Monastero Clarisse a Santa Chiara Napoli

E’ il Monastero delle Clarisse di Napoli1, dal 1924 di proprietà del Demanio dello Stato Italiano e dal 1943 in uso alla Custodia di Terra Santa.

Precisazione vuole che si sappia che l’attuale Monastero delle Clarisse è insediato dai Frati Minori di Santa Chiara e le Clarisse, ridotte di numero, son state spostate nel convento dei Frati Minori vero e proprio.


Il Monastero delle Clarisse è installato a settentrione dell’Orto di Donnalbina, a Spaccanapoli, raro esempio di struttura religiosa doppia, secondo solo al contesto conventuale di Klosterstift Sankt Marienthal ad Ostritz2.

In questo caso si tratta di due singoli e complessi corpi di fabbrica, il Monastero delle Clarisse ed il Convento dei Minori, contigui, ma isolati, ed ognuno col proprio coro nella chiesa ed il proprio ingresso su piazza del Gesù Nuovo.


Gli spazi del monastero allestiti per usi e destinazioni diversificate.

Per quanto riguarda il Convento dei Minori l'ingresso è dato proprio di fronte alla Guglia dell’Immacolata, ed in Via Benedetto Croce per la basilica di Santa Chiara, giusto di fronte alla Casa Professa della chiesa del Gesù Nuovo.

  • Unico e solo collegamento tra i due istituti, le grate che sfondano il muro di confine tra i due complessi. Questa zona purtroppo non sopravvive più come luogo di vita spirituale ristretto com'è al perimetro del monastero sul fronte esposto ad oriente della Calata Trinità Maggiore. Circoscritta nel perimetro della forma urbana di Santa Chiara, il monastero delle Clarisse francescane, resta separato ed autosufficiente nella gestione dell’immobile che costituisce il limite storico delle leggi che regolano la clausura nei tempi moderni. Tutte le attività di vita religiosa e di vita quotidiana delle suore Clarisse non si svolgono più attorno al chiostro maiolicato sottratto alla clausura ed in gran parte nell’ala nord del medesimo spazio confinante con la basilica aulare ed il convento dei Minori Francescani. L’oratorio interno, col grandioso coro ligneo e la Scala santa che portava al confessionale oggi sono luoghi di pertinenza alla Basilica aulare aperti alle visite turistiche e, laddove oggi è stata organizzata la biblioteca francescana, un tempo fu il piccolo cimitero per le Clarisse, realizzato come tale nel XVII secolo. I lavori d’uso quotidiano e soprattutto utili alla comunità clarissa napoletana, come il cucito, l’arte di filare, ricamare venivano espletati nell’ala ad est del chiostro grande; nell’ala ad ovest l’antico refettorio delle Clarisse che nel Seicento giunse ad ospitare fino a quasi mille suore, venne trasformato in ambiente graziosamente barocco nel 1760, mentre parte della cucina, le cappe, il frantoio e gli spazi per la resa del grano vennero tutti organizzati attorno al chiostro piccolo di San Francesco.

La storia del Monastero e l'inventiva di Domenico Antonio Vaccaro.

Lo spazio del monastero in parte oggi allestito per il Museo dell’Opera un tempo venne insediato dalle ”servitrices” affinchè queste svolgessero attività legate alle esigenze di tutti i giorni.

  • Al piano superiore si trovavano altri ambienti occupati dalle Clarisse di San Francesco, i quattro grandi cameroni uso dormitorio furono frammentati negli ultimi dieci anni del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo, in 117 celle, rimaste poi pressocchè vuote per il sopraggiungere nel 1656 delle tristissime decimazioni della peste. L’opera dunque di recupero del numero limite di suore clarisse perduto venne messo a segno aprendo lo spazio della clausura anche alle fanciulle di famiglie nobili. Molte di queste, tra l’latro, costrette a vestire l’abito delle suore, portarono in clausura i semi della mondanità e della frivolezza. E tutto ciò accadde allorquando a lavorarci attorno agli spazi della clausura fu la mano egregia di Domenico Antonio Vaccaro, il quale riorganizzò gli ambienti disegnando i finti archi e le volte coi loggiati contestuali alla passeggiata delle monache. Molti di questi ambienti, stessa sorte della basilica, vennero distrutti dai bombardamenti aerei del 4 agosto 1943, a seguito dei quali vennero perdute le aggiunte postume del Vaccaro firmate Ferdinando Fuga. Oggi le celle distrutte son state riprese nelle rigide forme claustrali del Cinquecento, lasciando in mostra la peculiarità architettonica con la relativa terrazza, al di sotto della quale vi erano le sottocelle abitate dalle ”servette”. Da segnalare che esisteva pure sotto la sottocella un ulteriore spazio forse servito come mezzanino che oggi molto confina con l’enorme sala dei Marmi. Questo tipo di disposizione degli spazi claustrali riservate all’uso di camere per le Clarisse dimostrerebbe, almeno per l’ala ovest, la destinazione d’uso delle celle ad infermeria a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, dove, ad abitare la sottocella ci sarebbe stata una Clarissa vera e propria e non una servetta a guardia della salute della reverenda madre messa a ricovero nella cella superiore. Venne costruita nel 1759 una torre scalare tutt’oggi esistente che conduce alle terrazze “Belvedere”.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Monastero di Santa Chiara Guioda Electa Napoli a cura di Annalisa Alabisio BNN SEZ NAP VI B 1625 (2) Eliana Paola di Stefano Il Monastero di Santa Chiara a Napoli ed il Klosterstift Sankt Marienthal ad Ostritz; due contesti monumentali e culturali a confronto Associazione Premio Internazionale “Guido Dorso”. Col sostegno del Banco di Napoli. Napoli, tipografia Tomassetti 2008. BNN 2008 B 1003].