Pontecorvo

A partire dallo spostamento della Porta Reale Vecchia all’altezza del complesso dello Spirito Santo a Via Toledo, Pontecorvo rimane stretta tra le costruzioni vicereali della città del Cinquecento, confinato per tanto tra i territori pur essi stravolti del Biancomangiare.
Ma anche non vanno tralasciate le aree comprese tra gli antichi giardini del Carogioiello, S. Liborio alla Carità e tutta la zona dell’ Ampuro a Monteoliveto, ed infine il Paradiso, a nord-ovest della futura Porta Medina.
Originariamente, fu conosciuto col termine “Limpiano”, poi rideterminata in Limpiano di dentro interessante tutta quella vasta platea situata al di fuori delle mura della città ducale, estesa dal Largo del Mercatello, l’attuale piazza Dante Alighieri ed il casale di Antignano sulla collina del Vomero.
Descrizione della zona di Pontecorvo ed orografia dei luoghi.
La tangente da sud, infine, lo confinava a partire da Monteoliveto, terminando in un’area nelle immediate vicinanze del borgo dei Vergini.
- Per quanto estesa potesse esser stata fin dalla sua fondazione, tuttavia, il borgo appartiene ai confini fisici tracciati dal primo solco del Corso Vittorio Emanuele con la II Sezione Chiaia, limitatamente alle chiese di San Giuseppe delle Scalze e San Francesco delle Cappuccinelle. Ed ancora: Piazza 7 Settembre con la III Sezione S. Giuseppe, Strada fuori Porta Medina, Strada Montesanto, Strada Olivella, Vicoletto Salita e Corso Vittorio Emanuele con la IV Sezione Montecalvario, Salita Santa Teresa degli Scalzi, Salita S. Raffaele, con la VI Sezione Stella. Durante l’ 800 verranno abbattute quasi tutte le porte di Napoli, le uniche ancora esistenti pur non avendo più la loro funzione, rimangono quattro: Porta Capuana, Port’ Alba, Porta San Gennaro e Porta Nolana mentre l’ ultima ad essere abbattuta fu Porta Medina nel 1873, sancendo l’unificazione anche fisica dei dodici quartieri della città. Secondo il Capasso3, corrispondenti a due siti archeologici rinvenuti sul posto, Limpiano può identificarsi con l’antico casale donato da Sergio VII al monastero dei SS. Severino e Sossio, ovvero, un casale nel territorio detto “Limpianum” compreso tra le chiese di S. Arcangelo e di S. Vito che si trovavano in loco ubi dicitur: Corigliano, poi andate distrutte. Ed ancor: Porta Donnorso, laddove oggi si incrociano l’apice di piazza Cavour, il borgo delle Cavaiole e lo sbocco di Via Santa Maria di Costantinopoli al Museo2. Nella seconda metà del ‘500 Fabrizio Pontecorvo fece cambiare il nome Olimpiano in Pontecorvo, sebbene si riferisse solo alla zona dove possedeva diversi immobili. In primo luogo l'omonimo palazzo ed infine la chiesa di San Giuseppe delle Scalze. La sua importanza strategica era dovuta al fatto che al suo interno passava la principale via di collegamento tra Napoli e Pozzuoli, la cosiddetta via Antiniana che seguendo lo stesso percorso dell’ antica via Appia, scavalcando la collina del Vomero permetteva di raggiungere Soccavo-Fuorigrotta e da li Pozzuoli.
Storia della zona e dei luoghi confinanti.
Una seconda via di comunicazione che passava attraverso la grotta di Virgilio Mago, nelle viscere della collina di Posillipo, tra Mergellina e via Leopardi, tradizione vuole che proprio attraverso la prima vennero trasportati, il Busto e le Ampolle del Sangue di San Gennaro dalla zona della Solfatara di Pozzuoli fino alla catacomba di Capodimonte, preferendo la strada più faticosa ma anche più sicura4.
