La delizia Reale nel parco della Reggia

Delizia Reale è una zona ben delimitata intera al parco della Reggia di Capodimonte, essenzialmente composta dai Giardini della Reggia.

Seguono il fabbricato Palazzotti, la fontana del Belvedere, il maneggio ed il Casino dei Principi sul versante a settentrione della zona prativa antistante Porta Grande.
Mentre il Giardino dei Principi che l'occupa quasi per intero ammanta tutto il settore che apre e chiude l'itinerario dei luoghi del bosco.

Il fabbricato Palazzotti dunque è la cortina di edifici visibili persino oltre il muro di cinta del bosco dal lato di Porta Grande

Un apparente corpo di fabbrica compatto, ma ottenuto solo grazie all'accorpamento di più unità immobiliari originariamente iscritte al catasto come l'edificio Rondino, la Casa di Lucca e la Casa Marigliano.

Ottenuta la parvenza di un unico complesso, la struttura nel suo insieme è usata a partire dalla fine degli anni Settanta del Novecento dai dipendenti della Pubblica Amministrazione per accreditarci gli uffici della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli e Provincia.

Le strutture originarie subirono danni riportati durante i tragici fatti di guerra del 1943 ed in particolare durante le prime ore del 4 agosto di quello stesso anno.


La fontana del belvedere.

La fontana del Belvedere presso il Parco della Reggia di Capodimonte si eleva su un pianoro disteso, vi è scritto su quasi tutti i documenti, a Mezzogiorno della reggia.

  • E con ciò si vuole intendere ovviamente il lato esposto sul fronte delle colline di Napoli e la veduta della plaga stesa al sole del golfo, laddove durante le belle giornate è visibile l'immenso gioco di palazzi e case fondate sul versante del Vomero ed i Camoldoli. Da particolari angolature è possibile scorgere il tracciato di via Toledo. Su tutte, da questa incantevole posizione, domina la maestosa cupola della chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio a Capodimonte. La Fontana è posta al centro di un'area descritta da una raggiera ed è ornata da due figure di Delfini. Fu qui posta nel 1885 per volere di re Umberto I di Savoia, il quale, dall'artista Antonio Belliazzi la fece smontare dalla sua originaria collocazione presso la Real Frutteria del Giardino Torre, sempre nell'area che diverrà poi parte integrante del bosco. Fu quindi l'opera posta nel luogo dove è oggi non senza averla attentamente restaurata. L'inserto dei Fiori e di Frutta è parte dell'opera e più dell'opera stessa è da segnalare di particolar pregio. Al momento le fonti disponibili consultate non indicano la data certa dell'esecuzione dell'opera né l'autore. Un'occasione che certo non può mancare di osservare la città dall'alto e di riprendere le lezioni di urbanistica date dal professor Italo Ferraro e che suggestive ancora oggi hanno ragione di esser riproposte come attuali. Da queste altitudini infatti, come indica il ricercatore, il mare è sì lontano ma presente, in un qualche modo tangibile, mentre questa esperienza è quasi del tutto annullata dal soffocare di edilizia del mondo moderno laddove il mare è invece vicino, ovvero giù a valle, nei quartieri. Qui, nel parco della Reggia tutto sa di Francia e di squisita urbanistica ottocentesca, mentre invece la città ancora vive il suo rapporto col mare attraverso un fuoco visivo schermato da case e palazzi, qui in alto invece tutto è interrotto amabilmente dal gioco delle fronde degli alberi ed un poco oltre le case vicine e lontane continuano a centrare punto per punto il panorama della città. Da questa posizione è chiara quindi la città costruita che meglio di qualsiasi altra lezione di storia ne racconta la travagliata vicenda che l'ha vista arrivare fin qui, a qualsiasi condizione.

Il maneggio, il Casino ed il Giardino dei Principi.

Il maneggio nel parco della Reggia è un piccolo recinto con fossa interrata, scavato nella terra destinata alla zona prativa ma praticamente finita nascosta in una macchia boschiva ridosso di palazzo reale.

