Il Rettifilo a Napoli: descrizione

Corso Umberto I a Napoli1 è la strada di collegamento tra piazza Garibaldi e piazza del Municipio comunemente conosciuta dai napoletani come il Rettifilo2, la strada del Risanamento per eccellenza3 (3bis).
Fu un tale un tale successo urbanistico, che la sua forma è stata riprodotta tale e quale anche per il Corso principale di Secondigliano, ed una versione più piccola fu ripresa per il corso principale di Barra.

Si tratta di una complessa trama viaria, sottratta al Municipio di Napoli nel 18663ter e per le addotte ragioni verrà rettificato a dovere dalla Società per il Risanamento4 creata "ad hoc" da un gruppo finanziario non napoletano5  come accaduto per la Galleria Umberto I, e le cliniche universitarie a piazzetta Miraglia. La Società per il Risanamneto oltre a bonificare e rettificare ampie sezioni della città, edificò e sperimentò sensibilmente nuovi moduli abitativi6 nei fatti realizzati nell'immediato circondario.

Quindi il corso è stato ottenuto per innalzamento del terreno servito dal materiale di risulta delle colmate, tre metri sul livello del mare, risultando per tanto azione finale e relativa della bonifica dei quartieri di Porto, Pendino, Mercato e Vicaria7 e meglio noti alla cartografia catastale come i Quartieri Bassi7bis, distrutti in luogo di una maggiore e precipua funzione di collegamento est-ovest del tracciato posto tra la città moderna e la città vicereale. 

Attraversando i "Quattro Palazzi", cioè piazza Nicola Amore e l’innesto di via Duomo, che prosegue oltre l’incrocio, realizzando a sua volta un collegamento efficace tra via Foria e Via Nuova Marina8, il Rettifilo prosegue da questo punto in direzione del Maschio Angioino dritto fino a piazza Giovanni Bovio, comunemente detta piazza della Borsa9. Da questo punto in poi il Rettifilo disegna una Y con strade aperte a destra e a sinistra, le attuali via Agostino Depretis e via Guglielmo Sanfelice per collegarsi felicemente a Via Armando Diaz. Eslcusa per ragioni economiche, il taglio ed il risanamento massimo per la zona del rione San Giuseppe-Carità.


Il percorso storico e la rettifica dei Quartieri Bassi.

Il rettilineo parte a sud dalla piazza della Stazione Centrale, piazza Garibaldi, fulcro dell’ampliamento orientale in vicinanza dei quartieri dell’Arenaccia e Sant’Erasmo.

  • Ed è proprio nella zona di Sant'Erasmo che sarebbe dovuto nascere un quartiere commerciale del quale oggi resta solo un tronco ferroviario autonomo, che comunque corre parallelo alla prima fascia sud del Rettifilo incassato all’interno della fitta trama edilizia al di là di Via Nuova Marina. Quest’ultima infine, per le contrastate vicende che ne hanno caratterizzato la sistemazione, segna nuovo perimetro dall’altro lato, generando tra le due arterie una sorta di quartiere stretto e con due sistemi edilizi autonomi, che si contraddicono più spesso e dove non è ancora possibile intravedere la benché minima connessione. L’apertura del Rettifilo, distruggerà per sempre il chiostro della chiesa di San Pietro ad Aram pur comunque utilizzandone gli antichi giardini per agganciare l’area di Porta Nolana al tratto meridionale del Corso Garibaldi. La costruzione del Corso ha avuto un proseguimento afflitto da continue interruzioni, accertata dalle valutazioni fatte dalla Prima Direzione Tecnica sui lavori e dalla commissione di parte per le società coinvolte nel Risanamento della città istituita il 13 maggio 1887, ispirata ai modelli urbanistici collaudati nelle città più incivilite d’Europa10 comportando così, quelle tipiche esclusioni urbanistiche che, però, finirono per collocarla al centro della storia liberale della città11, e con esso il riordino dell'assetto urbano moderno. Tutto ciò che graviterà attorno a piazza Mercato verrà confermato nei lavori di ammodernamento limitando gli interventi ai soli tagli delle vie Savarese, via Chioccarelli e via di Santa Maria della Scala. Unitamente, poi alle operazioni optate su via Duomo, lo sventramento dei Quartieri Bassi disperderà per sempre le tracce dell’antico invaso della Sellaria.

