Chiesa Santa Maria della Verità Napoli

E’ una delle chiese chiuse di Napoli, espunte dal programma della pastorale sul territorio assieme alla chiesa dei Girolamini di via Duomo a partire dal sisma del 1980.

Anno in cui fu rimossa per ragioni di sicurezza anche la tela di Mattia Preti, Madonna di Costantinopoli, e traslata a Capodimonte presso il Museo dell’omonima reggia e fatta oggetto dell'esperimento per l'operazione, "Porta un'opera d'arte in classe", suggerita dal Ministro dei Beni Culturali del Governo Renzi, Dario Franceschini, e mai condotta a compimento.

Popolarmente conosciuta come chiesa di Sant’Agostino degli Scalzi, si tratta di una delle prime chiese costruite sul colle di Fonseca, nel Seicento ed in rapporto alla Chiesa di Santa Teresa agli Studi ed al suo costruttore, Gian Giacomo di Conforto, assume particolare importanza poiché essa esprime i segni tangibili di prove di laboratorio artistico condotti magistralmente dal Conforto in collaborazione col Cavagna, ” … sulla travata ritmica di ascendenza albertiana”.

Soppresso il monastero nel 1860, nel 1877 rientra nel programma del recupero patrimoniale attuato dal Comune di Napoli per la pianificazione territoriale di 24 scuole elementari, 12 per i maschietti e 12 per le femminucce. Su delibera del Consiglio Comunale nel 1983 il monastero di Sant’Agostino degli Scalzi ospiterà la scuola media ”F. Gioia” ed in definitiva le aule del 6° Circolo Comunale per la scuola materna ”L. Lezzi”.


Storia breve della chiesa di Santa Maria della Verità.

E’ stata recensita col refuso di Michelangelo D’Ayala, e presentata alle stampe di Napoli Nobilissima in una copia del 1892 come chiesa e convento di Santa Maria della Carità, con la quale lo stesso autore tenta di correggere l’errore che il Celano fa sua volta, riportandolo nelle memorie della fondazione di questa chiesa nella terra già occupata dalla piccolissima chiesa di Santa Maria dell’Oliva.

  • Ma così non dovrebbe essere se si dà retta al D’Engenio che nel 1623 scriveva di due chiese distinte e separate nello stesso territorio che però identifica come di proprietà dei Carafa, e cioè l’attuale altura di San Potito dove effettivamente si trova la chiesa testé menzionata e inglobata nella chiesa di San Giuseppe de’ Nudi. Gli Agostiniani di San Giovanni a Carbonara la fondarono nel 1603 su progetto di Gian Giacomo di Conforto ausiliato dai capimastri Francesco Galise e Padre Geronimo di Sant’Agostino e dal maestro piperniere Tommaso Gaudioso. Posa della prima pietra in quello stesso anno documentato dal rogito di Cesare Benincasa sui terreni appartenuti ai Padri Riformati di San Severo via a via posti al regime delle proprietà condivise coi padri della chiesa di chiesa di Santa Teresa agli Studi che sta di fronte ed i Cappuccini della Salute a Salvator Rosa. Il convento e la chiesa si seppero già in parte terminati per l’uno e per l’altro con qualche variazione che durerà ancor molti anni, ma le si vedono già ampiamente funzionali nella veduta del Baratta del 1629 ed in quella di Dider Barra del 1647; il convento gira attorno ad un chiostro che rappresenterà più tardi di quel periodo un elemento decisivo per la sistemazione definitiva di altri immobili che vi sorgeranno nelle immediate vicinanze; la chiesa sarà aperta all’ufficio di culto vent’anni dopo con facciata non ancora completa. Fu rifatta dopo il disastroso terremoto del 1688 su perizia commissionata ad Arcangelo Guglielmelli che per questo riceve pagamento nel 1694. Ulteriori interventi di rinforzo strutturale e bonifica ambientale è attribuita da Amirante a Lorenzo Vaccaro. A metà del Settecento Giuseppe Astarita provvedette a pavimentare la chiesa completamente in marmo, mentre la vistosa decorazione della volta dell’unica navata, Blunt l’attribuisce a Silvestro Faiella databile 1620. Ancora mutamento si registra nel restauro complessivo dell’edificio del 1850 curato da Costantino Pimpinelli.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: [5]: *Stella, Vergini, Sanità / Italo Ferraro. - Napoli : Oikos, [2007]. - CIV, 551 p. : ill. ; 31 cm. Codice SBN NAP0394992 ISBN 9788890147807