- Un certo accrescimento demografico dovette attribuirsi alla creazione di quattro nuove masserie sorte a partire dalla metà del ‘500, in cui venne suddiviso gran parte del territorio del Limpiano e di cui testimonianze certe restano disponibili negli atti dell’Archivio di Stato di Napoli5. All’ interno degli atti si parla anche delle scomparse Fosse del Grano e della costruzioni di numerose chiese e monasteri sorte a partire dalla seconda metà del XVI sec. Tutti elementi atti a giustificare una crescita strategica e demografica del territorio, e per quanto riguarda le cosiddette Fosse del Grano altro non erano che l’antico stipo in cui veniva conservato il grano della città posto proprio al di sotto delle mura cittadine in modo da poterlo difendere in caso di attacco; la sua funzione rimase attiva sino al 1852, anno in cui fu abolito il monopolio del cereale. Successivamente la strada fu denominata “Salita delle Fosse del Grano” e attualmente possiamo identificarla con via Pessina. Per quanto riguarda le chiese, proprio per la loro rilevanza storica nell’ economia dello sviluppo del borgo, si ricorda che esse sono: la chiesa della Cesarea, ovvero di S. Maria della Pazienza, fu edificata nel 1601 dal napoletano Annibal Cesareo; la chiesa di Gesù e Maria posta dopo l’ attuale piazza Mazzini, fu eretta nel 1580 per concessione di un suolo da parte della famiglia Coppola la quale era anche proprietaria di una delle quattro masserie. La chiesa di S. Maddalena de’ Pazzi o del Sacramento fu eretta nel 1646 da parte delle monache Carmelitane provenienti dal conservatorio di SS. Bernardo e Margherita a Fonseca. Santa Maria della Purità dei Notari fu fondata nel 1639 e accoglieva giovani in difficoltà, poi troviamo la chiesa e il monastero di S. Monica nei pressi di SS. Bernardo e Margherita che risale al 1646 e poco distante S. Giuseppe de’ Vecchi che risale al 1617. In ultimo, fondati nel 1615, il monastero e la chiesa di S. Potito, precedentemente ubicati presso Caponapoli. Questo un breve excursus della topografia delle chiese che nel corso dei secoli hanno trovato spazio all’ interno del territorio del Limpiano. Storicamente, una delle figure chiave per lo sviluppo del borgo rimane quella di Fabrizio Pontecorvo, il quale giunto a Napoli a seguito del Vicerè Pedro de Toledo, acquistò dei suoli prima dai monaci e poi anche dalla famiglia Coppola anzidetta, a sua volta proprietaria di una delle masserie. Le prime censuazioni da parte del monastero a beneficio dei Pontecorvo avvennero a partire dal 1560 e successivamente alla costruzione da parte loro di lussuosi palazzi lungo la strada detta via di Pontecorvo. Altre famiglie ottennero concessioni e cominciarono la costruzione di immobili come ad esempio i Tuboli e gli Spinelli. Il passaggio dalle antiche masserie, alle contrade poste fuori le mura ed infine ai quartieri avviene nel 1779, quando per opera di Ferdinando IV di Borbone la città viene divisa nei dodici quartieri tutt’ora esistenti e il Limpiano incluso in quello chiamato dell’ Avvocata.
Spazio note
(1) De Vito Bruno, “L’ antico borgo del Limpiano”, Collana arte e cultura U.N.A, Napoli- 1999.(2) Il poeta Giovanni Pontano modificò il nome del borgo nel ‘400 in “Olimpiano”, anche se, in tutti gli atti ufficiali, almeno fino al XVIII secolo, si continuò ad utilizzare il nome originario. Tuttavia l’ipotesi più attendibile rimane quella secondo cui, il significato del termine "Limpiano” si riferisse alla conformazione pianeggiante del territorio. Secondo Teresa Colletta infatti: “alla particolare conformazione morfologica dell’ area urbana fuori della Porta reale angioina ampio tratto di suolo quasi pianeggiante… fu certo dovuta l’ origine del nome di Limpiano, presente nelle carte si dall’ epoca ducale. Debbono pertanto escludersi le ipotesi di riconoscere l’ etimo nel nome di un colle Olimpiano". Colletta T., “Il sobborgo napoletano della Pignasecca e l’ insula dello Spirito Santo- Atti per l’ Archivio storico per la provincia di Napoli, 1976
(3) Capasso B., “Topografia delle città di Napoli nell’ XI secolo”, Forni (ristampa 1985), Bologna- 1984
(4) Mallardo D., “La via Antignana e le memorie di san Gennaro”, Rendiconti della R. Accademia di Archeologia lettere e belle arti di Napoli, XVII, nuova seriavo. XIX- 1939.
(5) A.S.N., Mon. Soppr., vol. 1484, dov’è la pianta dell’ Infrascata col ponte di Gesù e Maria.
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