Collina del Vomero

Il Vomero è un comparto urbano appartenente al sistema delle colline che fanno da corona al centro storico UNESCO della città Napoli1(2)34.
La cosiddetta Città dei Rioni Alti4bis ha due dei quattro versanti che affacciano sul golfo, ed è caratterizzata da insediamenti immobiliari nativi degli ultimi dieci anni dell’Ottocento. Questi occupano il fronte a mare del Corso Vittorio Emanuele, a ridosso di Santa Lucia al Monte, i Quartieri Spagnoli e Mergellina.

Mentre i complessi immobiliari minimi sono stati in parte fondati sull'altopiano dell'Arenella, soprattutto in epoca fascista.

Fu destinata fin da subito per il soggiorno della classe nobiliare napoletana, fatta salva l’unica eccezione che la vide, invece, la sola alternativa al ricovero popolare dei residenti espropriati durante il ventennio fascista dai  quartieri detti “Bassi”, Porto, Pendino, Mercato e Vicaria Vecchia, distrutti e poi ricostruiti in allineamento al Corso Umberto I dalle azioni del Risanamento della città commissariata da Castelli nel 1925 e da Pietro Baratono l’anno successivo.

Si staglia alta sulla dorsale di connessione tra la regione dei Campi Flegrei5 ed il centro storico della città, aperto per mezzo del valico di Antignano6.


Le indicazioni di parchi residenziali e monumenti del nascente quartiere.

È occupata quasi interamente da costruzioni moderne, attive e permanenti nel comprensorio a cui è stato dato il nome di Vomero7.

  • Il nome Vomero, sostituisce quello del Colle del Patruscolo8, da un rituale più o meno antico di contadini i quali, risalivano la collina per gareggiare al ”vomere”, una disputa giocata sul solco meglio tracciato nel terreno, poi, divenuto il simbolo dell’atto fondativo della città di Napoli Alta9. Ampi accenti agresti d’origine villeresca10, retaggi della zona Vomero tra Cinque e Seicento, si percepiscono laddove alla collina è stato risparmiata la pressione antropica esercitata sul territorio nell’ambito del risanamento della città a valle, opera di società immobiliari istituite ad hoc, e circoscritta anche per i comparti dell’ Arenella, il Rione Gemito, i Camaldoli, qualche tratto del quartiere di FuorigrottaBagnoli e le propaggini boscose di Pianura11. Affrancatosi dalla pratica delle rigide lottizzazioni a scacchiera su pendenze ad orografie accidentate, oggi la collina del Vomero, appartiene al Sistema Parco Regionale delle colline12, ed è tutelato giuridicamente a salvaguardia dei lotti che ancora la ricordano di origine agreste, mentre dell’antico quartiere napoletano della Tiberina13, approvato in sede consiliare il 7 maggio del 1885, sopravvive solo il tratto esteso tra Castel S. Elmo ed Antignano.14(15)16. Ed infine, il Vomero resta facilmente raggiungibile grazie al sistema delle due distinte linee funicolari commesse agli ingegneri Ferraro e Cigliano, una con capolinea a terra a piazzetta Montesanto in zona Pignasecca e l’altra a piazzetta Duca D’Aosta a via Toledo. In alternativa, è solcata da ascese e discese tracciate in luogo di offrire vedute panoramiche della città. Alfredo Arcuno pubblica, in formato tascabile, nel 1913 la prima guida della collina del Vomero17 con le indicazioni di parchi residenziali e monumenti del nascente quartiere, tenendo informati soprattutto l’attività svolta dal Corriere del Vomero, voce editoriale ufficiale dagli anni Trenta fino al 1943 anche per le colline di Posillipo e Capodimante18.

Le vie di comunicazioni minori, e la scacchiera popolare della collina del Vomero.

Questa zona verrà disegnata per la prima volta sulla carta topografica redatta dal Comune di Napoli tra il 1872 ed il 1880.  

