Case popolari di Pazzigno

Pazzigno è una zona di Napoli1 ad occidente di San Giovanni a Teduccio ed è occupata esclusivamente da sole case popolari estratte da un progetto di risanamento del 1965 ed ivi costruite assieme ad un parco per i residenti sistemato a quota strada per la contestualizzazione delle abitazioni con tutti gli altri impianti urbani di confine.

Esse regolano l'andamento del circondario della zona orientale a partire dal vecchio Ponte della Maddalena in linea coi quartieri Villa, Poggioreale e poco più lontano anche Barra e Ponticelli.
 

Furono completate in due differenti versioni e consegnate nel primo quinquennio degli anni Ottanta del Novecento in risposta politica alle emergenze sociali esplose all'indomani del terribile terremoto del 23 novembre 1980.

Le case popolari furono erette non senza problemi dall'azione congiunta degli architetti De Feo e Pietro Barucci, autori entrambe dell'esperienza di edilizia popolare Taverna del Ferro erette anche queste alla fine del corso principale del medesimo quartiere e dalle quali si differiscono per la mancanza di percorsi sospesi, vietati in virtù del fallimento che questa soluzione ha sortito nella storia della sua utilizzazione.

Pazzigno quindi, servita dalla fermata Circumvesuviana direzione Barra-Ponticelli fu costruita solo successivamente ad altre proposte progettuali non andate a buon fine, ritenendosi per tanto la prima esperienza napoletana degli anzidetti architetti oltre ad esser stata anche la più sofferta nell'ambito dei lavori realizzati in città.


Le Case Popolari di questo settore trovarono collocazione nel Piano per le periferie di Napoli.

Post terremoto del 1980
 e furono costruite col proposito di recuperare spazi di residenza in ambienti preesistenti lungo i fronti sulle strade di Via Pazzigno e Via Ferrante Imparato.

   Soltanto in parte la collocazione nel piano ebbe lo scopo di realizzare edifici ex novo. Va però specificato che la soluzione adottata di edificare ex novo soltanto in minima parte e prioritariamente dar luogo invece a maggior recupero di materiale preesistente fu una decisione prettamente politica, pressata dall'esigenza di trovarsi nuove aree e nuovi alloggi popolari.

I primi lavori relativi al progetto Case popolari di Pazzigno seguirono quindi le indicazioni di recuperare in luogo di costruire ex novo. 

  • Venne quindi focalizzata prioritariamente l'attenzione sul Corso San Giovanni a Teduccio, più facile, fu detto, qui che piuttosto su Via Ottaviano e la restante parte dei lavori primari ebbero lo scopo di recuperare la Piastra Gentile, una mastodontica gabbia tutta in cemento, costruita sul posto abusivamente, inconclusa fu poi lasciata in stato di abbandono assoluto. La sua prima destinazione d'uso doveva esser quello del deposito dei metalli. Quindi oltre alla fase di recupero delle preesistenze sul Corso San Giovanni a Teduccio nel dettaglio il piano prevedeva l'inserimento di un imponente blocco di case a quattro piani per un numero complessivo di 50 alloggi, un intervento per l'edificazione della cosiddetta galleria commerciale, l'innalzamento del corpo binato di edilizia alta, nove piani per torre ed infine la trasformazione in parcheggio al coperto della Piastra Gentile, che però alla fine verrà demolita in luogo di costruirci l'edificio alto, corrispondente più o meno all'inizio dei veri problemi di cantiere. Infatti fu allora che il progetto Pazzigno venne sospeso per lungo tempo, un anno quasi, ed ogni decisione nel merito veniva puntualmente rimandata ad altra data ogni volta da definirsi. A partire dal problema del pessimo stato del terreno di fondazione ci si accorse con stupore che il suolo non avrebbe potuto sopportate il carico di un edificio alto nove piani. Fu quindi determinata la nuova tensione della Commissione e del gruppo progettista di riparare nella soluzione d'ambito conosciuta come AR3, un caso affrontato già per il progetto Taverna del Ferro. Sostanzialmente si trattava di maturare una decisione che fosse finale al progetto medesimo, decisione questa che condusse gli interessati ad un'idea di radicale sostituzione di tutti i corpi edilizi che compongono i fronti sul Corso San Giovanni a Teduccio e su Via Ottaviano. Il proposito era quello di rendere alla cittadinanza un quartiere estremamente permeabile, cautamente ma progressivamente a sua volta investito da risorse nuove con l'attivazione di sempre nuove attività lavorative poste alla base delle case restaurate e a far da sfondo l'edilizia alta che affondava nel cuore di Pazzigno. Onde favorire la permeabilità del quartiere si decise tra l'altro di interrompere bruscamente, all'altezza dell'edificio alto, la nuovissima cortina edilizia che ne sarebbe venuta fuori su Via Ottaviano, e quest'ultima, va ricordato, fu prodotta in linea con quanto avvenne di seguito su Taverna del Ferro, e cioè a tre piani, di cui, quello alla base avrebbe dovuto ospitare negozi e ai restanti piani superiori vennero recuperate stanze poi assegnate agli sfollati.

Il sistema di accesso agli appartamenti delle case popolari di Pazzigno.

Il sistema scale ed il sistema degli accessi alle abitazioni nella prima versione del progetto Pazzigno furono sostanzialmente di due diversi tipi.