L'area medievale attraversata dal Corso Umberto I.

Dove invece la compattezza del tessuto rimane invariata e la formazione concentrica altomedievale inalterata è nell’area tutt’intorno alla chiesa di Sant’Agata, cuore del quartiere degli Orefici

  • Per tutto quanto il fronte interno, le compatte cortine edilizie rispetteranno lo stile Liberty del primo Novecento, diversamente per il fronte a mare dove invece viene confermato l’aspetto tradizionalmente attribuito all’edilizia vicereale. L’esasperazione d’opera del Risanamento lascia meglio a vista i segni della totale distruzione nell’area subito dopo la chiesa di San Pietro Martire tra via Mezzocannone, via di Sedile di Porto e Rua Catalana, con l’apertura ad ogni costo di piazza Borsa. In quest’area senza alcuna incertezza verranno sventrate dall’azione modernista degli ultimi anni dell’Ottocento edilizio il tessuto settecentesco relativo ai confini dei fondaci oggi insediati dalle costruzioni su via De Pretis e della chiesa di Sant’Onofrio De’ Vecchi. In realtà, l’azione urbanistica che culmina in quest’opera non escluse inizialmente forti pressioni per interessare ulteriormente le società già esistenti a metter mano anche nella realizzazione del Corso Garibaldi nel tratto in direzione del Serraglio, e la breve retta che collega il piazzale della Stazione a San Giovanni a Carbonara. L’azione ebbe l’esito che tutt’oggi si ammira, seppur con grande sacrificio riuscendo ad evitare la costruzione di una quarta strada prevista per collegare l’area delle Ferrovie a via Duomo, che se fosse stata realizzata per davvero, non avrebbe avuto  alcun riguardo per le preesistenze ambientali, anzi, avrebbe distrutto il tracciato ortogonale greco, abbattendo al suolo la basilica dell’AnnunziataSan Giorgio MaggioreSant’Eligio dei Chiavettieri e Sant’Agrippino a Forcella. Altre preesistenze abbattute nei tagli all’interno della trama urbanistica afferente al Rettifilo si ricordano nello spazio tra i complessi di Sant’Eligio Maggiore e San Giovanni al Mare.

Il tracciato del Corso Umberto I a partire da piazza Nicola Amore a piazza Borsa.

Subito dopo la zona dei Quattro Palazzi i tagli proseguono con un andamento nord-sud, in maniera unilaterale sia alla costa che alle strutture urbane già esistenti sul posto.

  • Al di là dell’innesto di via Pietro Colletta, alle spalle del Palazzo Martone, lo stato dell’arte dell’opera del Risanamento distruggerà l’antichissimo chiostro del convento di Sant’Agostino alla Zecca. Con questa strada, quindi le società del gruppo sul Risanamento avrebbero reputato un risorgimento igienico e morale dei cosiddetti Quartieri Bassi, la zona più bassa della città e rispettivamente i quartieri di fondazione medievale, compresa la fascia rivolta sul Golfo e l’agglomerato urbano sull’altura ancora sede del primitivo stanziamento greco, distrutti  e determinati ad esser ricostruiti per soddisfare esigenze domiciliari improrogabili. La pulizia in senso igienico di quest’ampia zona di Napoli fu tema sociale anteposto alle esigenze edilizie in linea con le istanze culturali che si andavano affermando negli anni tra il 1900 ed il 1940. Tuttavia, già subito dopo l’Unità d’Italia vennero realizzate opere di bonifica a ristrette aree che ancor’oggi sono interessate dall’attraversamento del Corso Umberto I, laddove la sezione Mercato, ad esempio,  si fronteggia col fronte esposto della Duchesca e l’area di Portanuova rimasta  separata dall’ala ovest del Pendino. E nel 1885 allo scoppiare dell’ultimo colera, in questa ampia zona della città, quando la linea di strada dritta non ancora esisteva,  s’inciderà in maniera drastica oltre che irrimediabile provando ad anticipare molte delle soluzioni urbanistiche, in un qualche modo già affrontate nelle leggi speciali del 1904 e che solo il Risanamento dell’Alto Commissariato del 1925 riuscirà a realizzare definitivamente, specie nell’offerta del PRG, commissariata dal prefetto Baratono.


