Convento di San Severo Fuori le Mura Napoli

Il convento di San Severo fuori le Mura, a Napoli1 si apre con un semplice e scarno prospetto di fianco alla facciata dell’omonima chiesa, allineata a quest’ultima in maniera del tutto imperfetta, determinata da una rotazione di quattro gradi circa rispetto all’immobile chiesastico.

I due diversi corpi di fabbrica, sono entrambe fronti conclusivi della piazzetta a cui hanno dato il nome e forma urbana.


Il portale d’ingresso presenta forti e significanti segni rigidamente geometrici incisi col piperno per tutta quanta la cornice ad arco, e la pietra calcarea bianca usata per i sei conci a mo’ di decorazione e lo stemma dell’Ordine dei Conventuali Francescani, a cui l’immobile è appartenuto fino agli anni Settanta del Novecento.

Fu poi insediato dall’Opera sociale polivalente Federico Ozanam, con annesso ambulatorio ed un centro di accoglienza.
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Presentazione e storia breve del complesso conventuale di San Severo fuori le Mura.

All’interno un grandioso quadriportico definisce i confini del chiostro di San Severo, sul quale affacciano i tre livelli di tutto l’edificio, separato dalle alte cornici e scandito da tre diversi ordini di lesene di stile toscano.

  • A loro volta le lesene segnano la distinzione delle sagome rettangoli su cui si scaricano gli archi a tutto sesto, i quali, liberi da un lato, sono chiusi da un sistema continuo di vetrate. Il chiostro è ampiamente famoso per la lunga teoria di volte a vela del portico al piano terra, interrotta graziosamente dagli anzidetti archi e di locali coperti di volta a botte e padiglione circondano da ogni lato lo spazio claustrale. Alle estremità del braccio orientale le scale che conducono agli ambienti superiori; nel suo angolo a nord-est la prima scala è a pozzo, l’altra a sud-est è invece a doppia rampa. In corrispondenza dei lati occidentale e settentrionale dell’ambiente ancora a livello del chiostro si aprono gli ingressi alla grande sala voltata, la sala comunitaria, un tempo il cimitero del complesso conventuale detta la Terrasanta, la sagrestia della chiesa e la Cappella dei Bianchi, interessante specie e soprattutto dalla volta a botte ribassata con lunette laterali ed un repertorio di decorazioni plastiche applicate a definire le forme degli spartiti tra gli affreschi presenti sulle superfici. Tutto il sesto circolare delle campate del primo livello, è stata sostituito da sesti policentrici sempre più ribassati in forza delle decrescenti misure in altezza tra i diversi livelli. Un cornicione maggiormente sporgente conclude l’ultimo giro del chiostro al di spora degli archi tompagnati ed ognuno chiuso da una finestra; oltre questo cornicione, due lati del chiostro sono stati ampiamente rimaneggiati, in particolare per il corpo di fabbrica aggiunto all’ala adiacente la chiesa, per l’innesto di un lungo corpo edilizio contrassegnato da finestre di moderna costruzione.

Alla fine del XVIII secolo, s’avviò, lenta ed inevitabile, la lunga fase di degrado ed abbandono dello stabile finito sotto le leggi delle soppressioni datate 1809 a firma di Gioacchino Murat; espropriati i Conventuali per ordine del Direttore della Guerra tra il 1821 ed il 1823, l’immobile venne ridotto per opera di Gennaro Lamberti, ad uso della Commissione del Vestiario, nel 1840 si chiamò per lunghi anni Monastero del Gesù e ed infine prima dell’attuale destinazione d’uso, Ricovero per le Povere Donzelle.
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Spazio note

(1) Dipartimento di configurazione ed attuazione dell'architettura dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II". Osservatorio permanenete per il monitoraggio dei complessi conventuali campani. Riabitare i conventi. Il complesso conventuale di San Severo alla Sanità in Napoli. Parametri per la valutazione della vulnerabilità indotta dall'impatto abitativo nei complessi conventuali napoletani. a cura di Claudio Grimellini, la stratificazione storico-strutturale del complesso architettonico è a cura di Ilia Delizia e Maddalena Vigo. Napoli CLEAN 2000 BNN SEZ NAP B 1647