  • Laddove si osservano i casolari isolati e dispersi punteggiare i versanti del crinale della collina sovrastante gran parte della riviera del quartiere di Chiaia, costituita dai villaggi delle zone abitate e dette anche Case Puntellate, Antignano, Due Porte e Borgo Pigna. Gli insediamenti che di fatto hanno poi modificato l’aspetto orografico del colle, sono le grandi ville del duca di Salve, del duca della Regina, del principe della Regina, del Principe del Belvedere, della duchessa di Floridia, e della Principessa di Palazzolo, ed ancora, le ville dei Ceva Grimaldi, dei Marchesi di Pietracatella, e dei Ricciardi. Nel progetto del Giambarba, s’era previsto di sottrarre al verde oltre 1. 000.000.000 di mq da destinare esclusivamente all’edilizia in sinergia con l’urbanistica di quegli anni. L’attuale via Scarlatti, all’origine il corso principale della zona del Vomero, e via Bernini, entrambe larghe 20 metri, incrociandosi ortogonalmente formano una piazza rettangolare, piazza Vanvitelli, poi però resa ottogonale per la presenza dei quattro palazzi che ne delimitano i confini; mentre la parte superiore di via Scarlatti, l’attuale via Morghen, fu costruita come rampa carrabile per superare la forte pendenza del terreno. Le vie di comunicazioni maggiori, misuranti fino anche 16 metri di larghezza, dal comprensorio di Antignano raggiungono villa Ranieri a Santo Stefano, e dal vecchio Vomero, a partire da villa Belvedere conducono al settore occupato dall’Arenella. Le vie di comunicazioni minori, completano la scacchiera.


