Via Toledo Napoli

Via Toledo1(2)3 è una strada di Napoli3bis, asse vicereale della città del Cinquecento4, tracciata in linea con lo spazio fisico e di relazione col centro storico UNESCO destinato da sempre alla segregazione di attività prioritarie alle funzioni commerciali.

Mantiene i principali fronti aperti sulla strada, la medesima portata all’attuale sistemazione del 1904 completamente rifatta dopo esser stata prima interessata dagli sventramenti lineari della città fascista

Commissariata quindi nel 1925, e poi del tutto distrutta dai bombardamenti del 19435, fu restaurata ancora una volta e l’ultima volta durante gli anni Novanta del Novecento, ed oggi come da sempre è accompagnata fedelmente dai primi due cardini del sub comparto dei Quartieri Spagnoli, il Vico Lungo Gelso e Via Speranzella.

Per la sua lunga estensione viaria e la varietà delle sezioni accorpate ha assunto l’importanza di un’unità territoriale minima formandosi quindi in un contesto di profonde trasformazioni urbanistiche avviate a mutazioni permanenti diffuse in tutt’Europa dalle riforme partite proprio dal governo di Madrid6.

Fu progettata dall’architetto Ferrante Maglione e consegnata alla pubblica utilità solo nel 15597, senza le quinte prospettiche da e per i Quartieri Spagnoli che la caratterizzano più a sud8 con epicentro massimo della cultura del barocco immobiliare individuato a piazzetta Duca D’Aosta9.


La funzionalità dell'asse via Toledo.

Le composizioni centrali furono aggiunte durante l’epoca del Rinascimento. È lunga più di un chilometro e larga 15 metri.  
 

  • Il baricentro di tutta via Toledo è localizzato nei pressi del palazzo della Nunziatura Apostolica. L’unico simbolo del potere religioso lungo tutto l’asse10. Venne poi chiamata via Roma nel 1870 sotto l’Amministrazione comunale del sindaco Paolo Emilio Imbriani11, all’indomani dell’avvenuta Unità d’Italia, ed oggi come allora, collega piazza Dante Alighieri al terminale sud di piazza Trieste e Trento, attraversando piazza Sette Settembre e piazza Carità, lambendo tutti quanti gli slarghi presenti sul tracciato secondo quello che è di fatto lo schema di un ambiente urbano rimasto medievale. Riceve l’affluenza residenziale dalla collina delle Mortelle proprie delle sezioni San Ferdinando e Montecalvario, alle quali si aggiunge il comparto della Pignasecca e Montesanto sotto la collina del Vomero e la ridistribuisce verso le forme urbane di Santa Chiara, San Lorenzo e Spaccanapoli limitatamente per il tratto bonificato del rione San Giuseppe- Carità, comportandosi per tanto come una rilevante e complessa area di smistamento estremamente differenziata al suo interno da fenomeni di vario tipo12(13).

Storia minima di Via Toledo.

La strada è anche da considerarsi ancora centro del piano di riforme della città del Cinquecento.

  • Creata come asse d’espansione in sorte di realizzare scorrimento veloce tra i quartieri angioino-aragonesi della città intra moenia a settentrione14 col tessuto urbano di recente fondazione all’apice di via Chiaia e dei quartieri satelliti al Palazzo Reale di piazza del Plebiscito. Pur tuttavia considerando l’ipotesi di molti storici che videro il nascere di questa strada come l’esito di un maggior controllo della città del porto, effettivamente è vero che essa stessa finisce per collegare anche la residenza collinare della città con Castelnuovo a piazza Muncipio. Complessivamente è identica alla forma tracciata nel Cinquecento per il settore a nord, mentre le maggiori modificazioni si rilevano nel comparto a sud nell’area compresa tra piazzetta Duca d’Aosta ed il palazzo di Domenico Barbaja, con la costruzione della Galleria Umberto I, un prodotto nato dagli esperimenti di modernizzazione commerciale della città antica sempre più tesa a replicare i successi urbanistici di Parigi e Milano. Forte di questa esperienza, via Toledo diverrà rappresentativa della soluzione ricercata e trovata nel concetto del nuovo come conforme all’esistente, di cui ne riprende le forme15. Ed infine, la Galleria Umberto I, con i suoi cinque ingressi speculari, collega ulteriormente ed efficacemente via Toledo a e tra loro via San Carlo, Via Santa Brigida e Via Verdi.

