Palazzo delle Pietre Dure Napoli

E’ uno dei palazzi del centro storico Napoli1, sede delle manifatture medicee fiorentine, arazzeria di regia fondazione borbonica gestita dalle maestranze di quel di Firenze fatte trasportare a Napoli dal Carlo di Borbone ed infine divenuto il Massimo Opificio napoletano delle Pietre Dure.

Inizialmente sede dell’Accademia del Disegno, poi quest'ultima trasferitasi nei locali attigui al Museo Archeologico all’apice di piazza Cavour, ed infine stabilitasi nell’ex convento di San Giovanni Battista delle Monache a Via Costantinopoli.

Si trova nell’area detta del Poggio delle Mortelle ai Quartieri Spagnoli, tra le sezioni San Ferdinando e Montecalvario, spesso erroneamente identificato col collegio dei Barnabiti attiguo alla chiesa di San Carlo alle Mortelle corrispondente all’attuale numero 7 di piazzetta San Carlo delle Mortelle.
Confina vicinissimo, quindi, col Collegio degli Scolopi, cui l’ingresso principale è ancora aperto sul vico che porta alla chiesa di Santa Maria Apparente.
Durante il Consiglio di Stato dell’8 marzo 1853, re Carlo di Borbone ordina all’allora direttore del Laboratorio propriamente detto il Palazzo delle Pietre Dure, Pietro Valente di stimare un costo per la cessione di sessanta delle cento stanze che questi occupa in luogo di organizzare l’ampliamento delle sale del Collegio degli Scolopi.


La collocazione territoriale dell'opificio delle Pietre Dure.

La richiesta di re Carlo non si limitò solo alla cessione delle stanze, ma anche di sfrattare la Manifattura all’Albergo dei Poveri a piazza Carlo III2.

  • I dipendenti della Manifattura non lasciarono affatto i locali del palazzo delle Pietre Dure, ma dovettero per una quota saldata solo per metà cedere agli Scolopi parte dell’immobile ed in favore di quest’ultimi si videro strappare l’ingresso principale. Costretti a compiere assurde ristrutturazioni nel vantaggio di occupare spazio vuoto su via Rega, su questa stessa strada realizzarono un ingresso secondario. Occupava con un fabbricato una vasta area a giardino ancora esistente che si trova in via Filippo Rega, così come lo conferma la pianta topografica del quartiere di Chiaia redatta per mano di Luigi Marchese del 18403, e da un articolo scritto da Ludovico de la Ville Sur-Yllon in occasione della presentazione di gran parte della zona di Santa Lucia al Monte e l’area oggi occupata dalla chiesa di Santa Maria Apparente4.

Descrizione dell'opificio borbonico.

L’ingegner Orilia descrive, a partire da una piantina della zona disegnata dallo scolopio Pompeo Vita, una prima parte dell’edificio principale.

  • E lo descrive con due ingressi l’uno alla salita di San Carlo alle Mortelle oggi via Rega e l’altro più prossimo alla salita del Pietrajo da dove si accedeva agli alloggi dei maestri e al laboratorio vero e proprio, e cioè in quelle antiche officine dove oggi trovano posto le aule dell’Asilio di Infanzia Femminile della sezione San Ferdinando; gli altri piani vennero alienati dal patrimonio del demanio statale e lasciato in comodato alle famiglie del posto. In una seconda parte del palazzo delle Pietre Dure, all’interno dello stesso immobile, sono contenuti l’Asilo di Infanzia Rotschildt, riservata ai soli maschi della sezione Chiaia e San Ferdinando e le aule del Convitto Strachan-Rodinò per fanciulle cieche. L’ingresso principale presenta un portale di piperno superbamente lavorato, due lesene bugnate reggono un arco a tutto sesto e capitelli dorici in alto assieme a triglifi decorati dai fregi e dai festoni e dalle volute. Al prospetto riferiscono quattro balconi in tutto che son stati aggiunti durante il passaggio dei secoli Settecento ad Ottocento; quelli più antichi son quelli sorretti dalle mensole. Le finestre del primo piano sono rivestite da fasce di stucco, mentre invece la finestra al pian terreno, a parte il fatto che è l’unica ad avere un’ornia in piperno, potrebbe esser stata ricavata da un ingresso murato a fine Ottocento. L’edifico che in origine era alto non più di due piani escluso il pian terreno, era concluso da un cornicione con piccole mensole, al di sopra del quale e verso il cortile son stati sopraelevati altri due piani e dalla parte del Pietrajo ancora un altro piano venne aggiunto alla fine dell’Ottocento. Dagli stucchi dell’intonaco si capisce ad occhio che ormai tutto lo stabile attualmente è diviso in due parti non più comunicanti tra loro, con la sola eccezione di guadagnare il passo da via Rega alla Salita del Petrajo grazie al varco ottocentesco rimasto ancora aperto del terzo piano. Gli ambienti regi, se così si possono definire, del palazzo delle Pietre Dure, si trovano al piano nobile sul lato occidentale del palazzo. Si tratta di una stanza con una volta a padiglione al centro della quale ancora si ammira un bell’affresco, databile fine XVI inizio XVII secolo, ritraente la Fuga in Egitto, molto probabilmente è ciò che resta di una cappella gentilizia, a sua volta e senza fonte che si possa verificare, appartenuta alla villa di Tommaso Borrelli. L’altra struttura notevole per interesse è il loggiato che affaccia sul giardino pensile del lato ad ovest del palazzo, praticamente all’apice di un porticato di archi a tutto sesto, alternate con regolare cadenza dalle lesene in stucco che ne decorano magistralmente l’architrave sovrastante. Ed infine un terzo caseggiato più piccolo e pure questo con ingresso e portale in bugne di fronte ai gradoni della Vetreria, oggi proprietà privata.


Spazio note

(1) [Liberamente estratto da: Il *Collegio degli Scolopi sopra San Carlo alle Mortelle e il Lavoratorio delle pietre dure : per la storia di due palazzi napoletani / Emilio Ricciardi. BNN Sez. Nap. Misc.7/b 3/34]
(2) [A.S.N., Ministero della Pubblica Istruzione, fascio 442]
(3) [Luigi Marchese, Piantra Topografica del Quartiere di Chiaia a Napoli fa parte di I dodici quartieri della città di Napoli Napoli 1804]
(4) [L. De la Ville Sur-Yllon Il corso Vittorio Emanuele in Napoli Nobilissima 9(1900) pp 177-191.].