Spazio note

 (1) CONTRIBUTI :Piazza Borsa e Piazza Nicola Amore di Giancarlo Alisio Aspetti della Cultura architettonica dell'800 a Napoli. Il risanamento e l'ampliamento della città in Rivista di Architettura, Cronache e Storia, numero 255, 948137 rivista mensile direttore Bruno Zevi Anno XXII n° 9 gennaio 1977 BNN SEZ NAP MISC. VI C 3/13 e da: I quartieri bassi di Napoli dietro il risanamento progetto di Ludovico Fusco, F. Domenico Moccia, Salvatore Polito Litografie artistiche napoletane presso la L.N.n di Napoli febbraio 1984 BNN SEZ NAP MISC. C VII 3/33
 (2) Tra i progettisti del Rettifilo si ricordano disegni a firma di Francesconi e Perez, i fratelli Giordano, Amato, Satriano e Campanella. Ma alla fine, seppur con molte parzialità di sorta verrà scelto il disegno di Alvino per collocarlo in successivi sviluppi di ulteriori progetti futuri. Unica nota degna di critica fu il solo sfogo dell’ingegnere comunale Incagnoli, che lamentava il difetto dei progettisti che hanno ben pensato di tracciare una linea dritta sulle planimetrie geometriche, come avrebbe potuto tirarla un qualsiasi ingegnere a suo talento e calcolando larghezza per lunghezza hanno così stabilito quanto spazio serve per realizzare il tracciato senza tener conto delle planimetrie altimetriche. Ai progetti sollevarono qualche eccezione non di competenze il consigliere Rodinò, Carafa d’Andria che si preoccupava solo sella povera gente che dall’oggi al domani si sarebbe vista sfrattata e Luigi Settembrini che insisteva di non dare seguito al piano per il Rettifilo, benché già l’allora via Marina potesse servire allo scopo di collegare i versanti opposti della città. Tra l’altro Luigi Settembrini odiava i rettifili; secondo lui servivano solo a caricare la folla con la cavalleria e le mitragliette.
 (3) Il Rettifilo resta una strada cosiddetta formale degli enunciati programmatici che ne accompagnarono il progetto, rispecchiando in modo rilevante la volontà di operare nel senso che si è poi ottenuto, cioè una strada dritta a tutti i costi, contrariando le istanze sociali in lotta per difendere il tessuto urbano antico che la stessa avrebbe ed ha effettivamente cancellato. Il Rettifilo attraversa una somma di quartieri satelliti tra loro e due piazze dalla forma geometrica, piazza Borsa e piazza Nicola Amore intese come centro di irradiazione di altre strade simmetriche, tipico della cultura urbanistica dell’Ottocento sulla scia del piano regolatore della città di Parigi a firma di Hausmann.
 (3bis) Fu affidata a cottimo ad un unico concessionario sulla base di un capitolato generale, con precise istruzioni circa la possibilità di gestire oltre alla bonifica e alla costruzione delle opere in superficie e nel sottosuolo, anche gli espropri e la ricollocazione del materiale fin qui espropriato. Il taglio risanatore dell’epoca degli sventramenti liberali, di cui il Rettifilo ne è la massima espressione, fu indetto più e più volte per concorso, l’ultimo, quello del 20 dicembre del 1871 ”riuscì, si legge sul testo, a superare la logica del caso per caso soddisfatta in questo senso dal Piano di Riordinamento della città. Esitato dalla Sezione di Architettura dell’Associazione degli Scienziati, letterati ed artisti di Napoli il concetto di evitare che il Corso terminasse direttamente a via Medina per non incalzare il notevole livello di traffico veicolare, all’epoca rappresentato appena da carri e da cavalli. Estratto da: Paola Cislaghi, Il Rione Carità, Electa Napoli. Uomini e luoghi delle trasformazioni urbane Collana diretta da Giancarlo Alisio Luglio 1998 per conto della Electa Napoli 14520001-62614 BNN SEZ. NAP. VII B 1593, nota 24 di pagina 36
