Sacrestia Maggiore del Duomo di Napoli

E’ la sagrestia maggiore del duomo di Napoli1, costruita all’inizio del XIV secolo in prosecuzione del transetto della chiesa a sinistra della cappella Carafa.

Fu istituita sacra a San Ludovico d’Angiò, figlio di Carlo II, alias ”lo Zoppo”, vescovo di Tolosa, rinunciatario del Regno di Napoli in favore del fratello Roberto, che sta sepolto in Santa Chiara a Spaccanapoli, per questo dunque l’ambiente è anche conosciuto come cappella San Ludovico d’Angiò.

Canonizzato nel 1317, anno in cui gli venne dedicata la cappella medesima, illustrandone la vita con un ciclo di affreschi, andati perduti per sempre dal Catalogo figurato dei vescovi di Napoli dipinto da Alessandro Viola.

Inizialmente, nella cappella, di regio patronato, indipendente dalla Cattedrale e con un ingresso proprio dal lato ovest del fianco della chiesa, vi trovarono degna sepoltura Carlo I d’Angiò suo figlio Carlo Martello assieme alla consorte Clemenza poi fatte spostare nell’abside della Cattedrale. Vi fu pure sepolto Andrea d’Ungheria strangolato una notte di settembre del 1345 ad Aversa.


Breve storia della sagrestia maggiore del duomo di Napoli.

Sul lato corto di questa cappella, interessato dall’ingombro del pilone di rinforzo della torre angolare del transetto al quale resta abbracciato il grosso finestrone gotico, è interessante osservare le membrature di quest’ultimo sovrapposte al portale di gusto rinascimentale.

  • Fu murato quando la cappella venne adibita all’uso attuale che se ne sta facendo tutt’oggi dall’arcivescovo Annibale di Capua col suo stemma inciso sul grande armadio di legno installato alle spalle della porta murata intorno al 1581 e venuto alla luce così come oggi lo si osserva non prima dei restauri del 1971. Sul lato opposto sono stati scoperti elementi architettonici appartenenti a tre grandi bifore alla fine murate dai restauri aggiungendovi una cappellina bassa divisa in due locali dei quali uno risulta coperto da una cupoletta ed altri ambienti soprelevati fino a tre piani. Già all’epoca del suo adattamento a sacrestia sull’altare che non è quello di oggi, c’era la stupenda tavola della Madonna col Bambino del maestro Balducci. La rovina di questa cappella almeno secondo quanto riportato da Franco Strazzullo si ebbe dal restauro promosso dal Cardinal Francesco Pignatelli, dal disastroso terremoto del 29 novembre del 1732 e definitivamente dalle manomissioni dell’architetto Filippo Buonocore. Murate le bifore anzidette, ridotte a forme ovoidali i finestroni ad est ed ovest, sostituita la vota a crociera con soffitto ad incannucciata, tutto venne a concludersi con un affresco di Santolo Cirillo del 1734. Nel XVIII secolo la facciata di ingresso al seminario venne sistemata ricoprendola di veste barocca ed estesa anche alla parete perpendicolare dell’edifico interessando la cappellina esterna ed i vani superiori organizzati a residenza privata del vicario curato della Cattedrale, il quale prima della testimonianza rococò di questo fronte del Duomo dimorava in una stanza del Campanile. Esiste anche una retrosagrestia, preceduta da un lavabo di marmo bianco purissimo: è la Cappellina di Santa Maria del Pozzo risalente all’epoca di Annibale di Capua ivi sepolto nel 1595. Lo stemma del Cardinal Pignatelli, almeno fino al 1969, servì ad indicare la direzione che avrebbe condotto alle stanze del deposito del vino per la messa e in due diversi piani differenti era possibile accedere alla stanza del Guardaroba di Sagrestia e al piano dei Quarantisti; tutte queste stanze furono abbattute entrambe nel 1733.


Spazio note

(1) [*Restauri e scoperte nella cattedrale di Napoli / Roberto Di Stefano ; con notizie storiche a cura di F. Strazzullo. - Napoli : [s. n.], 1972. - 59 p. : ill. ; 29 cm. ((Estr. da: Napoli Nobilissima, v. 10., fasc.1.-2., gennaio-aprile 1971.]