Galleria Umberto I: l’inaugurazione

La Galleria Umberto I a Napoli1 fu inaugurata il 10 novembre del 1890, avviando per l’occasione la prima Mostra del Lavoro, che si sarebbe tenuta per 79 giorni consecutivi e di cui, suo presidente, fu Nicola Amore, nonché sindaco della città di Napoli a quell’epoca.

L’immobile occupa buona parte del quartier San Ferdinando inglobando in esso le preesistenze storiche dei palazzi Barbaja e Cirella e le chiese di San Ferdinando di Palazzo e Santa Brigida di Svezia.

Si legge sui documenti d’archivio che il contratto stipulato tra l’Impresa dell’Esquilino di Roma, società concessionaria per il Comune di Napoli nella costruzione della Galleria e lo stesso Municipio, definiva l’ordine dei lavori da procedersi di modo che si compissero gli isolati uno dopo l’altro, a seguito dei lotti sventrati dagli espropri e sulle zona di vuoto ricavate dalle preesistenze demolite.

Nonostante il corso dei lavori reso celere dalle indisponibilità delle risorse umane ed economiche, la galleria, con un vistosissimo cantiere ancora attivo nella parte centrale dell’erigendo complesso, fu comunque inaugurato per quella data.

Tuttavia, però, va ricordato che la sensazione di generale ritardo dei lavori fu compensata dalla messa in opera di altre parti già rifinite e portate a compimento in tempi più serrati.


Le peculiarità dei lavori prima dell'inaugurazione.

La consegna dell’organismo architettonico pienamente a regime non venne rispettata causa la condotta dei partecipanti nell’espletamento delle pratiche di esproprio.

  • E le relative spettanza ancora da quietare. Gli immobili che resistettero allo sventramento dell’ex-rione a Santa Brigida, prime tra le tante, proprio la veneranda chiesa borbonica di San Ferdinando di Palazzo, furono la causa pienamente responsabile del ritardo conclusione dei lavori. A confermare la condizione dei fatti testè citati, una “memoria manoscritta”, trovata allegata all’archivio dell’Impresa Esquilino di Roma, firma e data 13 febbraio 1889, con la quale, da quanto si legge, si ricava l’impressione che per quella stessa data il punto dei lavori non era così come se lo sarebbero aspettati. All’inaugurazione tuttavia, sempre seguendo rigo per rigo il testo riportato dalla “memoria manoscritta” si evince che risultavano condotti a termine il “rustico” dell’isolato A tra Via San Carlo e Via Verdi, fino all’altezza del palazzo Capone, anch’esso ancora in corso di trattativa per l’annosa questione del piano attico abusivo, in luogo del quale, verrà poi costruito il Salone Margherita. Il rustico dell’isolato C più o meno corrispondente alla porzione settentrionale di Via Santa Brigida doveva ancora esser ultimato per la parte dell’ultimo piano, contigua alla chiesa dei Lucchesi, mentre per quanto concerne la parte restante lungo la proprietà di palazzo Barbaja vi erano state fondate solo le murature del pian terreno. Del quarto isolato D erano già pronte le fondazioni perimetrali interne ed ancora bisognava, sempre al suo interno, sbancare il braccio corrente tra Via San Carlo e Via Santa Brigida compreso il nucleo centrale da dove poi sarebbero stati tratti i locali sotterranei e creare le sottofondazioni.

I grandi festeggiamenti per l'inaugurazione della Galleria Umberto I.

Per l’inaugurazione della Galleria, specie per il cerimoniale, tutto fu pronto però già dal luglio del 1890.

  • Sul Piccolo del 1 e del 2 luglio appare con titolo univoco Mostra del Lavoro, che annuncia: ” … il comitato esecutivo ancora riceve fino al 10 luglio alle ore 3 per riscuotere la somma dovuta per entrare in Galleria durante i giorni della Mostra del Lavoro” che comunque non avverrà che non prima di ottobre di quell’anno, allorquando si inizierà a discutere molto più formalmente di consegnare l’opera. Per l’inaugurazione venne fondato anche un comitato detto appunto: Comitato per l’Inaugurazione della Galleria Umberto Imo. Da maggio a settembre del 1890 in Consiglio Comunale per la grande occasione legata all’inaugurazione della Galleria non si faceva altro che aggiungere espositori fino a raggiungere quota 700 espositori impegnati direttamente su parola del Municipio. Il corpo consistente degli espositori determinò effettivamente l’esigenza solo politica di rappresentatività.


Spazio note

(1) Galleria Umberto I. Architettura del ferro a Napoli di Ugo Carughi prefazione di Giancarlo Alisio, Franco Di Mauro Editore. Il presente volume nasce da una ricerca condotta nell’’ambito dei programmi dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ISBN-88-85263-86-0 BNN distribuzione 2008 D 12