Spazio note

 (1) Giancarlo Alisio Il Vomero Electa Napoli edizione speciale per la Informatica Campania SpA Napoli 1987 BNN sez. nap. VII B 1580/bis
 (2) Giuseppe Paradiso Arenella e dintorni. Ville e chiese, a cura di Nicola della Monica, Maria Rosaria Guglielmelli. Arte Tipografica 2000, a Napoli ottobre del 2000 BNN sez. nap. VII B 1682 pagg 15-30
 (3) Fabio Mangione Gema Belli, Capodimonte, Martedei, Vomero; idee e progetti per la Napoli collinare. 1860-1936 Ottobre 2012 Grimaldi Editore ISBN I0 88-89879-92-2 ISBN I3 9788889879-92-4 Università degli Studi di Napoli Federico II Centro interdipartimentale per l’archivio del progetto architettonico ed urbanistico contemporaneo. Deposito legale 1783764 BNN Sez Nap VII B 238 pagg 11-20
 (4) Francesca Castanò ed Ornella Cirillo, La Napoli alta. Vomero, Antignano, Arenella, da villaggi a quartieri, Napoli 2012 Edizioni scientifiche italiane ISBN 978-88-495-244-0 Pubblicazione della Seconda Università degli Studi di Napoli, Facoltà di Architettura, dipartimento di Industrial Design Ambiente e storia, fondi PRIN 2007 a cura di Cesare De Seta BNN Sez Nap. VII B 149
 (4bis) L’integrazione dei borghi alla città: il ruolo di San Potito, Materdei, la Salute, pagina 32-55 di Alfonso Gambardella-Giosi Amirante, Napoli fuori le mura: la Costigliola e Fonseca da platee a borgo, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1994, diritto di stampa 1757198 alla BNN distribuzione 2008 c 192; cfr., P. Mascilli Migliorini, Traslazioni e contaminazioni: l’architettura della città negli anni Trenta, in C. De Seta ( a cura di ) L'*architettura a Napoli tra le due guerre / a cura di Cesare De Seta. - Napoli S.C. Arte H 0282 ter: Electa, [1999]. - 262 p: ill. ; 28 cm. ((In testa al front: Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici di Napoli e provincia. - Catalogo della mostra tenuta a Napoli, Palazzo Reale, 26 marzo-26 giugno 1999. Pagina 97
 (5) I Campi Flegrei. Sinstesi Geofisica in Rivista Giovani Autori Fascicolo I Febbraio 1933 XI, e da I Campi Flegrei. Studio di Geografia agraria Domenico Ruocco in Memorie di Geografia Economica vol. XI, Istituto di Geografia delle Università di Napoli. Cfr: L’assetto geofisico-geologico ambientale dell’area di Bagnoli, di Antonio Rapolla e Gaetano Paolillo, Università degli Studi di Napoli Federico II, Facoltà di Scienze. Il tutto scritto in Giovanni Persico, La città dismessa Tullio Pironti Editore BNN DISTRIBUZIONE 2002 A 618 pag 119  (6) La strada per raggiungere la zona di Antignano al Vomero era percorribile solo e soltanto a piedi o al massimo in groppa ad un purosangue; prima che pigliasse nome di via Antignana, si chiamò per lungo tempo, via dell’Intorniamiento, la quale, dalla Cesarea ed Ponte di Gesù e Maria raggiungeva la porta della Cavallerizza ASNa Corporazioni religiose soppresse, b 1484, c. 22
 (7) em>Giornata sesta. - 82, [2], 85-200, [2], 203-241, [3], 245-305, [3], 309- 392 p., [4] c di tav. : ill. ; 8°. ((Alle c. F2, N5, Q2, V2, con front. proprio rispettivamente Giornata settima, Giornata ottava, Giornata nona, Giornata decima con segnatura e paginazione continua. - Segn.: A-2B8. - La p. 245 erroneamente numerata 145. - Disponibile anche in internet clicca qui.
Codice SBN SBLE016866 Fa parte di Delle notizie del bello, dell'antico, e del curioso della citta di Napoli, per gli signori forastieri, raccolte dal canonico Carlo Celano napoletano; divise in dieci giornate, .. , 6 Autore Celano, Carlo. . Giornata sesta, anche in Napoli, Stamperia di Giacomo Raillard con licenza de’ superiori e privilegio, pagg 50-52; ugualmente citato anche Gino Doria, Le strade di Napoli : saggio di toponomastica storica / Gino Doria. - 2. ed. riv. e accresciuta. - Milano ; Napoli : R. Ricciardi, 1971. - 506 p., [20] c. di tav. : ill. ; 24 cm. Codice SBN SBL0433152 pagg 480-481; Carlo Celano percorre la storia del Vomere come concorso di contadini in gioco tra loro servendosi della tavola topografica di Alessandro Baratta del 1629, così scritto in Legenda alle Tavole di Fidelissimae Urbis Neapolitanae cum omnibus viis accurata et nova delinatio aedita in lucem ab Alexandro Baratta MDCXXVIII a cura di Cesare De Seta, Napoli 1986, pagg 15-38. Ed ancora un’attenta disanima sull’argomento è in Alessandra de Martini Storiografia dell’architettura napoletana, dall’Umanesimo all’Illuminismo, Napoli Liguori 2003 pagg 165-187
 (8) L’assetto territoriale più antico della zona del Vomero si attesta durante il Cinquecento, il secolo in cui la collina smetterà di chiamarsi Colle del Patruscolo, e segnato profondamente da una chiara organizzazione della campagna, assumerà di volta in volta l’aspetto di luogo di villeggiatura. Patruscolo, il dio delle cose che iniziano, Giano Patulcius, una sorta di guardiano dell’ingresso all’ager neapolitano; la via che procede dal valico ridiscende la collina del Vomero ed ancor oggi segna il passaggio di sentieri scavati dal corso delle acque lungo il crinale del Cavone verso la baia. Domenico Mallardo, La via Antiniana e le memorie di San Gennaro, Napoli Arti Grafiche 1939, pagg 17-40 e tav. I; Ettore Lepore, La vita politica e sociale, in “Storia di Napoli”, vol. 1, Napoli Socoetà editrice, Storia di Napoli 1967 pagg 149-150.
