accoglierà la prima pietra del palazzo reale di Capodimonte inizieranno vent'anni dopo lasciando tuttavia il manufatto non ancora del tutto completato già in totale stato di abbandono perchè effettivamente disertato dal re e dalla corte in quanto al progetto mancava l'adeguamento di un strada capace di supportare il passaggio dalla valle alla collina del re e di tutto il suo seguito. Fu di Gioacchino Murat l'idea risolutiva di tracciare dritta ad ogni costo una strada che collegasse questa sede con quella di piazza Plebiscito e non solo questa ma anche l'attuale strada nota come Doganella, e Via Don Bosco sono frutto di quella monumentalità giustificata dalla rete di presidi da tessere sul territorio. Bisognerà comunque attendere il giudizievole conforto di re Ferdinando II nel 1835 la ripresa del servizio reale presso la sede di Capodimonte da quest'ultimo resa ancor più raggiungibile dall'apertura della scalinata poi dedicata a Maria Cristina di Savoia. E con tutto ciò si vuol indicare il concetto brillante espresso a chiare lettere da Italo Ferraro, che, nel suo Scritti del 1973-1983 ritiene quelli gli anni in cui in una città come Napoli ancora non per molto capitale di un Regno, si rese possibile in breve tempo la realizzazione concerta di vocazioni della città stessa che per molto tempo tentarono invano di trovare una risposta efficace. Ed aggiunge il ricercatore:”L'architettura non nasce spontaneamente dalla città; in essa, piuttosto, si sviluppano particolari condizioni dell'architettura, ma non l'architettura nel suo esser tale”. E chiude dicendo: ” … ma perchè si manifesti architettura è necessario che tutt'intorno si realizzino condizioni che non sono proprie dell'architettura.”.
 

Spazio note

 Liberamente estratto da: Delpinoa. n.s. 33-34:143-177. 1991-1992 La flora del Parco di Capodimonte di Napoli. documento in PDF rintracciato sulla rete. Di VINCENZO LA VALVA *, CARMINE GUARINO ", ANTONINO DE NATALE ***, VALERIA CUOZZO ***, BRUNO MENALE ". Dipartimento di Biologia, Difesa c Biotecnologie Agro-Forestali. Università della Basilicata, Via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza. ** Orto botanico, Facoltà di Scienze, Università degli Studi di Napoli "Federico Il". via Foria, 223 - 80139 Napoli. n* Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Napoli "Federico Il", via Foria. 223 - 80139 Napoli. Abstract In this paper is carried on a floristic study of Capodimonte Park. During this work the authors pickcd up and obscrved 399 entitics. Atout 14% of studicd entitis was exotic species introduced iato the park between the late I and early 18'" century. The Capodimonte Park flora has a feable Mediterranean character. Thc relatively clevatcd frequency of Eurasiatic and Widc-distribution species is explalned by the artificiality of piace. Altro contributo da Italo Ferraro, Architettura, Scuola, Città. Scritti 1973-1983 Clean Edizioni Napoli 1984 BNN Distribuzione A9878. Brevi accenni all'area in esame nel secondo e terzo capoverso alle pagine 108 e 109. Altro materiale documentale dalla proprietà del nome a dominio boscodicapodimonte.it Per i Giardini della Reggia segui questo link.