  • Fu realizzato per il proposito di strottare i cavalli del re nel 1833, quando il maneggio era recintato da lauroceraso; poi spoglio della spalleria finì all'uso di addestramento dei cavalli in dotazione alla Polizia di Stato che ha sede con mezzi propri presso le antiche scuderie con il lato del fabbricato praticamente di fronte al Casino dei Principi. Questo è un edificio che si taglia contro il panorama del bosco, mostrando la facciata prospisciente la zona prativa sottostante, lievemente in dislivello quasi sempre insediata dalla popolazione residente e spesso da gruppi di utenti giovanissimi che usano le aiuole come un campetto di calcio. La facciata poggia con basamento a listature orizzontali ed un ordine gigante di paraste in stile dolcemente dorico su di una terrazza sovrapposta che dal piano nobile corrono a raggiungere il secondo piano del palazzo, servendo al centro della sistemazione di facciata il bellissimo portale di piperno. Il prospetto di facciata del casino alle sue spalle presenta una conformazione architettonica meno regolare mostrando chiari i segni delle stratificazioni subite fino agli ultimi anni del XIX secolo. Le guide storiche della città di Napoli parlano di questa struttura come di un complesso per la villeggiatura dei nobili Carmignano, marchesi di Acquaviva, che qui venivano a starci per un recupero di salute fisica e mentale, essendo la stessa palazzina già presente sul posto quando l'area divenne riserva di caccia del re.

Il giardino dei Principi e le innovazioni esotiche del parco.

Dovrebbe trattarsi dell'antico podere appartenuto un giorno ai Carmignano di Acquaviva, ed il condizionale è in uso per la mancanza di una verifica diretta delle fonti che la riportano.

  • Tra l'altro non è ben chiaro se si stia parlando proprio di quei Carmignano che ebbero numerose proprietà sulla valle sottostante, oggi nota come Borgo dei Vergini che, dall'omonima via attraverso diversi innesti viari procedendo di pianoro in pianoro, attraverso la stretta dei Cristallini ed il budello della via del Presepe raggiungeva l'apice del colle e qui potrebbero esser proprio quei Carmignano lì. È data 1830 l'ultima volta che tutta questa area fosse stata trattata ad uso agricolo e talvolta anche per il pascolo degli animali dei casali di Miano e Pisconola e da quella data iniziò ad esser vissuta come principale delizia del real sito di Capodimonte. Da vecchie incisioni si nota invece che tutta quest'area oggi del bosco meno di vent'anni prima del 1900 era tutta quanta bastionata da un muro robusto con dentro, sebbene si veda già l'area sistemata all'inglese vi furono piantate già specie esotiche, una fruttiera, un agrumeto e sempre dalla fonte iconografica si nota a mezzogiorno del casino dei Principi un ampio vigneto, ad uso vivaistico un tempo detto. la piperniera dei Principi. Ma di questa sistemazione oggi non resta nulla; fu infatti nuovamente trasformata nel 1840 dal botanico Dehnhardt, capo-giardiniere dell'Orto Botanico di Via Foria aiutato nella nuova perimetrazione dall'architetto Tommaso Giordano. Ed è questa la sistemazione che mantiene anche oggi nonostante altre aggiunte e modifiche apportate nel corso del Novecento tipo la piantumazione di palme esotiche sulla prateria antistante il casino ed il diverso andamento dei viali; infatti, laddove oggi spesso i giovanissimi usano aggregarsi per il gioco alla palla, quel pezzo di terra oggi pettinato da prato inglese era a quell'epoca la fruttiera e non vi erano attraversamenti come accade oggi, che proprio in quel punto mostra un variazione della quota di terreno che sembra ascendere verso la terrazza del casino. Accanto al casamento dei principi fu realizzata la stufa dei fiori, una serra ancora oggi in funzione per la produzione di alcune specie di fiori molto pregiate. Oggi sulla prateria usata come spazio ludico per i giovanissimi si osservano quasi inetti, un maestoso canfonro ancora possente oggi come allora, un Taxodium mucronatum del 1837 e di quella stessa epoca anche un effervescente Eucalipto ed alcune Camelie colorate di fiori abbastanza grandi. Invece le Magnolie stanno verso il belvedere della Reggia laddove l'area è molto ombreggiata dalla macchia dei Lecci nella direzione del maneggio. A far da corona alla macchia dei Lecci è possibile trovare Tassi, specie indigena a portamento arboreo, con gemme svernanti a 30 cm dal suolo ed anche Cipressi, Pini tra i quali, un bellissimo Pino delle Canarie, un Phoenix Canariensis, al 2015 ha più di 150 anni di vita, in perfetto stato di salute legnosa, altissimo, maestoso svetta oltre i 20 metri, visibile dalla sottostante strada battuta dal passaggio dalle automobili. Immediatamente più prossimo anche uno stupendo Cedro del Libano anche questo al 2015 risulta esser centenario. Mentre, nelle vicinanze dell'edificio di Pietro Colletta si scorge una rara pianta di origine australiana, detta pianta della carta perchè si presenta con corteccia molto desquamata. Si tratta di una mirtacea più propriamente una Melaleuca. Oltre questa pianta il giardino perde ogni forza e si arresta bruscamente laddove fino al 1900 esisteva Porta Colletta poi murata.

