Transetto del Duomo di Napoli

Nell’area destra del transetto vi sono la modestissima cappelle della Maddalena con un dipinto dell’Annunziata di Nicola Vaccaro.
Segue la cappella dell’Annunziata con un dipinto di Nicola Rossi del 1748.
Appresso vi è la cappella dell’Assunta detta così per la presenza al suo interno della pala d’altare che ha per oggetto proprio una Madonna Assunta, opera pregevole del Perugino, qui allestita e commissionata all’artista dal Cardinal, Oliviero Carafa nel 1506. L’opera del Perugino sta a mezzo tra i mausolei barocchi di Antonio Sersale del Sanmartino del 1775 e di Innico Caracciolo di Pietro Ghetti del 1678.
Ed infine il mausoleo di Giovan Battista Capece Minutolo, di Girolamo d’Auria del 1568, che apre l’ingresso alla cappella gentilizia della nobilissima dinastia dei Minutolo. Oltre la cappella dei Minutolo infine si ricorda la cappella dedicata a Sant’Aspreno.
Al centro del transetto, in corrispondenza della navata centrale, si apre l’opera esuberante della tribuna e del coro della chiesa intera.
Nulla più di gotico è sopravvisuto in questo ambiente.
Allo stesso modo di quanto nulla resta della veste decorativa sontuosamente barocca voluta dal cardinal Gesualdo realizzata nel triennio 1597-1600.
- Fatte salve solo alcune tracce ancora intatte nel sottotetto dell’abside che ritraggono affreschi del Balducci. Della tribuna invece prevale in larga misura l’aspetto settecentesco commissionato a Paolo Posi nel 1744 dal Cardinal Spinelli, con un altare in marmo dello stesso artista, mentre, il lavoro svolto interamente in marmo e stucco, l’Assunta in Gloria d’Angeli, opera di Pietro Bracci, 1739, inquadra perfettamente il centro ottico della tribuna, culminando lo spazio un tempo molto probabilmente occupato da ampi finestroni ad ogiva. Ancora del Settecento sono le tele del Pozzi e del Giaquinto, ed ovvero: la Cacciata dei Saraceni del primo e la Traslazione dei corpi santi martiri Eutichete e Acuzio del secondo. Avvolge tutto intorno all’altare un coro ligneo cent’anni più vecchio delle impostazioni settecentesche che scandiscono lo spazio della tribuna; il coro è opera dell’artigiano Marco Antonio Ferraro che lo consegnerà all’uso la notte del 31 dicembre del 1617. Due rampe laterali sotterranee conducono alla cappella del Succorpo, sede che ospita le Ossa di San Gennaro Martire. Nella parte sinistra del transetto si aprono due cappelle; la prima dalla tribuna è dedicata al Sacramento o anche detta Cappella di Sant’Atanasio, di patronato della famiglia Galeota. Quasi tutto quanto l’ambiente è centrato dal tema barocco ad uso esclusivo del marmo di cui è fatto il suo altare e dei monumenti pure questi in marmo dedicati a Fabio e Giacomo Galeota, rispettivamente scolpito il primo, cioè quello dedicato a Fabio, da Cosimo Fanzago, 1673 ed il secondo più giovane di soli quattro anni è opera di Lorenzo Vaccaro. Gli affreschi che ritraggono le Storie di Sant’Atanasio, sono di Andrea de Lione del 1667. Di questa cappella spicca per superba bellezza la fattura marmorea della mensa eucaristica, stilizzata dai grifi classici e dal sepolcro di strigliato paleocristiano di San Massimo. Più avanti la cappella degli Illustrissimi, già dedicata a San Paolo dal vescovo Uberto d’Ormont nel 1320 ed è considerata praticamente la cappella gemella della Minutolo che sta sulla destra del transetto; e questa considerazione nasce dal fatto che anche in questa cappella come la cappella dei Minutolo si conservano importanti reliquie dell’età tardo medievale, come ad esempio, l’affresco sulla controfacciata della Cappella ritraente l’Albero di Jesse attribuito alla mano di Lello da Orvieto uno dei seguaci del Cavallini. Ed anche un architrave in marmo sulla quale sono dipinte Storie della Passione attribuite alla scuola d’Avignone del Trecento, oltre ad altri pezzi d’altri artisti di analoga raffinatezza, specie per l’autore rimasto praticamente ignoto dello splendido altare sormontato dagli affreschi ancora del Balducci ed una Visitazione del Santoro. Tra queste due cappelle, vi è l’Altarino dei Loffredo, di Pietro e Bartolomeo Ghetti del 1689, con un San Giorgio che spicca in tutta la sua ingenua esecuzione di un giovanissimo Francesco Solimena. Sempre da questa parte sinistra del transetto, sulle altre pareti, il sepolcro di notevole dimensione di papa Innocenzo IV, scolpito nel Trecento ma completato solo due secoli dopo dal Malvito ed il sepolcro di papa Innocenzo XII, di Domenico Guidi del 1696. In alto ai due sepolcri, le due portelle degli organi dipinte da Giorgio Vasari tra il 1546 ed il 1548 e ritraenti m una Natività cantata da Davide ed i Sette Santi Patroni della città di Napoli ognuno di questi con una rispettiva sembianza dei membri della famiglia Farnese. Sulla parete di fondo, lato sinistro del transetto vi è ancora l’ingresso all’attuale alla sacrestia del Duomo di Napoli.
Categorie delle Guide
- archivi, fondi e biblioteche
- articoli di storia locale
- bosco di Capodimonte
- cappelle napoletane
- chiese chiuse di Napoli
- chiese di Napoli
- cimiteri di Napoli
- conventi e monasteri di Napoli
- musei e gallerie di Napoli
- Non Categorizzate
- opere d'arte napoletana
- palazzi e case storiche di Napoli
- palazzi moderni di Napoli
- palazzo Reale di Napoli
- rioni, quartieri e zone di Napoli
- teatri di Napoli
- territorio e archeologia
- tombe e sepolcri a Napoli
- vie e piazze del centro di Napoli
- ville della cittĂ di Napoli
- ville della Provincia di Napoli
- Visite Guidate
- zona Mostra
Strutture sponsorizzate
Aggiungi la tua struttura

Lista dei desideri
La tua lista dei desideri è vuota