Via Toledo e la questione contemporanea. 

Ma la trasformazione che la rese significativa per il potere paradigmatico del commercio napoletano, fu l’apertura nel 1936 di Via Armando Diaz, prosecuzione di via Sanfelice.

  • Una delle strade a sua volta biforcatasi dal Corso Umberto I, asse portante del generale piano di contenimento, e quindi, strada che solcando il cuore dell’architettura e dell’urbanistica fascista napoletana, finirà per collegare via Toledo alla zona della Stazione centrale e l’area orientale di Napoli. Rilevante per l’identità urbana di via Toledo è la presenza sul tratto meridionale del palazzo del Banco di Napoli, fondato nel 1539, con facciata e centro prospettive al piano terra progettati dal Marcello Canino nel 1939, coincidente con l’istituzione pubblica del 1926 dell’Istituto di Credito poi detto Banco di Napoli in Società per Azioni16, affiancato da altro Istituto di Credito oggi non più in essere al palazzo Zevallos; il fitto edilizio delle banche napoletane localizzate lungo il tragitto ha generato la commistione della città dei servizi con la tradizione mantenuta intatta dall’edilizia dei Quartieri Spagnoli, fatto per cui, a metà degli anni Novanta del Novecento si decise di intervenire in opera al crescente degrado, chiudendo definitivamente la strada al traffico veicolare e lasciando emergere la doppia sostanza del tracciato, composto prevalentemente da servizi di altissima qualità distribuiti dalle banche, ed una serie di altri servizi di offerti dallo sviluppo di un terziario più scadente17(18). L’architettura del ventennio fascista ha poi profondamente modificata la percezione dei luoghi rimasti pressocchè simmetrici rispetto agli edifici rivisti in triplice scansione, tutti quanti desunti dal passato col proposito di conciliare assieme tradizione e modernità mediterranea tipica del regime.

Via Toledo e la questione del Ventennio Fascista.

Quindi, abbandonando di fatto l’approccio storico, via Toledo a partire da quegli anni sarà approdo per emergenze monumentali fredde e razionali.

  • Che non terranno in conto nulla del contesto in cui sorgeranno gli edifici fascisti in prossimità della medesima strada19. Il dato tipico degli eventi che interesseranno via Toledo è il palazzo della Banca Nazionale del Lavoro, costruito da Armando Brasini, nel quinquennio 1933-1938 per ospitare inizialmente l’Istituto fascista della Previdenza Sociale. Collocato su di un lotto irregolare e a forma di rombo, racchiudendo al centro un cortile irregolare anche questo, sul quale, sporgono scale ovali, l’edificio si mantiene su una planimetria assai raffinata ed usa il salone centrale come perno compositivo di un numero enorme di aperture incise nella gran mole dell’edificio completamente rivestito di travertino. Il palazzo è visibile anche da grande distanza e da sempre riveste il compito di rappresentare simbolicamente l’ingresso ufficiale al rione Carità.

Alcune curiosità storiche che interessano la storia contemporanea di Via Toledo.

Tra le curiosità storiche che interessano via Toledo, ad esempio, la marcia su Roma del 1922.