Le ragioni della cultura delle colline in città.

A questa altezza oltre ai giardini della Reggia ciò che maggiormente attira l'attenzione è la vista sulla città fondata.

  • Diversa dalla vista godibile da Posillipo, laddove lo scenario è solo il ciglio del golfo, le isole e la possente presenza del vulcano e qualche episodio di architettura storica spuntata sull'orlo della baia. Qui nei pressi della macchia boschiva dove si trova il maneggio, il Casino dei Principi ed i loro giardini la vista sulla città offre invece un panorama del tutto storico poiché è da questa posizione che è possibile distinguere gli oggetti che la compongono, le case, le chiese, o come sarebbe più giusto indicare, da qui è possibile accorgersi dell'effettiva immagine che la città borghese ha voluto per sé, la classe dominante, così come scrive il ricercatore Ferraro, che non ha mai fatto corrispondere a questa idea un progetto capace di darne forma giusta ad una città che sul mare ha fondato la sua prima esperienza. La città, chiude il primo capoverso sulla cultura delle colline, attraverso l'immagine che la borghesia ha di lei, segue incessante la linea del mare dal quartiere di Mergellina fino al Maschio Angioino, poi indefinibilmente taglia verso il rettifilo lasciando al mare solo i Quartieri Bassi e tutta la zona portuale. L'incessante invito che si sente giungere dalla lezioni del ricercatore è di percepire chiara una volta per tutte l'idea distorta che la classe borghese ha avuto nel corso della storia della città che ha abitato e che abita, alla maniera di quanto si presenti distorto il rapporto centro urbano e colline, similmente individuato quindi anche un drastico rapporto mare-terra. Non tutte le epoche che si son succedute hanno affrontato la questione allo stesso modo dandole la medesima importanza e comunque ogni trasformazione avvenuta nel corso di questa stessa vicenda ha avuto sicuramente un movente specifico di questo rapporto. In verità nel corso dei secoli c'è sempre stata una progressiva tendenza alla soluzione di questi dati problemi anche talvolta ai livelli più alti ma ogni volta sempre interrotti dalle scelte della città borghese.


Spazio note

 Liberamente estratto da: Delpinoa. n.s. 33-34:143-177. 1991-1992 La flora del Parco di Capodimonte di Napoli. documento in PDF rintracciato sulla rete. Di VINCENZO LA VALVA *, CARMINE GUARINO ", ANTONINO DE NATALE ***, VALERIA CUOZZO ***, BRUNO MENALE ". Dipartimento di Biologia, Difesa c Biotecnologie Agro-Forestali. Università della Basilicata, Via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza. ** Orto botanico, Facoltà di Scienze, Università degli Studi di Napoli "Federico Il". via Foria, 223 - 80139 Napoli. n* Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Napoli "Federico Il", via Foria. 223 - 80139 Napoli. Abstract In this paper is carried on a floristic study of Capodimonte Park. During this work the authors pickcd up and obscrved 399 entitics. Atout 14% of studicd entitis was exotic species introduced iato the park between the late I and early 18'" century. The Capodimonte Park flora has a feable Mediterranean character. Thc relatively clevatcd frequency of Eurasiatic and Widc-distribution species is explalned by the artificiality of piace. Altro contributo da Italo Ferraro, Architettura, Scuola, Città. Scritti 1973-1983 Clean Edizioni Napoli 1984 BNN Distribuzione A9878. Brevi accenni all'area in esame nel secondo e terzo capoverso alle pagine 108 e 109. Altro materiale documentale dalla proprietà del nome a dominio boscodicapodimonte.it Per i Giardini della Reggia segui questo link.