Palazzo Chiaromonte a via Toledo Napoli

Si tratta dell’edificio, definito da Benedetto Gravagnuolo e Pasquale Belfiore, edificio storico napoletano dalle impostazioni mendelsohniane, ed è l’unico elemento architettonico di tutta quanta la cortina edilizia a sud di Via Toledo1 a rappresentarsi assieme ai palazzi Tocco di Montemiletto e Zevallos Colonna di Stigliano, carichi di tutta la tesi linguistica originale ed unica, che non si ripete in nessun’altro tipo di esperienza.

È un edificio di natura residenziale costruito dall’architetto Ferdinando Chiaromonte, realizzato lo stesso anno in cui fu decretato il Piano Regolatore 1939, poco prima dell’interruzione dei lavori che riprogetteranno quasi esclusivamente per l’architettura fascista tutto quanto il rione Carità a Napoli.

Occupa un lotto molto irregolare nell’isolato d’angolo compreso tra Via Toledo e Via Armando Diaz, prospettando da questo lato moltissime affinità con altri impianti costruiti dallo stesso Ferdinando Chiaromonte, ed ovvero, il palazzo Persichetti a via Carducci nel cuore del quartiere di Chiaia ed un altro al viale Michelangelo sulla collina del Vomero.


La facciata del palazzo è èper metà in aggetto con morbidi raccordi curvilinei.

La facciata su via Diaz fronteggia il fianco del palazzo della BNL e buona parte del palazzo degli Uffici Finanziari

  • La linea complessiva della facciata lo evidenzia sinuoso contro l’accentuata e decisa orizzontalità dei parapetti e da una fascia di mattoni che percorre sottilissime strisce di intonaco, sormontati da quattro giri di sottili tubolari metallici. Appena risolto il problema della fortissima pendenza di Via Diaz, col basamento corrispondente alla doppia altezza dei negozi, e nascosto dalle loro insegne pubblicitarie ancora esiste il paramento delle facciate in mattoni, mentre il resto della facciata è alternato dalle coppie di finestre e dai balconi, unici elementi di notevole interesse architettonico di tutto quanto l’immobile. Infatti, i ballatoi di facciata, per metà in aggetto e per metà incassati al muro maestro dell’edificio mostrano il laterizio usato per i pilastri collegati all’ossatura portante del palazzo grazie a morbidi raccordi curvilinei. L’edificio si eleva per altri sei piani oltre il paramento basamentale, e gli appartamenti furono destinati originariamente alla media borghesia napoletana. Si presenta come fosse una vera e propria scatola, assolutamente priva di articolazioni volumetriche, ma sostanzialmente definito solo ed unitamente dal trattamento superficiale delle facciate e dal partito delle bucature. Si ricorda infine, che il palazzo Chiaromonte, affianca gli edifici alla sua sinistra, affondati nella terra delle chiese distrutte ed oggi non più esistenti di San Giuseppe a via Medina e Sant’Tommaso d’Aquino ai Fiorentini.


Spazio note

(1) Pasquale Belfiore e Benedetto Gravagnuolo Architettura e urbanistica del Novecento, premmessa di Mario De Cunzo, prefazione di Renato De Fusco Editori La Terza maggio 1994 BNN S C ARTE B 495/ter BNN SC ARTE B 495/ter