Tomba di Jacopo Sannazaro Napoli

All’interno della chiesa di Santa Maria del Parto, costruita in quel tratto di costa della città di Napoli1, denominato Margellina, appartenente al quartiere di Chiaia, in una stanza situata posteriormente l’altare maggiore della medesima chiesa, è collocato il monumento funebre del poeta napoletano Jacopo Sannazzaro.

Ai lati di una larga base sorgono due statue, una raffigurante “Apollo con una viola poggiata tra le gambe” e l’altra “Minerva armata che impugna con il braccio sinistro un grosso scudo istoriato”.

Tra esse è collocata l’urna funebre sulla quale sorge, circondato da “due amorini”, il busto del poeta2. Lo spazio creato dalle due mensole che sorreggono l’urna è occupato da un bassorilievo sormontato dalle lette D.O.M (deo optimo maximo) che raffigura una “storia” che ha come protagonisti il dio Pan dalle sembianze caprine, Nettuno e la ninfa Marsia.

Sulla base un’iscrizione in latino: DE SACRO CINER. HIC ILLE MARONI SINCERUS MUSA PROXIMUS UT TUMULO. VIXIT AN. LXXII OBIT MDXXX.

  • La cappella fu fatta dipingere posteriormente alla collocazione della tomba, alla fine del XVI secolo. Sulla parete centrale troviamo il monte Parnaso con il fiume Ippocrene dal quale scende una Fama alata pronta a coronare il busto del poeta. Nei quattro compartimenti che suddividono il soffitto troviamo la raffigurazione allegorica di quattro arti liberali: la Filosofia, l’Astronomia, la Grammatica e la Retorica; sulla parete di fronte è raffigurato l’incontro del vecchio Abramo con i tre angeli del Signore. Secondo l’iscrizione posta sul piano superiore della base, “Fr. Jo.ang.flor.or.s.fa”3, l’autore del monumento fu Giovanni Angelo Montorsoli (1506-1563) uno dei principali allievi, insieme con Raffaello di Montelupo, di Michelangelo. Ad avvalorare questa tesi4 è il Vasari che nella sua opera sulla vita del poeta, riporta una minuziosa descrizione di tutto l’iter che portò alla realizzazione dell’opera da parte dello scultore. Questa versione del Vasari è confermata, oltre che dall’iscrizione, anche dallo scrittore napoletano De Stefano che otto anni prima l’edizione del Vasari contenente la Vita del Montorsoli5, scriveva: “Nella detta chiesa sta posto un superbo sepolcro di marmo, qual fu scolpito in Genova da un frate del sopraddetto ordine, molto famoso scultor, nel quale sta sepolto il corpo di esso Sannazzaro”.


Spazio note

(1) La tomba di Jacobo Sannazaro e la chiesa di S. Maria del Parto Benedetto Croce. - Trani : tip. ed. V. Vecchi, 1892. - 27 p., [1] c. di tav. ripieg. ; 23 cm . Codice SBN SBL0715645 BNN L.P. Terza Sala 13. 04. 24- idem: Sannazaro, Jacopo - Tomba Napoli nobilissima : rivista di topografia ed arte napoletana, Vol. 1(1892), fasc. 5, p. 68-76
(2) Benedetto Croce, ricordando Pietro Summonte nella nota lettera a M.A. Michelin del 1534, attribuisce l’opera a Paolo Agostini, artista di scuola veneziana, allievo di Gianni Bellini, che fu attivo a Napoli per molti anni.
(3) Fr. Jo.ang.flor.or.s.fa. ovvero: "Fra Giovanni Angelo fiorentino, del’Ordine dei Serviti".
(4) Benedetto Croce ricorda come questa tesi fu messa in discussione nel 1624 dal D’Engenio, che attribuisce la paternità del monumento allo scultore napoletano Girolamo Santacroce: il Montorsoli avrebbe scolpito solo le due statue laterali di Minerva e di Apollo, rimaste incomplete a causa della morte del Santacroce e l’iscrizione dei frati farebbe riferimento solo a queste due opere.
(5) "Descrizione dei luoghi sacri della città di Napoli", Napoli 1560.