Collina di Capodimonte

E' un'ampia zona della città di Napoli1 relativamente moderna estratta dalla struttura naturale del grande bosco che ricopre per intero tutta la collina da sempre detta a Capo del Monte.

Per le condizioni di natura e per le epoche nelle quali si son compiute in questi luoghi le migliori esperienze di architettura ed urbanistica a Capodimonte sussistono tutti assieme i caratteri dell'idea della città borghese.


Ha assunto il suo aspetto definitivo solo all'indomani della tracciatura dritta sul colle del Corso Amedeo di Savoia e per esso via Santa Teresa degli Scalzi per collegare entrambe il presidio reale del parco della Reggia ammantato dalla macchia di verde mediterraneo ed il palazzo Reale di Piazza Plebiscito.

Nonostante sia stata essenzialmente stravolta da edilizia novecentesca il suo insieme resta comunque un'idea di città equilibrata tra i suoi elementi di sempre, il mare, il verde delle colline e l'adagiamento delle costruzioni di case e palazzi che da queste altitudini sono ben più visibili nel suo insieme rispetto ad altre soluzioni d'affaccio offerte dai versanti del Vomero e Posillipo essendo anche queste ultime incluse nel perimetro delle Colline.

Poiché di fatto va aggiunto quanto il professor Italo Ferraro lasciò detto nei suoi scritti del 1983, e cioè che ” … a Napoli il mare dalle colline è si lontano, ma comunque presente, mentre a valle, nei quartieri della città il mare è vicino ma ancor fuori dalle mura abbattute, e quindi invisibile.”


La zona regresso e l'edilizia sovvenzionata.

Si tratta di fatto di una zona rimasta affidata al verde in condivisione con altre zone occupate da brani di quartieri che hanno lievemente aumentato il volume edilizio.

  •  La zona come anzidetto è fortemente caratterizzata dalla presenza del possente muro di cinta del grande bosco di Capodimonte, un elemento di forma architettonica consistente grazie al quale si è stati in grado di realizzare il percorso nodale di Via Miano e della via che porta ai Ponti Rossi.  Tuttavia nonostante sia questo il punto nodale della collina ad essa si aggancia per effetto naturale il Corso Amedeo di Savoia e la successiva ampia e tortuosa via Capodimonte che all'impatto col bosco si biforca includendovi i due fianchi del parco della Reggia entro il quale fu dello stesso secolo di Gioacchino Murat la sistemazione della Delizia Reale. Subito dopo il tondo di Capodimonte, sia lo scalone dedicato a Maria Cristina di Savoia, sia la Basilica di Santa Maria del Buon Consiglio contribuiscono enormemente a rendere sempre più monumentale l'ingresso alla collina, quasi da contrappeso all'ampia zona residenziale, vecchia e nuova, nella parte nord della collina, caratterizzata dalla mancanza effettiva di un edificio pubblico se si esclude l'Università teologica San Tommaso d'Aquino e dalla presenza altrimenti di un complesso immobiliare d'edilizia popolare, che però qui, diversamente che in altre zone della città, fu considerata fin dall'epoca della sua fondazione solo come esperienza edilizia volta a riempire vuoti d'area come quella oggi compresa tra via Bosco di Capodimonte e via Miano. Un quartiere popolare segmentato da vie interne delle quali la principale è via Lieti e sulla quale ricade una delle due sedi comunali della III Municipalità entro la quale è compresa tutta quanta Capodimonte. Ed ancora, va detto, che il quartiere di edilizia popolare in questa zona è meglio riuscita rispetto alle analoghe esperienze di periferia, in quanto, l'autore del complesso di case popolari di Capodimonte nel sistemarle, in fase di progettazione non si è affatto posto il problema del legame formale con la grossa emergenza del bosco quanto piuttosto di risolvere il rapporto morfologico con la Napoli storica scegliendo, ad esempio, l'esatta larghezza delle strade che ne solcano l'interno ed il rapporto ancora più dettagliato di queste ultime con l'edilizia residenziale. E proprio da quest'altro punto di vista il problema è più che risolto grazie all'aiuto di numerose rampe gradinate e carrabili che mediano efficacemente i numerosi sbalzi altimetrici presenti in questa zona. Coraggiosa anche la scelta di dosare tutto intorno agli edifici piccoli spazi di verde. Quindi le suggestioni della collina sono date dalla compresenza di una parte della città vecchia, l'edilizia sovvenzionata che potrebbe molto ricordare il Novecento napoletano, alcune case di speculazione, il bosco e la campagna. Sicchè spazi di verde nativi di questa zona riescono a coesistere con architettura del XIX e XX secolo senza forti contrasti ed è proprio questa sentita assenza di contrasto che offre il senso vero di una non trasformazione reale della situazione nel suo complesso.