  • Quelle sul Corso San Giovanni a Teduccio ebbero l'ingresso alle stanze assegnate attraverso un'unica scala che serviva due ambienti diversi, quasi a rispettare lo storico non altius tollendi che determinava in effetti pari altezza per tutti i palazzi prospiscienti questo fronte, amabilmente ricordato da diversi autori nella descrizione storica di Villa Vacca. Diversamente per gli alloggi di Via Ottaviano funzionava a questa maniera; l'ingresso alle stanze era servito da un ballatoio con delle scale all'estremità e per tutti e due gli impianti residenziali, cioè sia su Via Ottaviano che sul Corso San Giovanni a Teduccio la risalita ai piani superiori veniva garantita per tramite di blocchi di scala ad unica rampa posti al centro tra una verticale e l'altra un po' come veniva già da cinquant'anni realizzato nelle architetture americane. Questo poteva avvenire con efficacia in quanto l'impianto di sistemazione delle cellule abitative dei piani superiori era disposto in maniera invertita rispetto ai piani inferiori conferendo quindi unicità e continuità tipica dell'impiantistica dei cavedi. Ed infine, delle scelte adottate dagli architetti per realizzare pienamente il progetto Pazzigno non riguarderanno invece gli edifici che oggi corrispondono sulla planimetria del dottorando con le lettere M, N, e D.

Il progetto delle Case Popolari di Pazzigno oggi.

Gli edifici dell'edilizia alta e la riqualificazione dei fronti sia sul Corso che su Via Ottaviano sono stati realizzati seguendo un ordine diverso rispetto alle originarie previsioni del progetto.


    In effetti si giunse a concludere la fase progettuale delle Case Popolari di Pazzigno col primo blocco tampone di edilizia bassa sul rettifilo di ciò che oggi è la traversa Prima Pazzigno e soltanto più tardi nel tempo si passò a completare i 180 alloggi dell'edilizia alta e quindi a chiudere gli edifici destinati alla Scuola Media e Scuola Materna.

Per quanto riguarda il fronte su strada, dopo innumerevoli rinvii ritorneranno all'uso funzionale fatta la sola eccezione per alcune sostituzioni operate nel Vico Rotto ed il recupero della ex proprietà Paudice, a sua volta, ex fabbrica di pomodori in scatola, ed altri interventi si segnalano sul filo lungo di via Ferrante Imparato.
  •   Alla fine il risultato ha dato un'omogenea distribuzione degli spazi occupati da edilizia alta e bassa perfettamente, ricorda il ricercatore, ” … coincidenti sia nell'impianto che nelle scelte architettoniche”. Ed infatti, alla stessa maniera di quanto accade a Taverna del Ferro, anche nello spazio delle case popolari di Pazzigno l'impegno politico fu preso e concordato che fosse proprio l'edilizia alta visibile dal mare più di tutta quanta la maglia urbana circoscritta, a dar quel segnale forte di cosa fosse capace l'allora governo d'Italia ed il sistema case popolari in generale. Le due torri alte di Pazzigno tutte in acciaio, eleganti quanto pesanti, definiscono lo sky line in questo settore della città, di lì a breve, nel tempo, saranno assediate comunque dalle vertigini delle torri erette nel nuovissimo Centro Direzionale non molto distanti specie in linea d'aria. Tuttavia va ricordato che gli edifici alti di Pazzigno furono elevati impostando la forma architettonica a blocco di due, di modo che fosse data vita ad una forma di dialogo tra le torri, alla maniera di quanto voluto e non accaduto, purtroppo, a Taverna del Ferro. Il sistema dei ballatoi di Pazzigno inversamente a quelli di Taverna del Ferro serra la planimetria delle cellule abitative limitandone la flessibilità e ciò in forza della regola di condurre lo spazio dei servizi nella direzione dei ballatoi e gli spazi per la zona notte invece nella direzione interna al quartiere. Vi è da segnalare il parco di Pazzigno, che, diversamente da quanto operato su Taverna del Ferro, qui è stato lasciato a quota strada onde sortire quel tipico effetto contestualizzante con tutti gli impianti urbani di confine. Gli ambiti dell'edilizia bassa invece, cioè quella relativa al riordino delle preesistenze si utilizzò, come si legge dal documento del dottorando, la ” … tipologia di case in linea con la scala centrale ad unica rampa”. Sul fronte della strada l'edilizia bassa è limitata da una sorta di giardino nel terrapieno per evitare inutili introspezioni, anche qui, a differenza di Taverna del Ferro la soluzione non ha esitato i cosiddetti non luoghi, poiché a Taverna del Ferro le abitazioni dell'edilizia bassa, sono oltre che recintate dal giardino che è pensile, anche sopraelevate rispetto alla quota strada.


Spazio note

(1) Contributi estratti dal dottorato di ricerca: La Grande Dimensione nell'edilizia pubblica. Demolire o riqualificare? Università degli Studi di Napoli Federico II Facoltà di Architettura Scuole di dottorato in Progettazione architettonica e ambientale. Sezione Architettonica. XXV Ciclo Coordinattore di dottorato, professoressa Piemontese; Coordintaore di Sezione, professor Cuomo; tutor, Stenti; dottorando: Nello Luca Magliulo.
 Per quanto riguarda il fronte su strada, dopo innumerevoli rinvii ritorneranno all'uso funzionale fatta la sola eccezione per alcune sostituzioni operate nel Vico Rotto ed il recupero della ex proprietà Paudice, a sua volta, ex fabbrica di pomodori in scatola, ed altri interventi si segnalano sul filo lungo di via Ferrante Imparato.