  • Fu discussa, com'è ben noto, al palazzo Maddaloni, e per l’adunata delle Camice Nere seguito allo storico discorso di Mussolini al San Carlo di Napoli, 4 giorni prima della presa del potere a Roma. All’altezza dell’incrocio di via Toledo con Spaccanapoli scoppiò una violenta rissa tra i sostenitori del Partito Nazionale Fascista e gli oppositori simpatizzanti del governo di re Vittorio, durante la quale, perse la vita una nonnina di ottant’anni per un revolverata.  Il noto calciatore del Napoli, Attila Sallustro, fu premiato dal suo presidente Giorgio Ascarelli con una delle prime automobili balilla, che il calciatore, non esitò a provare su strada, proprio a via Toledo, investendo un passante, il quale, per specularci sopra, si finse gravemente ferito, salvo poi ritrattare tutto appena scoprì che alla guida del veicolo c’era il suo amato calciatore.  Negli anni Settanta del Novecento, un uomo, detto Agostino o’pazzo, sfidava le allora auto della polizia a bordo di una moto Guzzi in una spericolata corsa al ladro che egli stesso procurava lanciando ogni volta un falso allarme. Nella logica delle speculazioni del dopoguerra, nello spazio vuoto di via Conte di Tappia nei pressi dell’area occupata dal palazzo Tocco di Montemiletto, venne costruito il gigantesco palazzo della Motta, appellativo che gli venne conferito subito per la presenza nello stabile di un bar tutto in acciaio cromato, oggi non più esistente, ma che nella più piena della tradizione nordica, era proibito ai dipendenti accettare mance al banco. Fino al 1980, data in cui era già attivo il divieto di transito alle auto, quasi tutte le sere, lo stesso divieto veniva puntualmente infranto da automobili di passaggio per gestire le scommesse illegali sulle corse dei cavalli lasciati liberi di trottare sul tracciato, e, prima dell’alba, a strada sgombra, le automobili dei contrabbandieri di sigarette risalivano il percorso da Santa Lucia ed il borgo dei Marinari, violando spesso impunemente il divieto.

Il patrimonio immobiliare prospisciente Via Toledo.



