Chiesa San Giuseppe de’ Vecchi Napoli

Sorge nell’ultimo tratto di Via Salvatore Tommasi, sul colle a San Potito, quattro passi a sud della chiesa San Potito, tra la zona bassa della Salute, le scomparse Fosse del Grano e la zona alta di Caponapoli.
È stata fondata nel 1616 insieme al suo annesso monastero dai Chierici Regolari Minori, sul posto dove molto tempo prima fu acquistato il palazzo di Francesco Carafa.
Per un certo tempo la chiesa resse al sempre numero crescente dei fedeli, ma allorquando non se ne potè fare a meno se ne progettò lo stato di avanzamento e l’ingrandimento, ideato e realizzato in parte da Cosimo Fanzago fino al sopraggiungere dei terribili episodi della peste napoletana del 1656, anno relativo all’interruzione degli stessi lavori. Che tuttavia ripresero l’anno seguente onde permetterne l’apertura all’ufficio di culto entro il 1665, anno relativo questo alla consacrazione dell’immobile avvenuta a cantiere ancora aperto e con la chiesa a cui ancora mancava la cupola e la volta delle cappelle, in quegli anni provvisoriamente sostituite da coperture piane.
Fu quindi conclusa nel quinquennio 1705-1710 per opera di Onofrio Parascandolo.
Che la consegnerà ad ogni modo solo nel 1712 nel pieno e totale rispetto del modello fanzaghiano.
- Salvo poi riprendere nuovamente a lavorare all’indomani del terremoto del 1732, in seguito al quale, all’impianto venne aggiunto l’intervento alle parti materiche della chiesa danneggiata, restituita all’uso con le decorazioni in stucco adoperate alla moderna ad opera dell’architetto Tagliacozzi Canale. I Chierici Regolari Minori furono espulsi nel 1806 e nella loro chiesa e convento vennero fatti stare i membri del Conservatorio del Monte della Dottrina Cristiana. Al suo esterno la chiesa si presenta in maniera assai semplice e l’unico elemento che ne caratterizza l’insieme è il bel portale in pietra grigia del Vesuvio, ultimo dei segni del passaggio dell’artista Francesco Solimena datato 1727. Al suo interno la chiesa determina uno spazio cruciforme secondo la croce greca e lo spazio absidale è aperto oltre l’arco sul retrostante coro, secondo quello che fu di fatto un esperimento del suo autore, Cosimo Fanzago, già collaudato nella veneranda chiesa di San Giorgio ai Mannesi. È della Cantone il concetto secondo il quale, con questo sistema, il Fanzago avrebbe sortito l’illusione di uno spazio più profondo dei bracci che si dipartono dalla congeniale sistemazione dei quattro arconi. Tra l’atro, continua la Cantone, è sul fondo della navata che si sviluppa l’episodio di architettura sacra forse il più riuscito tra quelli posti in opera dallo stesso Fanzago. La ” … soluzione delle pareti di fondo dei cappelloni dove la struttura si incurva e si collega alle lesene sporgenti ed inclinate giusto per accentuare l’effetto prospettico.” Oggi lo spazio chiesastico è la copia di diverse partiture architettoniche stratificate per circa un secolo, lasciando qua e là una somma considerevole di tracce discontinue di stili ogni volta diversi, con un culmine di questa situazione visibile già a partire dalla cupola, rifatta nel 1860, e lasciata a nudo di parti decorative in netto contrasto con le esuberanze tipicamente rococò impostate dal Tagliacozzi lungo le superfici murarie. Solo nei peducci della cupola si riprende lo stile vecchia maniera di installare le belle targhe qui in questo caso con l’immagine del Redentore. Stessa cosa per la tela, di autore ignoto del Seicento, stile manierismo puro, posta sul fondo dell’abside, ritraente la Sacra Famiglia, essa conclude un prospetto di preferenza accordato da Cosimo Fanzago per regolare il vuoto nello spazio dall’ingresso al fondo della parete stessa. Sono del Settecento invece, tutte le altre pitture. Nei cappelloni del braccio centrale a sinistra abbiamo San Michele, di Nicola Maria Rossi, e a destra di Antonio Sarnelli del 1771, abbiamo invece un San Francesco Caracciolo.
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Napoli sacra : guida alle chiese della città 13° itinerario da pagina 781 a pagina 782 Coordinamento scientifico: Nicola Spinosa ; a cura di Gemma Cautela, Leonardo Di Mauro, Renato Ruotolo. - Napoli : Elio De Rosa. - v. ; 33 cm. ((In cop.: Soprintendenza per i beni artistici e storici. Codice SBN NAP0150544.Categorie delle Guide
- archivi, fondi e biblioteche
- articoli di storia locale
- bosco di Capodimonte
- cappelle napoletane
- chiese chiuse di Napoli
- chiese di Napoli
- cimiteri di Napoli
- conventi e monasteri di Napoli
- musei e gallerie di Napoli
- Non Categorizzate
- opere d'arte napoletana
- palazzi e case storiche di Napoli
- palazzi moderni di Napoli
- palazzo Reale di Napoli
- rioni, quartieri e zone di Napoli
- teatri di Napoli
- territorio e archeologia
- tombe e sepolcri a Napoli
- vie e piazze del centro di Napoli
- ville della città di Napoli
- ville della Provincia di Napoli
- Visite Guidate
- zona Mostra
Strutture sponsorizzate
Aggiungi la tua struttura

Lista dei desideri
La tua lista dei desideri è vuota