 (3ter) Il piano verrà deliberato dal Consiglio Comunale nelle sedute del 10 febbraio del 1885, ed approvato dai RR.DD 7 gennaio 1886, e quelli parcellari del 22 luglio dello stesso anno. Diverrà esecutivo con la delibera della giunta comunale del 1888 e sancita dal R.D 17 marzo 1889, numero 6024. Nell’ultima variante il rettifilo verrà accorciato di 218 metri, per consentire l’apertura di via Sanfelice e l’eliminazione della piazza poligonale suggerita dalla scienze hausmanniane. Estratto da: C. Beguinot, La città e le sue strade. nota 28 pagina 36 di Il Rione Carità, Cislaghi, op. cit
 (4) L’area dei lavori ed i relativi progetti vennero dati a cottimo alle società piuttosto che al Comune per poter suddividere l’area dei lavori in tante concessioni diverse. A giustificare il cottimo sull’impresa di realizzare la nuova strada fu l’esigenza di portare a termine i nuovi edifici prima di demolirne i vecchi ed infine stabilire un prezzo congruo sui nuovi alloggi.
 (5) La Gara d’appalto fu vinta da una società anonima detta Società per il Risanamento di Napoli, con un capitale di trenta milioni di lire. La società dell’epoca s’impegnò col re e col popolo di portare a termine i lavori concessi entro dieci anni dalla data di affidamento dell’incarico. Oltre al Corso la società s’impegnò pure per suo conto di realizzare per la prima volta in questa zona la rete fognaria, l’esproprio dei terreni ai margini del rettifilo. Il piano operativo sui lavori di costruzione del Corso Umberto I a Napoli divenne esecutivo in seguito alla delibera della Giunta comunale e l’approvazione finale del Consiglio nel febbraio del 1888. Il decreto del Re del 17 marzo 1889 numero 6024 concluse l’iter amministrativo. Le società coinvolte nell’opera di risanamento e costruzione del Rettifilo napoletano saranno: Società Generale di Credito Mobiliare di Firenze, la Banca Generale di Roma, la Banca SubAlpina di Torino e la ditta dei Fratelli Marsaglia di Torino. Così scritto in: Documenti relativi alla storia del Risanamento dal 1885 al 10 gennaio del 1910 vol. I, 1915; raccolta conservata presso l’archivio storico della Società per il Risanamento di Napoli. (A.S.R.N) nota 29 pagina 36 di Il Rione Carità, Cislaghi, op. cit
 (6) Gli edifici costruiti con facciata prospisciente il Corso Umberto I a Napoli anche se alterati dalle sopraelevazioni del secondo dopoguerra, si presentano a carattere omogeneo, ispirati alla corrente neo-rinascimentale; tipologia a cortile chiuso e due appartamenti per ogni scala. Questo processo esiterà una cortina edilizia squisita oltre che compatta: il tema di questi palazzi e di queste case, riferiscono di una committenza borghese, ricca, che in cinquant’anni non hanno fatto altro che disegnare e ridisegnare gli spazi urbani a seconda delle loro stesse preferenze: il piano ammezzato, il piano nobile, le finestre tutte timpanate, il sottotetto, la facciata con basamento bugnato, parte centrale liscia e sottogronda decorata. Per questo tipo di moduli vedasi anche: Il razionalismo e l'architettura in Italia durante il fascismo / a cura di Silvia Danesi e Luciano Patetta ; saggi di V. Castronovo ... \et al.!. - Venezia : La biennale di Venezia, \1976!. - 203 p. : ill. ; 25 cm. ((Pubbl. in occasione della Mostra tenuta a Venezia nel 1976. Codice SBN CFI0312604 ISBN 8843524372 BNI 77-2817
 (7) Giancarlo Alisio e Alfredo Buccaro Napoli Millenovecento. Dai Catasti del XIX secolo ad oggi. La città, il suburbio, le presenze architettoniche per la Electa Napoli 2000 BNN SEZ NAP VII A 1613 pagg. 105 106 107