Spazio note

(1) Attività commerciali e spazi urbani : per un approccio geografico al centro storico di Napoli / Libera D'Alessandro. - Napoli : Guida, c2008. - 308 p. : ill. ; 24 cm. ((Opera pubblicata con il finanziamento del Consiglio nazionale delle ricerche nell'ambito del progetto "Promozione ricerca" per l'anno 2005 Codice SBN IEI0294588 ISBN pagg. 196
(2) Via Toledo è ammessa all’esperimento di pedonalizzazione di un tratto significativamente più vasto del centro storico, determinato dalla giunta del sindaco di Napoli, Gianluigi De Magistris, sindaco dal 2011, che lo ha effettivamente avviato come progetto ZTL.
(3) Si chiama così, in onore al decimo vicerè di Napoli, don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, alla corte di Carlo V degli Asburgo entrato a far parte del Regno nel 1532. Marrone R., 1991-1993 Le Strade di Napoli, Roma Periodici Locali Newton.
(3bis) "...la strada più popolosa ed allegra del mondo" [*Roma, Napoli e Firenze nel 1817/ di Stendhal. - Milano : V. Bompiani, 1943. - 522 p., [26] c. di tav. : ill. ; 21 cm. ((Trad., prefazione e note di Bruno Maffi e Ferrante Palla [i.e. Bruno Pincherle]. Codice SBN SBL0737342]
(4) Cfr., Tarcagnota Del sito e delle lodi della città di Napoli, a pagina 10 cita: Antonio Colombo: La strada di Toledo, Napoli Nobilissima, vol IV, f, 1, 1985 qui in questo testo alla pagina 3
(5) Antonellis G., La bomba che viene dal grande freddo, Napoli, Guide Toledo, oagg 72-73
(6) Daria Margherita: la strada di Toledo nella storia di Napoli, collana di storia dell’architettura e del design, diretta da Renato De Fusco, 2006 Liguori Editore, pag. 3 BNN Sezione Napoletana VII B 419
(7) De Fusco R., 2003 La Strada di Toledo. In ID Rileggere Napoli Nobilissima. Le strade, le piazze, i quartieri, pp 4-23; Doria G., 1967 Via Toledo Cava de’ Tirreni De Mauro Editore, e Doria G., 1979 Le Strade di Napoli, saggio di toponomastica storica. Milano-Napoli, Ricciardi.
(8) Cfr. Giancarlo Alisio, ed Alfredo Buccaro, Storia e disegno urbano dell’area di Montecalvario dal piano vicereale ai programmi di re Ferdinando II, in Napoli: Montecalvario, una questione aperta, a cura di S. Bisogni, Clean, Napoli 1994, pag. 24
(9) G, Pane, Pedro de Toledo, il vicerè urbanista in Napoli Nobilissima, vol. XIV, f. 5 settembre-ottobre 1975, pag. 167
(10) S. Attanasio, I palazzi di Napoli. Architettura e interni dal Rinascimento al Neoclassicismo, E.S.I., Napoli 1999, pagina 36
(11) La discussione sul cambiamento del nome alla strada avanzò oltre il semplice dibattito, animando, scrive la D’Alessandro, lo scontro delle due anime della città: cioè la prima, quella ereditiera di una mentalità tutto sommato ancora fortemente legate alle tradizioni del Settecento, comunque orgogliosa degli eventi nazionali visti anche e soprattutto come ulteriore ipotesi di riscatto del Mezzogiorno italiano in Europa, e la seconda, quella saldamente ancorata alla gestione del potere locale che pretese il cambiamento del nome della strada come soddisfazione da assecondare ai nuovi dominatori piemontesi. A testimonianza di quanto sia centrale questa strada, si ricorda che il cambiamento di nome arrecò notevoli danni all’immaginario collettivo e ne seguirono ondate di protesta da parte dei commercianti della zona. Mascili Migliorini Tutta d’Italia mi voglio vestire, Napoli Guide: Toledo pp 53-54
(12) Laino G., 2001 Il cantiere dei Quartieri Spagnoli di Napoli. Territorio, numero 19, pagg. 25 e 32; Stanco A, Stanco L., laino G., 1994 Quartieri Spagnoli storia di un intervento. Dove sta Zazà, numero 5 pagg 26-30
(13) SI.RE.NA Studio di fattibilità finalizzato all’avvio di un Programma Pilota di intervento per l’eliminazione dei Bassi ricadenti in un’area dei Quartieri Spagnoli a monte di via Toledo<, Napoli Sirena.
(14) M Rosi, 1991 Ed ora saliamo la collina, Napoli Guide Toledo, pagg 22-23 e D’Agostino G., 1991, Attenti, l’hidalgo vi tira le pietre, ivi pagg 24-26
(15) P. Belfiore, L’alto commissariato e le opere le Regime, in L'*architettura a Napoli tra le due guerre / a cura di Cesare De Seta. - Napoli : Electa, [1999]. - 262 p. : ill. ; 28 cm. ((In testa al front.: Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici di Napoli e provincia. - Catalogo della mostra tenuta a Napoli, Palazzo Reale, 26 marzo-26 giugno 1999. Codice SBN UFI0317375 ISBN 8843585940
(16) Monte di Pietà, origine primaria dell’antica banca del Santissimo Salvatore. Giura V., 1991 Il banco che venne dal pegno Napoli Guide: Toledo pagg. 81-82; crf: Touring Club Italiano, 2005 Napoli e dintorni, Milano Touring
(17) D’Antonio M., 1991, A braccetto Dr. Jekill e Mr. Hyde, pagg 78-80
(18) La proposta di chiudere via Toledo al traffico veicolare fu presentata proprio dai commercianti riuniti sotto l’etichetta Centro Commerciale Toledo alla commissione comunale nel 1994 sull’onda dell’enorme successo ottenuto per Napoli Porte Aperte.
(19) Mascilli Migliorini, Traslazioni e contaminazioni: l’architettura della città negli anni Trenta, in C. De Seta op. cit.