Palazzo Cito di Melissano San Potito Napoli

È il palazzo dei Cito di Melissano a Napoli1, con facciata prospisciente piazzetta Museo Archeologico Nazionale, mentre il suo ingresso principale è sito al numero civico 32 di Via San Giuseppe dei Nudi sul colle medio di San Potito.

Anche questo palazzo in verità è un eccellente episodio di organizzazione di spazi precedentemente frammentati sulla quota; di straordinario interesse architettonico fu portato a compimento da Luca Vecchione nel 1763.

L'immobile fu prodotto dal comprensorio di case palaziate che il conte di Trivento ebbe acquistato sul lotto di fondazione occupato già da allora dalle erigende fabbriche civili attorno alla chiesa dei Nudi.

Il disimpegno poi delle varie case palaziate, il Vecchione lo realizza grazie alla comoda scala di grandi dimensioni installata oltre due archi di piperno appoggiati ad un’articolata balaustra, che porta al giardino retrostante. L’inserimento della scala suggerì tra l’altro di spostare l’ingresso principale al palazzo originariamente posto alla salita San Giuseppiello, divenuta questa, col tempo e soprattutto in seguito alla costruzione del palazzo dei Regi Studi meno importante rispetto all’attuale Via Pessina.


La faccciata del palazzo è stata aggraziata portale dei capitelli corinzi alla Michelangelo. 

Il palazzo quindi è a quota molto più alta rispetto all’andamento di Via Pessina ed anche rispetto al fronte della Galleria Principe di Napoli che lo fronteggia all’angolo sinistro.

  • Il registro decorativo della facciata principale del palazzo, molto più vicino al codice neoclassico che allo stile tardo barocco tipico della sua epoca, indusse in errore Roberto Pane, che in suo commento all’opera di Vincenzo Rizzo ne attribuì la paternità a Ferdinando Fuga specie per l’articolazione del portale comunque assegnata a Luca Vecchione, che lo compose a partire dal semplice riutilizzo di due lesene sovrapposte a paraste bugnate e capitelli in stile corinzio che sorreggono la mensola in piperno per l’affaccio del balcone al primo piano nobile.  Coprendo per gran parte il fuoco di fondo già dall’apice di piazza Cavour, la facciata del palazzo rappresenta l’epilogo scenico ed architettonico dell’architetto che lo ha realizzato ed organizzato per chiudere la quinta visiva del Museo Archeologico Nazionale, scegliendo di aggraziare il portale dei capitelli corinzi alla ”Michelangelo”, scelta progettuale per replicare quelle adottate per il palazzo Terralavoro, entrambe comunque, visibilmente ispirati al portale del Palazzo dei Regi Studi che invece lo fronteggia all’angolo destro. Luca Vecchione seppur poco noto all’architettura dei suoi anni, in seguito ai lavori che gli vennero affidati e per l’egregia opera offerta, tra cui, proprio il palazzo di Cito di Melissano, ma si ricorda anche il palazzo Terralavoro a San Potito ed il palazzo Ruvo a Materdei, potè dirsi tuttavia abbastanza quotato tra i contemporanei ed alla morte dell’Astarita, sopraggiunta nel 1775, addirittura presentò domanda al re per esser accolto nella cosiddetta terna degli ingegneri camerali ordinari del Regno di Napoli, poi, teneramente rifiutato perché troppo anziano2. Più suggestivo per questo palazzo è la sua presenza sulla mappa del Giambarba, ritratto col giardino terrazzato a più quote ed un cortile con la parete di fondo interessata da un vano ad arco destinato alla scuderia di palazzo, scorgendosi in un’altra incisione dell’Ottocento, alle spalle di codesto vano ad arco ed oltre il verde del giardino, una pregevole balaustra in marmo e piperno di notevolissime dimensioni. Infine, il palazzo viene anche indicato nella planimetria disegnata nel 1868 dall’architetto Raffaele De Nicola, in favore di una perizia incastonata in una lite sorta contro il principe di Gerace, colpevole di aver, quest’ultimo, realizzato un loggiato.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: L’integrazione dei borghi alla città: il ruolo di San Potito, Materdei, la Salute, pagine 109-119 di Alfonso Gambardella-Giosi Amirante, Napoli fuori le mura: la Costigliola e Fonseca da platee a borgo, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1994, diritto di stampa 1757198 alla BNN distribuzione 2008 c 192
(2) Cfr. F. Strazzullo, Architetti ed ingegneri napoletani dal ‘500 al ‘700, Napoli 1969, pagina 22