Convento San Domenico alla Sanità Napoli

E’ il Convento di San Domenico alla Sanità di Napoli1, scaglionato tra valle e collina, sufficientemente grande da formare una sorta di isola conventuale, che, sul lato della chiesa di san Gennaro dei Poveri inverte la direzione del Ritiro dell’Immacolata e sale per una rampa che conduce al Corso Amedeo di Savoia.

Oltre l'anzidetta rampa, altre costruzioni del medesimo impianto, e che invece oggi portano il nome di Complesso residenziale della Società Filantropica Napoletana, aprono e ciudono il confine fisico con la Casa e Chiesa della Sacra Famiglia ai Cinesi.

Altre microstrutture del plesso conventuale si configurano più a sud innestandosi perfettamente nella quinta edilizia della chiesa, convento e catacomba nella zona di San Severo.

Il fronte principale del convento domenicano della Sanità stava sulla via che dal Borgo dei Vergini ancor oggi conduce alle falde di Materdei e della cavità rupestre che le guide turistiche napoletane identificano con il Cimitero delle Fontanelle nell’omonimo quartiere.


Il rapporto del convento con l'orografia dei luoghi.

Iniziato a costruirsi nel 1588 da parte del capomastro Fabio Di Bruno per garantire ricovero e segregazione ai confratelli del priore Padre Ambrogio Pasca da Napoli, venne tenuto separato dall’attuale chiesa del Munacone e ad un livello di quota molto più in alto rispetto a quest’ultima, con la quale restò collegato per mezzo di rampanti scavati nella montagna.

  • Tra il 1601 ed il 1610 vennero ultimati i dormitori sulla collina. Venne definito verso il 1615, avvolto da giardini giulivi, tutt’ attorno ad un chiostro centrale ad arcate sorrette da 44 pilastri in pietra dolce vesuviana, con base e cimase molto ricercate. Si svilupparono, durante la prima fase già cinque dormitori, un noviziato,una libreria, uno studio generale soppresso in epoca murattiana, un’infermeria esposta sul belvedere ed una farmacia aperta successivamente anche al popolo. A valle in corrispondenza funzionale del convento domenicano vennero edificate due chiese, l’Oratorio dei santi Martiri; lungo il fianco della collina caddero nei possedimenti Domenicani l’Oratorio della Congrega del Rosario, la cappella di Santa Maria della Chiusa. Nel convento di questa chiesa sul principio del 1807 vennero ospitati i Domenicani di Santo Spirito di Palazzo a piazza del Plebiscito, buttato giù per far posto al palazzo della Prefettura

La storia dei Minori di Santa Chiara cacciati via dal convento per colpa del loro cuoco.

Ma sul finir di quello stesso anno tutti i Domenicani residenti presso il Monacone alla Sanità vennero espropriati ed ospitati nella roccaforte dei Predicatori a piazza San Domenico a Spacccanapoli

  • Parte del convento venne distrutto dalla costruzione del macchinoso ponte della Sanità, utile strada di collegamento per il Corso Amedeo di Savoia con Via Santa Teresa degli Scalzi. La costruzione del ponte terminò nel 1810, ma intanto per effetto della prima soppressione degli Ordini religiosi del 1808, ciò che restò che del convento passò allo Stato e la chiesa del Monacone fu affidata al clero della Diocesi napoletana2. I Domenicani vennero espulsi dal comprensorio e non ne reclamarono il patronato. Venne quindi affidata alla cura dei Minori Riformati della Provincia di Napoli e Terra di Lavoro nel 1819, indennizzati per aver perso il loro convento ed annessa chiesa di Santa Maria degli Angeli andati distrutti per sempre dall’edificazione della basilica di San Francesco di Paola a piazza del Plebiscito3. I riformati però, oltre ad aver dato alla comunità il confratello Servo di Dio, Francesco Mangano, persero l’utilizzo del comprensorio per colpa del loro cuoco. Costui, infatti, Frate Angelo Peluso da Palma, con l’aiuto di fra’ Diego Mezzanotte, mentre attendevano ai lavori delle cucine nel convento minoritico, andavano sollecitando il popolo a ribellarsi contro chi non parteggiava per l’Unità d’Italia. I Frati vennero però intercettati ed imprigionati ed il convento affidato ai Minori Alcantarini di Santa Lucia al Monte, non prima però di rendersi protagonisti di una rocambolesca fuga, restando latitanti nascosti nottetempo chiusi nello splendido tabernacolo del monacone della Sanità. Stanati, forse perchè traditi, o forse perchè i Frati fugarelli ignoravano che i Francesi tenevano in mente di trafugare l'oggetto preziosissimo, proprio quella notte. Infatti, il tabernacolo è tutto in oro ed è grande abbastanza da contenere non una ma due persone. Furono, infine, proprio gli Alcantarini a favorire lo sviluppo della devozione al Santo Vincenzo Ferrer, ad opera speciale della persona di Padre Modestino di Gesù e Maria. Per effetto della legge sulla soppressione degli Ordini religiosi, legge 7 luglio 1866, quel che restò del convento passò nella mani della Società Filantropica Napoletana che ne fece un complesso edilizio per abitazioni civili.


Spazio note

(1) Contributi: *Santa Maria della Sanità di Napoli : storia, documenti, iscrizioni / Gioacchino Francesco D'Andrea. - Napoli : Convento S. Chiara, 1984. - 178 p., [10] c. di tav. : ill. ; 24 cm. ((In parte già pubbl. [[I Codice SBN CFI0053756 BNN SEZ NA.VII B 354. Anche: *Fra Nuvolo e Fra Azaria : nuovi dati biografici sui due artisti napoletani del cinque-seicento / Michele Miele. - [S.l. : s.n., 1987?]. - P. 153-205, 1 c. di tav. : ill. ; 23 cm. ((Estr. da: Archivium Fratum Praedicatorum n.56 (1986). Codice SBN NAP0357710 BNN VI B 3/33
(2) [La chiesa del Monacone si legge dai documenti passò al clero secolare il 19 gennaio del 1808. Il 27 aprire di quello stesso anno il convento passò all’Amministrazione della Real Casa e cioè a sua Maestà Giuseppe Napoleone Bonaparte. ASN., Monasteri soppressi, vol 985]
(3) [ASN., Patrimonio Ecclesiastico, fascio 169.]