 (7bis) A proposito della questione dell’abitare, in maniera del tutto più politica che tecnica, all’azione urbanistica della costruzione del rettifilo napoletano, Matilde Serao in occasione del ventesimo anniversario del Colera a Napoli del 1884, scrisse tre nuovi articoli da aggiungere agli altri nove precedentemente redatti, lagnando la questione Risanamento. A riguardo del Corso Umberto I, la scrittrice lo espresse come un fallimento dell’azione di bonifica di tutta l’operazione Risanamento, un semplice paravento per nascondere la condizione divenuta peggiore di prima: lo spazio s'era ristretto e siccome gli abitanti non si potettero permettere di pagarsi da vivere sul Corso furono costretti ad abitare dietro al Corso; sicchè, allo spazio ristretto dovè aggiungersi l'aumento dei cristiani. Conclude, a conferma di quanto denunciò Matilde Serao, gli scritti di Engels per un giornale dei Socialdemocratici tedeschi del 1872-1873 ”Volks staat”, col quale, lo stesso, tenne a precisare che ” la borghesia trova un solo modo per risolvere la questione abitazione: la risolve nella maniera tale, che la soluzione, non fa che riprodurre la questione”. Così trovato scritto in Angelo Renzi, Barra Ristampa, analisi ed approfondimenti di due documenti sulla storia di Barra, Napoli 1999 Magna Grecia editrice. Tipografia LAURENZIANA al Vico dei Majorani di Napoli, a pagina 21.
 (8) L’assetto a mare dei Quartieri restò un tema neppure affrontato e a dimostrarlo proprio l’uscita di via Duomo su via Nuova Marina, assegnata a due edifici che non hanno alcun valore urbanistico, e contraddizione vuole che verranno distrutti i bastioni del Carmine Maggiore, importantissimi come segni tangibili e visivi della città consolidata, per far posto alla prosecuzione della Strada dei Fossi.
 (9) Per una maggior chiarezza sulle decorazioni che interessano le facciate del Corso Umberto I a Napoli, Giancarlo Alisio a proposito della piazza Giovanni Bovio, meglio nota come piazza Borsa, ricorda un po’ questa operazione come una sorta di pasticcio dell’architettura e dell’urbanistica, combinato nel tentativo di diversi ingegneri ed architetti di farsi conoscere attraverso il riutilizzo abbondante di vecchi stili e così chiudere il lungo tragitto del Rettifilo da e per la Stazione Centrale. Questa piazza, come la piazza dei Quattro Palazzi, all’inizio doveva rappresentare la massima espressione della nuova classe dirigente del primo Novecento. Semplici e chiare impaginature di due palazzi simmetrici, tra l’altro oggi anche sopraelevati. Secondo il d’Alisio, sarebbero dovuti bastare ad aprire il tragitto del corso. E invece no: segno del potere dello sfruttamento territoriale di quegli anni che nulla teneva a che vedere con le classi dirigenti, si è continuati a costruire sui lati vacanti. Questi nuovi edifici son caratterizzati dal bugnato sul basamento ed un non meglio precisato design dei piani superiori. Questa piazza fu resa celebre dal palazzo della Borsa, completato nel 1895 su progetto dell’architetto Guerra e dell’ingegnere Ferrara. Per quanto riguarda il caso di piazza Nicola Amore, il pasticcio, conclude Alisio, raggiunge tali effetti, che alla fine si dovè rinunciare a qualsiasi sistema compositivo.
 (10) Marino Turchi, consigliere municipale pubblica nel 1861 l’indagine che porta il nome di Sull’igiene pubblica della città di Napoli con la quale suggerisce di indagare soprattutto nelle città più incivilite d’Europa per studiare da vicino soluzioni ad esse attuate e formulare proposte adeguate al caso particolare.
 (11) Scrive il De Fusco: "Il criterio urbanistico di bonificare ed ampliare contemporaneamente è risultato incontestabile, anche se in fase operativa nella realizzazione dell’arteria viaria si sono verificate dannose interferenze tra l’una e l’altra operazione. L’iniziativa privata e l’insediarsi di nuove opportunità commerciali hanno reso la realizzazione dei nuovi quartieri afferenti a questa strada una storia a se stante".