Cappella della Natività al Gesù Nuovo di Napoli

E’ la Cappella della Natività del Signore, all’interno della chiesa del Gesù Nuovo di Napoli, nell’omonima piazza, mossa di sculture giacenti sopra e sotto il timpano, accosta alla Cappella di San Ciro con la quale divide la stessa organizzazione degli spazi architettonici.
Consacrata anzitempo nel 1601, definitivamente lasciata libera dal cantiere che l’era stato aperto addosso solo due anni più tardi, la cappella è così detta per la presenza sulla cona dell’altare centrale del dipinto della Natività, di Girolamo Imparato, 1602.

Il dipinto è l'unico raro esempio di delicatezza nella consuetudine dei colori cangianti resi vivibili ancor di più dalle luminosità mirabolanti fortemente composte di elementi riferibili a quel clima devozionale appartenuto al manierismo dei primissimi anni del Seicento Italiano.

La formula con la quale è stato strutturato il dipinto riduce al quanto alle geniali e già celebrate forme dell’arte dei Barocci. Nel quadro si noti il personaggio in primo piano a sinistra: molto probabilmente è il ritratto di Ferrante Fornari magistrato del governo vicereale, il quale alla sua morte ha lasciato alla comunità dei Gesuiti la Biblioteca con rarissimi manoscritti appartenuti alla sua collezione, fatta anche di dipinti di regnanti napoletani, dei quali si è ordinato di conservarne i ritratti dei maschi e di venderne quelli con le femmine.


Ferrante Fornari fu cofondatore della Cappella appresso al Cardinal Nicolò Coscia.

E Nicolò Coscia fu a sua volta fratello di Baldassarre Coscia, primo proprietario del palazzo Partanna a piazza dei Martiri.

  •  Infine, le armi di Ferrante Fornari son adagiate sui piedistalli delle due colonne. Nel 1601 Belisario Corenzio affrescò nelle lunette della finestra i profeti Davide ed Isaia, mentre dello stesso autore nel riquadro centrale si parla dell’Annuncio ai pastori e ai lati sempre del Corenzio trovasi l’Adorazione dei Magi e l’Adorazione dei Pastori. Anche le sculture in questa Cappella sono notevoli, stile sobrio e raffinato del San Tommaso di Tommaso Montani del 1601 o forse più 1602 al quale è stato attribuito anche il San Gennaro; nelle nicchie inferiori Michelangelo Naccherino firma e data 1601 lo stupendo capolavoro del Sant’Andrea; nello stesso anno a sinistra delle anzidette opere Pietro Bernini esegue il San Matteo con l’Angelo; alla parete destra il San Giovanni Evangelista di Gerolamo D’Auria e a quest’opera contrapposta il San Giovanni Battista del 1603 realizzata dalle maestranze naccherine; Giovan Maria Valentini e Francesco Cassano realizzeranno Gli Angeli sui timpani. Tutti i rivestimenti marmorei con decori di estremo rigore e disegni plastici più vicini al tardomaniersmo napoletano compresi la balaustra ed il pavimento son opera di Mario Marasi del biennio 1600 1602. La cupoletta esterna venne dipinta da Belisario Corenzio nel 1605 con le Virtù nei quattro pennacchi e Storie di Gesù e Maria nella calotta elegantemente sezionata in otto spicchi riccamente motivati da fregi vegetali. L’Arco di accesso alla navata centrale reca gli affreschi di Vincenzo De Mita firmati e datati 1789 in sostituzione dei lavori operati da Giacomo Farelli del 1688.


Spazio note

(1) Estratto da: Iappelli, "Guida Storica del Gesù di Napoli", Napoli BUR 2000
(1bis) Roberto Pane, saggio di Architettura e Urbanistica nel Rinascimento, in Storia di Napoli, vol. IV, tomo I, pagina 319. Estratto dalla nota 14 a pagina 56 di Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici di Napoli Fondazione Pasquale Corsicato Spaccanapoli. Centro Storico Electa Napoli 1992 Sez Nap VII A 1602 A cura di Ugo Carughi Via Benedetto Croce. Lineamenti storici Pag 47 note a pagina 56. Diritto di stampa 1181609