Sala dei Fiamminghi Palazzo Reale

E' la Sala dei Fiamminghi1 la successiva alla Sala del Gran Capitano, nonché la dodicesima sala musealizzata nel percorso guidato sia dall'appartamento storico sia dall'ambulacro di palazzo Reale in piazza del Plebiscito a Napoli.

È la sala dove stanno esposti i ritratti del Seicento Olandese, quelli acquistati a Roma per Ferdinando IV di Borbone nel 1802 da Domenico Venuti, i quadri, cioè, che meglio eprimono la forza del Seicento delle Fiandre come chiara espressione del Quattrocento fiammingo. 

I ritratti di cui si parla sono esposti in sala seguendo questo criterio: abbiamo il Ritratto di flautista, di A. Grimou, il sanluchino parigino che si meritò nel corso della sua carriera d'artista il titolo di Rembrandt francese; il Ritratto di gentiluomo di B. Van der Helst, epica testimonianza di una maturazione artistica molto più tendente alle luminosità del vero piuttosto che le inaccessibilità del buio che ha invece dominato la pittura dello stesso Rembrandt ed il Ritratto di giovinetta di Ludolph de Jongh, il fortunatissimo pittore olandese allevato alla razza pura dei Fiamminghi del secolo d'oro nonostante i suoi eclettismi e le sue umili origini.

Appartiene invece alla collezione farnese di Capodimonte il dipinto che ritrae gli Avari esattori delle imposte di Marinus Van Roymerswaele, un praticante calvinista che ebbe inviso questo tipo di soggetto cui si dilettava di dipingere per sortirne un effetto caricaturale e moralistico al tempo stesso.


Procedendo lungo la sala da sinistra verso destra continuando.

Abbiamo il Ritratto di cardinale forse si pensa opera di G. Battista Gaulli altrimenti detto il Baciccia. 

  • Ed ancora: la Canonichessa, di Nicolas Maes, un fido di Rembrandt; e poi ancora: tre dipinti di Abraham Van den Tempel, rispettivamente il Ritratto di gentiluomo, ritratto di gentildonna e ritratto di magistrato; invece resta di autore fiammingo ignoto il Ritratto presunto di Oliviero Cromwell XVII secolo. In sala vi sono tra i complementi d'arredo l'orologio del 1730, di Charles Clay2, una macchina musicale del tempo di Handel. Essa funziona meccanicamente e perfettamente nonostante l'età. La macchina, tra l'altro rarissima del suo tempo, aziona un rullo metallico collegato a delle canne di legno, le quali, ottenendo di aprire e chiudere i bocchetti dell'aria, a loro volta, fanno funzionare un organo, di modo che mentre l'orologio scandisce le ore si possono udire fino a dieci musiche diverse. È un pezzo importante primariamente per la testimonianza che esso porta con sé circa gli usi della tecnologia del Settecento europeo, ma anche perchè tra gli spartiti presenti anche una composizione di Häendel, per tanto è anche utile per lo studio tutt'ora in corso sulla musica da camera del Settecento. Infine, al centro della sala vi è una fioriera con gabbietta per uccelli si pensa possa esser produzione dell'artigianato amnifatturiero Popov di Gorbunovo presso Mosca e quindi è detto che quest'oggetto fu un dono dello Zar di Russia Nicola I a Ferdinando II di Borbone in occasione dello storico viaggio dello Zar a Napoli nel 1846. Nelle opere di ammodernamento di palazzo, realizzate dai lavori condotti fino al 1858 da Gaetano Genovese, rientrano anche le installazioni sul soffitto di questa sala degli Stemmi delle Province Napolitane e la raffigurazione di gusto neogotico del Tancredi che rimanda Costanza all'Imperatore Arrigo VI, firmato Gennaro Maldarelli, datato 1840.


Spazio note

(1) A cura del Servizio Educativo della Sopraintendenza B.A.P.S.A.E. di Napoli e Provincia.
(2) Macchine Musicali al tempo di Händel. Un orologio di Charles Clay nel Palazzo Reale di Napoli Historiae Musicae Cultores - Biblioteca, vol. 124 2012, cm 17 x 24, x-144 pp. con es. mus. n.t. e 4 tavv. f.t. a colori. ISBN: 9788822262080. Il testo in vendita su questo sito.