Galleria Umberto I Napoli: copertura in vetro

La Galleria Umberto I a Napoli1 presenta oltre che alla copertura in ferro anche una superfice vetrata2 le cui travi principali di copertura son costituiti da due profili congiunti da elementi trasversali3(4) inchiodati e ribattuti nell’acciaio extra-dolce, poi lavato con acido allungato e spazzolato con pelo di cammello, tale da renderlo pulito all’uso di una pre-copertura e stenderci sopra quindi una speciale polvere di cristallo adagiata su un fondo di gomma arabica.
Fu questa una pratica quasi esclusivamente meridionale di trattamento del ferro contro le avversioni atmosferiche.

Poiché è nell’uso delle coperture vetrate il riscontrato problema delle infiltrazioni e ristagni delle acque meteoriche.

L’impiego del vetro nella copertura della Galleria Umberto I a Napoli è segno e testimonianza dell’ascesa commerciale di questo nuovo prodotto presente nel settore delle coperture degli edifici pubblici dagli anni Settanta dell’Ottocento, col vetro laminato e poi col vetro temperato negli anni a seguire; un esempio, la vecchia Sala della Borsa a palazzo San Giacomo di piazza Municipio.

Il vetro si prestava meglio alla lavorazione e alla copertura per la compattezza e resistenza che dimostrò di avere e anche perché sembrò l’unico in grado di competere con la resistenza del ferro.


L'architettura del ferro a Napoli e la suddivisione degli immobili in due gruppi distinti.

Proprio in quegli anni il repertorio degli immobili coperti di ferro e vetro, dimostra la suddivisione in due gruppi.

  • Negli immobili semplici il vetro giace sull’unico piano dove giace la copertura in ferro; mentre, come per la Galleria Umberto I, tutti gli organismi dimensionalmente impegnativi, la superfice vetrata è sostenuta dagli arcarecci longitudinali incrociati alle travi. Dodici anni dopo il 1868, cioè nel 1890, anno dell’inaugurazione della Galleria Umberto I, il professor Boublée, autore della copertura in ferro, sottolineerà l’importanza di collaudare le lastre di copertura vetrata con fili di rame posti tra un bordo e l’altro in luogo invece dei materiali deformabili, ”per imperdir loro, diceva, di prendere gioco ed onde evitar loro la trepidazione vi si aggiunga del mastice sopra e sotto l’orlo delle lastre." Nel suo trattato elementare il professor Boublé indicherà con maggior chiarezza tutti gli elementi di un sistema di copertura vetrata applicato anche per le superfici trasparenti della Galleria. Esso indicherà ad esempio, che per fissare le lastre di vetro di una copertura, si necessita che queste siano fisse all’impianto con dei piccoli ferri, generalmente a forma di T, procurati dal senso trasversale degli arcarecci. Le lastre di vetro, a quell’epoca, come anche confermato dalle dichiarazioni rese dal professor Boublée, furono generalmente usate solo quelle dette mezze doppie, di due o tre millimetri di grossezza, poco più di quelle che vennero usate per la Galleria milanese, ed in entrambe i casi, vennero importate dall’officina di Saint Gobain5. Ma già a dieci anni dall’inaugurazione del manufatto si ravvisarono i primi problemi di contingenza statica e materica, culminati la notte del 14 settembre del 1902, notte di alluvione a Napoli e alla Galleria seguirono danni consistenti, specie e soprattutto per i nuovi materiali, determinandosi perdite d’acque meteoriche lungo gli arconi della cupola. La Società dei Beni Immobili, intervenne più e più volte in sede consiliare col Comune di Napoli per la mancata manutenzione delle tettoie, minacciando all’occorrenza, il suo personale ritiro dal Consorzio dei Creditori6, al quale, fece parte già dal 1890, allora quando, la stessa Società per conto dell’Impresa dell’Esquilino acquisì l’immobile della Galleria ed il confinate palazzo Capone su via Verdi7. Di contro si legge dagli archivi il Municipio per voce di un suo perito di parte, ebbe però modo di verificare e di conseguenza anche di obiettare che la qualità delle lastre rinvenute spezzate a seguito dell’alluvione di quella notte, chiariscono il difetto di originaria costruzione dell’impianto di copertura a vetro8. In effetti il disastro dell’alluvione di quella notte e le sentenze tribunalizie che ne seguirono, il futuro accertamento delle cause tecniche ed i rimedi adottati sono necessari per comprendere le modalità protettive assunte per la manutenzione perpetua.


Spazio note

(1) Galleria Umberto I. Architettura del ferro a Napoli di Ugo Carughi prefazione di Giancarlo Alisio, Franco Di Mauro Editore. Il presente volume nasce da una ricerca condotta nell’’ambito dei programmi dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ISBN-88-85263-86-0 BNN distribuzione 2008D12
(2) Valentini, L’ingegneria all’Esposizione Industriale Italiana del 1881 in Milano, Milano 1882, pagina 41, spiega, com’è doloroso dover constatare che la giovane Italia, sia tardiva anche nella produzione e lavorazione del vetro da costruzione, definendo triste primato italiano il dover importare dall’estrero i lastroni lisci o rigati che siano, normalmente utilizzati per le coperture di solai e lucernai. A questo proposito, L. Gioeni, L’Affaire Mengoni. Piazza Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele. I concorsi, la realizzazione i restauri.
(3) "Atti del Collegio degli Ingegneri ed Architetti in Napoli", a Napoli 1879
(4) E per questo tipo di operazione fu praticata la tecnica costruttiva squisitamente napoletana, e cioè, effettuare dei fori nelle lamiere o nei profilati ed inserirci il chiodo, e questo, sul posto, veniva portato al calor rosso, cosi che dall’altra parte, il gambo del chiodo, con un apposito strumento, veniva contorto nella forma sferica e al momento del raffreddamento, il materiale si sarebbe ulteriormente contratto serrando definitivamente gli elementi che ad esso erano stati giunti. M. L Sabatini, in AA.VV., Manuale del Recupero delle Antiche Tecniche Costruttive napoletane, Napoli 1993. Pagina 221.
(5) G. Rossi, N. De Rosa ed L. Carrieri Grande esposizione del 1851 in Londra, In A.S.I.A.I., Anno 1°, Napoli 1850 pagina 161. (6) A.S.B.I., Fondo Liquidazioni Impresa Esquilino serie registrata n° 4 Processi verbali delle Adunanze del comitato deliberativo del Consorzio dell’Impresa Esquilino. Adunanza del 6 settembre 1890. Cfr. anche con A.S.B.I., A. R., Rigano, Relazione del Fondo Liquidazioni Impresa Esquilino Roma dicembre del 1992, alla pagina 10.
(7) A.S.B.I.N., Comparsa Costituzionale per la Società Italiana per l’Acquisto e la rivendita dei Beni Immobili contro il Municipio di Napoli, Napoli 18 Novembre del 1903.
(8) A.S.B.I.N., Corte di Appello di Napoli per la Società di Beni Immobili (rappresentante, l’Impresa Esquilino) contro il Municipio di Napoli, Napoli 1903