Cappella del Sacro Cuore al Gesù Nuovo di Napoli

E’ la Cappella del Sacro Cuore1 smentita dalla lapide murata, che la ricorda, invece, consacrata nel 1601 alla “Beata Maria Vergine e ai Sette Santi Angeli”, i veri protagonisti dell’impianto scenografico dell’ambiente interno chiesa del Gesù Nuovo a Spaccanapoli.
Accosta al Cappellone di San Francesco Saverio, si presenta con doppia balaustra finemente lavorata a traforo che separa il presbiterio da altri ambienti un tempo riservati agli uffici occupati dall’Arciconfraternita della Natività della Vergine Maria. 

Questa arciconfraternita fu meglio nota come Congregazione dei Nobili e furono gli stessi suoi membri a collocare sull’altare maggiore il dipinto della ”Santissima Trinità e dei Santi”, tutt’oggi visibile dal Cappellone di Sant’Ignazio in sostituzione di altro dipinto firmato Girolamo Imparato 1601 misteriosamente andato disperso e ritraente la ”Madonna con gli Angeli”.

Belisario Corenzio partecipò attivamente alla decorazione della Cappella facendosi quietare i pagamenti con documenti intestati “Ordine dei gesuiti napoletani” per l’opera svolta alla Cappella degli Angeli poi, col tempo detta del Sacro Cuore per la presenza dell’omonima statua molto venerata anche se di modesta fattura e collocata sul posto solo dopo gli anni successivi all’ultimo decennio dell’ 8002.


Nell'impianto originario della Cappella dominavano le sobrie decorazioni marmoree di Mario e Costantino Marasi datati 1605. 

Le paraste e la balaustra è evidente all’occhio dalla severità delle disposizioni si presentano assai rigide come alla Cappella San Carlo Borromeo.

  • Fu fatta decorare coi fondi privati di famiglia Carafa o più propriamente dalle due sorelle Marzia e Silvia, figlie di Giantommaso Carafa nobil uomo che vendette ai Gesuiti il possedimento di cui ne era proprietario nei pressi del Seggio di Nido poi divenuta sede provvisoria della Casa professa dell’Ordine a Napoli, meglio conosciuta come il Gesù Vecchio oggi la Biblioteca universitaria. Le due sorelle morte entrambe alla sola età di trent’anni, trovano qui sepoltura. Questa Cappella, nel cui impianto originario dominavano le sobrie decorazioni marmoree di Mario e Costantino Marasi datati 1605, di scelta severa, quasi ascetica, più vicina al vero spirito della Controriforma a cui i Gesuiti rimasero fedeli, è significativa nell’introdurre a Napoli e pressocchè in tutte le chiese della città l’esempio di commesso marmoreo impiegato su così vasta scala, poi ridotta a meno di una piccola chiesa per le decorazioni successive ai primi anni dieci del ‘900 napoletano a cui si deve aggiungere l’altare di pregia fattura moderna opera di Corrado Gianì del 1954. Gli angeli sono raffigurati sulla volta in ”Gloria con i Santi intorno all’Agnello”, e la ”La caduta di Lucifero” e la maestosa ”Parabola del Figliol prodigo”; ”Cristo servito dagli Angeli” invece è posto in un riquadro alla parete laterale a sinistra mentre alla sua destra trovasi l’episodio del ”Battesimo del Centurione Cornelio”; altre faccende d’altre ”Storie di Angeli” son ritratte nelle semilunette, ”Il sogno di Giacobbe”, e la ”Lotta di Giacobbe con l’Angelo”.


Spazio note

(1) Estratto da Gesù Nuovo edizioni con note di Filippo Iappelli ed Angela Schiattarella, luglio 1997 edizioni Eidos Guide. Per l'opera data da Beliseario Corenzio per la cappella del Sacro cuore in chiesa Gesù Nuovo di Napoli al tempo in cui questa era detta Cappella degli Angeli si è lavorato sull'archivo romano dei gesuiti (ARSI, Naep. 80 foglio 137
(2) ( C. Restaino, Belisario Corenzio nei grandi cicli pittorici napoletani del primo Seciento. Dalla Cappella degli Angeli del Gesù Nuovo (1600) alla cripta del Duomo di Salerno (1606-1608 in “Dialoghi di Storia dell'Arte”, n° 3, Novembre 1996, pag. 34 alla nota 17)