Palazzo del Duca di Campochiaro Napoli

È uno dei palazzi del centro storico di Napoli, segnato sulle carte topografiche al numero 19 di Via del Chiatamone
Mentre sul catasto francese come proprietà del Duca di Campochiaro1, che lo eredita per farci uno stabilimento di bagni pubblici d’acqua ferrata, senza mai effettivamente realizzarlo come tale, pur lasciandolo in ottime condizioni rispetto allo stato di degrado materico col quale inevece ne entrerà in possesso.
Il duca di Campochiaro, si legge dalle ricerche effettuate dagli studiosi, rinunzierà ai benefici economici che potrebbero derivare dalla cosiddetta fonte d’acqua sulfurea.

Le fonti d'acuqa furono ricavate nella pancia della collina di Pizzofalcone2, se solo avesse avuto modo di poterla sfruttare senza entrar in conflitto coi proprietari degli immobili vicini, e cede, dunque, lo stabile, ed annessa anche la lite col monastero attiguo, al patrizio capuano, Alessandro Marotta.
Il palazzo verrà censito sulle mappe del Tribunale della Fortificazione Mattonata e Acqua3 come casa palatiata al Fiatamone, ad eccezione, in questo caso, di esser stata registrata come proprietà di Nicolò Fusco, ed infine, oggi meglio localizzato dalle fonti cartografiche del catasto, al numero 19 di Via del Chiatamone col fronte ad angolo ed aperto alle spalle del palazzi Grand Hotel Vesuvio e Santa Lucia sul Lungomare.


Il palazzo Campochiaro sul catasto francese.

In asse ortogonale a via Chiatamone, il palazzo occupa uno spazio triangolare assai ben camuffato dalla stessa struttura del palazzo conforme al sistema vestibolo-scala-cortile, riuscendo per tanto nell’impresa di nascondere le difformità delle giaciture.

  • Immobile anticamente di proprietà del monastero di Sant’Eligio al Mercato4 poi ripreso dai Padri alle Crocelle5, spunta con facciata e portale massiccio in piperno nuovo, tra corpi edilizi di manifattura stile Liberty ed altro materiale di stampo moderno come i palazzi di D’Aquino di Castiglione ancora aragonese, contro le vette di alcuni altri edifici che svettano oltre le propaggini meridionali del Pallonetto a Santa Lucia. All’indomani della pubblicazione del catasto francese, il palazzo di Campochiaro, sarà censito come, casa a tre piani, di proprietà del duca di Castronuovo6 finito per divenir proprietario anche del collegio dei Crociferi, spostando la proprietà fino al numero 23 della medesima strada7, ed infine, nel 1902 sarà di proprietà dei signori De Lucia8.


Spazio note

(1) [7]: *Pizzofalcone e Le Mortelle / Italo Ferraro. - Napoli : Oikos, 2010. - p. 606 : ill. ; 31 cm. ((In calce al frontespizio : Fondazione Premio Napoli ; MN Metropolitana SpA Codice SBN NAP0544539 ISBN 9788890147883 BNN sez nap VII A 1638/6 pag 59 (2) Tribunale della Fortificazione Mattonata ed Acqua Atti originali, vol. 15, fol. 199
(3) Tribunale della Fortificazione Mattonata ed Acqua Atti originali, vol. 9, fol. 129 t
(4) Il monastero di Sant’Eligio lo eredita, così è scritto, da un tale Marino Estendardo. A. Colombo, Il Chiatamone, in Napoli Nobilissima, vol. II, Napoli 1893, alla pagina 43 e 44 l’autore in nota a tal proposito cita: Monasteri soppressi- Crocideri al Chiatamone, vol. 1609
(5) I Crociferi, è scritto, lo comprarono sul posto da tale De Bernardo nel 1625. Monasteri Soppressi Crociferi del Chiatamone vol. 1611
(6) A.S.N., Catasto provvisorio, catasto provvisorio, I vers. Quartier San Ferdinando, stato di Sezione 1815-1820, vol. 245, isola 40 denominata Santa Maria degli Angeli, art. 741
(7) Franco Strazzullo, Situazione dei Monasteri Soppressi a Napoli, dopo il Concordato del 1818.
(8) A.S.N., Pianta delle grotte esistenti nel monte Echia, tra le vie Chiatamone, Santa Lucia e Pallonetto, alligato al rapporto di perizia nella causa di Luigi Scielzo ed altri contro, la direzione del Genio Militare di Napoli ( a debito della deliberazione 30 dicembre 1896), perizie della Corte d’Appello di Napoli, vol. 141, inc. 14, a 1902, perito ingegner Alfonso Guerra