Considerazioni complessive sulla cultura delle colline di Napoli.

Considerazioni di Italo Ferraro raccolti negli scritti del 1973-1983 estratti dal corso di Laurea in Metodologia architettonica, Università degli Studi di Napoli, Federico II.

  • Sul testo, stampato nel 1984 edito Clean, il ricercatore riferisce di Capodimonte come di un problema proprio dell'architettura che nasce dalla città e che ha, Capodimonte, usufruito di un periodo della storia di Napoli in cui si sono realizzate incredibili trasformazioni architettoniche. Ferraro si riferisce all'epoca di Gioacchino Murat, il generale francese auto proclamatosi re di Napoli, che assieme al genio dei gemelli Gasse, prima della rocambolesca fuga, diede un volto illuminato alla città. Si afferma infatti che, l'area del parco della Reggia incluso lo stradone francese che ad esso conduce, ovvero il Corso Amedeo di Savoia, che all'epoca si chiamò corso Napoleone, appare come un problema dell'architettura rimasto sostanzialmente irrisolto pur se, aggiunge, comunque enucleato dalla città che da essa è individuato, indicato ed isolato come un problema emergente. In effetti vista sulla mappa si percepisce immediatamente l'importanza della strada murattiana che collega efficacemente le due sedi reali, ma al tempo stesso è ache evidente il collegamento voluto o forse non voluto di collegare tra loro terra e mare, elementi primari di grandissima forza nel rapporto con la città. La riflessione del professor Ferraro giustamente coglie anche l'appunto che tutti gli elementi urbanistici ed architettonici del sistema Capodimonte mostrano il proposito di saldare, attraverso la strada della reggia, la città alla collina, indipendentemente se i francesi abbiano o meno colto l'opportunità di vederci saldato anche il mare alla terra, configurando come è giusto osservare una strada che taglia di netto in due parti la città, oriente con occidente, alla maniera di quanto accade poco più che presente anche con l'esperienza Spaccanapoli.  E le suggestioni fanno di più. E' anche vero che più viene percorsa la strada più ci si accorge della riuscita che questa ha nel valorizzare la terra al mare e non viceversa di renderla invece antagonista; in nessun punto del tragitto verso la reggia è mai perso di vista l'orientamento verso il mare. E così conclude la forma didascalica dell'architettura includendovi quest'altra considerazione. I primi napoletani della città greca impararono ad amare la terra basandosi sulle conoscenze che essi ebbero del mare dal quale venivano, e la cultura delle colline dei napoletani dell'800 invece è basata sull'idea di conoscere il mare attraverso la valorizzazione della propria terra. Da tutti gli elementi che fecero di Capodimonte il luogo della cultura delle colline dell'Ottocento napoletano non ne sono mai più state tratte conseguenze ed è rimasta essenzialmente il bosco come l'elemento naturale, la reggia come l'elemento storico ed il corso Amedeo di Savoia come il solo elemento urbanistico che mantiene lo stretto legame con la città. In generale, per la città il rapporto centro periferia l'elemento propulsore è l'antagonismo, ma su Capodimonte, insiste il ricercatore, su Capodimonte la proposta progressiva è la crescita della città nei punti in cui sono visibilissimi i segni di uno sviluppo interrotto.


Spazio note

Testo a stampa (moderno) Monografia Descrizione Architettura, scuola, città : scritti 1973-1983 / Italo Ferraro Napoli : Clean, ©1984 (stampa 1985) 216 p. : ill. ; 21x22 cm. Codice SBN CFI0243290 Autore Ferraro, Italo Soggettario Firenze Architettura - Napoli - Sec. 20. Luogo pubblicazione Napoli Editori Clean Anno pubblicazione 1984 BNN distribuzione A 9878 I primi accenni alla zona partono da pagina 13 e 14 nel primo ed ultimo capoverso del capitolo: La cultura delle colline.