 (9) Il gioco dell’aratro e del solco meglio tirato dritto è descritto nei dettagli del giornale di Edoardo Ceci in Le origini del Vomero nella sognante poesia di una festa campestre “Corriere del Vomero-Posillipo-Capodimonte”, 1075, 19 marzo 1943, pagg 1-2,
 (10) Lettere villeresche scritte da un anonimo ad un amico, Napoli presso i fratelli Raimondi, 1779, scritto attribuito da Fausto Nicolini a Tommaso Fasano, allievo del medico Francesco Serao; in la religiosità di Giambattista Vico, Fausto Nicolini, Bari Laterza, 1949 citato anche da Domenico Ambrasi in Due tombe inedite nel tempietto di San Gennaro all’Arenella in Napoli Nobilissima XXVIII, I-VI, gennaio-dicembre 1989 pagg 3-8 in particolare pagine 7
 (11) Quest’ultimo collegato all’Arenella dall’asse di via Bernini, tra l’altro mai condotta a termine rispetto ai progetti originari, risulta impostato tutt’intorno alla grande piazza ottagonale oggi piazza Medaglie d’Oro. I rioni del Vomero e dell’Arenella., G. Pepe in “Bollettino del Collegio degli Ingegneri ed Architetti”, vol. IV 1886, ai numeri 2 e 3, alle pagine 9- e 13
 (12) Relazione allegata al piano di Risanamento della città di Napoli dall’ingegnere capo della I direzione tecnica del Comune di Napoli Adolfo Giambarba Municipio di Napoli ”Progetto per lo ampliamento e lo risanamento delle zone insalubri”, Napoli 1884
 (13) A.C.C.N., tornata del 7 maggio 1885, pagina 294
 (14) L’articolo 3 del documento approvato in seduta consiliare stabilì che i lavori per il nuovo quartiere del Vomero sarebbero dovuti terminare ventiquattro anni massimo dopo la data di approvazione, periodo a sua volta diviso in altre due sezioni, ciascuna di dodici anni, nella quale, però, questa volta, i primi dodici si considerarono obbligatori e gli altri facoltativi, e comunque, per ogni anno si sarebbero dovuti coprire 18.000 mq. Sulla planimetria, le zone da costruirsi obbligatorie erano colorate di rosso e portavano la lettera I, mentre quelle facoltative, si presentavano di color turchese e col numero II. La differenza tra obbligatorio e facoltativo nacque anzitutto dal fatto di evitare la corsa alle immobiliarizzazioni selvagge, o alla costruzioni di case difficilmente collocabili in un particolare periodo di crisi per il mercato del Mattone, ma specie e soprattutto per l’approvvigionamento di acqua, che, il Comune di Napoli, stabilì di fornire solo alla zona rossa. Per questo motivo un enorme, gigantesco serbatoio venne fatto costruire sotto i locali dell’Orfanotrofio Militare nei pressi di Sant’Elmo, ed ha così funzionato fino al 1908, data in cui il Municipio di Napoli rilevò la proprietà alla Banca Tiberina.
 (15) Esattamente il 24 ottobre del 1884, gli ingegneri Leonardo Mazzella e Luigi Caselli, presentarono un progetto per un nuovo quartiere addossato al versante orientale della collina del Vomero, confermando con siffatta operazione, l’abitudine dei professionisti napoletani di proporsi alla cittadinanza e alle municipalità, come innovatori in cambio di libere concessioni sugli appalti. L. Mazzella L Caselli, Progetto di un novello rione tra i Villaggi del Vomero, Arenella e Case Puntellate, Napoli 1885, a tal proposito si veda il confronto con Strazzullo, Il Vomero tra storia e poesia, Napoli 1985, a pagina 22
 (16) È stato fondato, con posa della prima pietra innanzi alle Loro Maestà, sui suoli espropriati alla Banca Tiberina, ceduti al Comune di Napoli in cambio del rimborso spese da effettuarsi in favore della stessa per la costruzione del sistema delle fognature e delle due funicolari, tutt’ora attive per il collegamento pendolare su strada ferrata in trincea, tra l’altopiano del Vomero e la città a valle diversamente Il massimo collegamento su strada carrabile è ottenuto attorno all’invaso circolare di piazza Medaglie d’Oro. Atti del Consiglio Comunale di Napoli, tornata del 1 maggio 1886, alle pagine 428 e 430 Atti del Consiglio Comunale di Napoli, tornata del 7 maggio del 1885, pag. 294
 (17) Alfredo Arcuno Il Vomero, piccola guida per le scuole e pei viaggiatori, Napoli, tipografia Melfi &Joele, 1913
 (18) Il giornale che nascerà dedicandosi esclusivamente alla vita sociale della collina del Vomero: già attivo nel 1908, sotto la direzione di Edoardo Ceci, il settimanale verrà pubblicato già l’anno seguente col titolo di “Organo del Villaggio”, qualificandosi dagli anni Trenta fino al 1943, come la ”Rivista delle Colline”, includendo negli interessi del giornale, anche le colline di Posillipo e Capodimonte. Tra i collaboratori del giornale diverse voci del panorama intellettuale di Napoli e di quel secolo: Camillo Solimena, Antonio D’Amelio, Angelo Marogna, Alberto Cappelletti, Ernesto Serao ed Enzo Petraccone. Ed infine, Salvatore Maffei mette in risalto la personalità combattiva di questo giornale, parlandone in Per cinque centesimi di piombo, in Napoli Guide. Il Vomero, I, 5 novembre 1988, pagina 51