Chiesa San Michele a Port’Alba Napoli

E’ la chiesa di Sant’Arcangelo al Mercatello, una delle cinque chiese chiuse di Napoli1 che si ammirano in piazza Dante Alighieri, ed il primo principale ed ultimo imbocco natuarale a via Toledo.

E’ formalisticamente, senza volerlo, la chiesa votiva del fondaco mercantile, rappresentato dal vicoletto Carceri a Sanfelice e dall’imbocco di Via Cisterna dell’Olio.

Quest’ultima, alla stessa maniera, la separa definitivamente dal blocco edilizio di San Sebastiano e l’omonima via.

La chiesa è opera autografa di Domenico Antonio Vaccaro, da lui profondamente rinnovata e per questo ribattezzata Sant’Arcangelo del Mercatello dalla titolatura iniziale di piccola cappella di Santa Maria della Provvidenza.
La chiesa è posta a ridosso della scomparsa Porta Reale, su di una ristretta area delle mura aragonesi all’angolo del margine meridionale dell’informe Largo Dello Spirito Santo sotto Montecalvario, squisitamente allestito da grandiosi progetti scenografici di Luigi Vanvitelli, tra i quali il palazzo Doria D’Angri.


La collocazione spaziale della chiesa nel tessuto urbano antico.

All’architetto Domenico Antonio Vaccaro venne affidato l’incarico di esuberare il piccolo vano accessoriato per l’officiatura di culto scelta a dimora della Congregazione dei Settantadue Sacerdoti, obbligati dal cardinal Francesco Pignatelli nel 1729 di lasciare i locali fin da allora insediati della parrocchia di San Gennaro all’Olmo, angolo tra Via di San Gregorio Ameno e via San Biagio dei Librai a Spaccanapoli.

  • E’ verosimile credere che la prima versione di questa chiesa inglobata senza dubbio nelle ricche proprietà dei barnabiti del Poggio alle Mortelle su ai Quartieri Spagnoli, assieme alla chiesa di santa Maria del Caravaggio pur essa con facciata prospisciente sulla medesima piazza fosse stata eretta dopo il 1566 essendo che di questo edificio non se fa cenno nella Carta Lafrery redatta proprio quell’anno. Diversamente in un dipinto di Domenico Gargiulo, alias Micco Spadaro, intitolato "La peste a Napoli nel 1656", oggi al Museo Nazionale di San Martino a Napoli, non soltanto la chiesa di Sant’Arcangelo al Mercatello è chiaramente distinguibile sullo sfondo, ma addirittura è possibile osservarla nella misura essenziale cui la trovò il Vaccaro, edificio cioè di modeste dimensioni, privo di una qualsivoglia caratterizzazione architettonica e di valori d’ambiente. La scelta tra l’altro di riorganizzare la facciata della fabbrica della Provvidenza e di titolarla nuovamente a Sant’Arcangelo del Mercatello o anche nota come Sant’Arcangelo a Port’Alba, fu dettata dalla esigenza di uniformare la cortina edilizia del lato orientale della piazza stessa, in un unico disegno non disgressivo dei valori urbani fino ad allora suscitati benevoli dalla mole del complesso monastico di San Domenico Soriano ed il più vicino palazzo Ruffo di Bagnara.

La conformazione vaccariana della chiesa di Sant'Arcangelo al Mercatello.

La chiesa si presenta come un vano rettangolare allungato, fiancheggiato da due cappelle, corrispondenza più apparente che reale, dato dall’esigenza di rispettare quella che effettivamente fu la chiesetta della Provvidenza, che per la occasione di riammodernamento vaccariano venne allungata sulle acquisizioni di suolo della Congregazione dei 72 Sacerdoti di alcuni palmi della casa di Giovanni Faraldo e una cameretta di Ferdinando Sanfelice.

  • Quindi nel miglior uso della fabbrica per l’avviamento del culto nuovo e per la costruzione di una sagrestia di opportune dimensioni, Domenico Antonio Vaccaro organizzò il suo lavoro sostanzialmente improntandolo secondo uno schema di visuale centrale appena simulato dalla figura di quel che è un vano rettangolare approssimativamente insciritta proprio a questo disegno. Per questa chiesa dunque è ampiamente supposta la prevalenza longitudinale, dando piuttosto l’idea di una centralità sviluppata attorno ad un grande spazio, di forma vagamente ottagonale sito al di sotto della grande cupola a cui lo stesso Vaccaro riconobbe un grande valore. La cupola infatti, squarciata da otto finestre che segnano la superficie consente alla luce di penetrare e diffondersi in corrispondenza della planimetria delle due cappelle e del transetto, illuminando anche lo spazio absidale oltre il quale insolitamente prolungato si conclude da un vano rettangolo arrotondato. Mirabile ispirazione, aggiunge il Mormone, berniniana ripresa anche per il Palazzo Abbaziale di Loreto. Ancora circa la conformazione di origine vaccariana di questa chiesa, la cupola è avvolta come scrive il Mormone da cornici mistilinee e carnose carezze culminanti nei cherubini ad ali spiegate. L’allestimento e le decorazione dell’epopea barocca di Vaccaro confermarono il genio e la bizzarria delle sue opere ed il suo aspetto oggi può soltanto esser immaginato sulla scorta dei pochissimi fregi ottocenteschi sopravvissuti al restauro di Nicola Galeota, che a giudizio dei molti fu piuttosto un intervento lesivo della bellezza della chiesa conferitole dall’architetto Vaccaro.

La chiesa secondo l'aspetto attuale conferitole dal Galeota.

L’intervento di Nicola Galeota ne stravolse il primitivo significato fin nella sostanza.

  • E sebbene il Celano ne apprezzò gli esiti con certi giudizi ragguardevoli ed entusiastici, non è possibile non riconoscere proprio di quest’intervento l’episodio pregiudizievole del tempio di piazza Dante, a partire dal quale, fu quasi del tutto trasformata la facciata in senso ”pseudomonumentale”, ma vennero anche alterate e ricoperte definitivamente le pareti interne in origine in stucco bianco con dei finti inserti marmorei e dipinti considerati di mediocre entità. Quel che resta di altissimo spessore di questa chiesa e di qualità artistica encomiabile è l’altare maggiore anch’esso creatura di Vaccaro; da un lato fermo e saldo nell’impiantino nel cui intarsio a marmi policromi si specchia glorioso, da un altro lato tende ad emergere verso l’alto, laddove, però, nel suo slancio proseguendo negli stucchi superiori e nel finestrone al termine della parete, un arco invita mollemente a rifare il percorso inverso. Infine i dipinti realizzati da Vaccaro per la chiesa della Provvidenza: un Sant’Emiddio e Sant’Irene tutti e due racchiusi da una cornice ovale ai lati del transetto e fiancheggiati da angeli in atto di chiudere un panneggio.


Spazio note

(1) Estratto da: *Domenico Antonio Vaccaro : sintesi delle arti / a cura di Benedetto Gravagnuolo e Fiammetta Adriani ; saggi di Leonardo Di Mauro ... [et al.] ; interpretazione fotografica di Mimmo Jodice. - Napoli : Guida, [2005]. - 465 p. : ill. ; 34 cm. ((Ed. di 500 esemplari num. ISBN 8871888367 e da: R. Mormone, Domenico Antonio Vaccaro Architetto. Le chiesa di San Michele a Piazza Dante in "Napoli Nobilissima" Fasc. III-IV 1964-1965. La pianta architettonica della chiesa e del suo stato attuale è dato dai disegni di A. Coppola e G. Giacometti.