Chiesa di San Gennaro dei Poveri a Napoli

La basilica di San Gennaro dei Poveri1, fuor della città un miglio2, linea di confine del Centro Storico UNESCO di Napoli, è rimasto l'unico elemento immobiliare a testimoniare l'abbandono della città imperiale e l'avanzare dell'età ducale di tutto il Meridione d'Italia2bis, nel rinnovato interesse su ciò che restò del complesso circuito del sottosuolo di Napoli.

La facciata è aperta sullo sfondo della corte rettangolare all'interno dell'omonimo ospedale istituito nel mastodontico ex monastero che domina l'edilizia minore del comparto di San Gennaro

Anticamente e storicamente l'immobile di San Gennaro Extramoenia, o anche detto di San Gennaro dei Poveri, occupa il centro della Valle degli Eumelidi3, un tempo l'antico edificio detto il Tempio di Vulcano4. E' la più celebre ed antica chiesa cattedrale cristiana dell'Italia centro meridionale in alternativa all'antichissima basilica detta "della Stefania"5.

Le statue dei santi Pietro e Gennaro sono collocate in facciata e restaurate da Cosimo Fanzago nel 1667. Quella di Carlo II e del Vicerè Pietro Antonio d'Aragona, furono riportate a nuova vita da Bartolomeo Mori nel 1668 anch'esse poste sulla facciata medesima della chiesa.


Storia breve di San Gennaro Extramoenia o anche detto di San Gennaro dei Poveri.

Nel II secolo d.C., ha trovato sepoltura il vescovo Sant'Agrippino, e subito anche il Santo Vescovo Zosima I in un ambiente riservato alle loro santità dalla mano del Vescovo San Severo che nel IV secolo lo incide come luogo di culto.

  • Quest'ultimo, farà scavare per se stesso, poi scoperta nel 1875 da Gennaro Aspreno Galante, una catacomba dedicata al suo nome sotto la "chiesa del Santissimo Salvatore" che oggi risponde al titolo di chiesa di San Severo nella zona bassa dei Cinesi. Nel V secolo San Giovanni I fa ampliare, puntellare e definitivamente rinforzare gli architravi della basilichetta6 sulla quale sorge presso l'omonimo piccolo Borgo a valle di Capodimonte. In un sistema di percorsi radiali che si dipartono dalle epicentro sulle catacombe di San Gennaro e la sua chiesa eretta in superficie nelle direzioni precedentemente realizzate dai declivi pluviali, la chiesa ed il monastero oggi un ospedale è adagiata su di una piccola pendenza altimetrica alle spalle del Rione Sanità, emersa come manufatto sopra gli antichissimi ipogei greci pure intitolati a San Gennaro. Fondata almeno sulle carte in un primo momento con bolla di papa Innocenzo VI nel 13537 circostanza non ricordata in un manoscritto del Seicento che invece la vuole già eretta come monastero dei Benedettini e dall'Arcivescovo Oliviero Carafa Cardinale dell'anno 1486 che l'affida ad una compagnia di confrati laici in un momento di abbandono benedettino dell'area appestata8 .

Descrizione breve della chiesa e del monastero.

La costruzione è stretta ed allungata come lo faranno per ispirazione medesima un gran numero di stabilimenti sorti nell'area tutt'intorno alla chiesa di San Gennaro che ha dato un senso ed un carattere architettonico anche alle miriadi di disperse progressioni in salita, che, attraverso gradinate e cortili sempre più stretti, hanno indotto la morfologia urbana come un vasto percorso a ritorno alla chiesa. 
  • Seppur con varianti dovute alle alternate vicende storiche napoletane, questo carattere di universalità architettonica imprescindibile dal sacro e da San Gennaro influenzerà gran parte del tracciato viario di composizione angioina ed aragonese. Il nucleo più antico del complesso ospedaliero è il vano di passaggio tra il primo e di il secondo cortile e la facciata della chiesa dovrebbe esser un rifacimento dell'Ottocento; non è possibile stabilire con certezza l'epoca di costruzione dei due portici in sintonia coi due fornici laterali del pronao. Anche se scartata l'ipotesi, Lavagnino dice che la chiesa è stata edificata nella seconda metà del XIV secolo e rimaneggiata in forme catalano-durazzesche nel XV secolo. In maniera univoca Venditti e Gino Chierici per le Soprintendenze concordano che alla data della fondazione la chiesa fosse ad aula absidata, con tipica scansione in tre navate mediante due file di colonne di spoglio. Appartiene senz'altro alla fase costruttiva trecentesca il campanile simile a quello di San Pietro a Majella, sormontato da un corpo ottagonale sfinestrato con terminale gotico, oggi per la sua metà inferiore inglobato nelle parti aggiunte postume alla data di costruzione. Adalgisa Rocco ricorda un terremoto distruttivo che l'ha rasa al suolo e addirittura in condizione rimaste inspiegate sia stata demolita per intero e ricostruita nel 1511 sostituendo le colonne originarie nel piperno che ancor'oggi si possono osservare, mentre il Celano che l'ha vissuta di persona spiega che il Viceré Pietro Antonio d'Aragona nel 1669 pensò bene di fondar qui un ospedale per l'accoglienza dei mendici uomini e donne eleggendolo come orrendo ricovero degli infermi della peste del 1656.

San Gennaro dei Poveri nella memoria della Settimana della Passione a Napoli.

L'ospedale di San Gennaro dei Poveri dunque accolse molti degli appestati del 1656 come tra l'altro anche quelli della poco ricordata peste napoletana del 1458.

  • In fatti nel 1566 Carlo Caraciolo di Vico ordinò che se ne suffragasse memoria di quella spiacevole generazione con solenne processione ogni 12 novembre di tutti gli anni fino al 1730 e che partisse detta processione dalla chiesa della Santissima Annunziata a Forcella, obbligando i devoti a scalzare il passo e vestire di un caffettano scomodo per la salute e a darsi conveniente flagello sulle spalle ogni volta che si passasse dinnanzi a qualche facciata di qualche chiesa lungo il tragitto. Con sosta alle monumentali chiese di Santa Maria Assunta, la chiesa e monastero sacro di San Giuseppe dei Ruffi sede delle Sacramentine, la chiesa miserabile di San Gennarello Spogliamorti oggi scomparsa, Sant'Aspreno, la chiesa casa della Compagnia Bianchi della Giustizia, Santa Maria Succurre Miseris, Santa Maria dei Vergini un tempo di insediamento dei Padri della Missione ed infine alle chiese di Santa Maria della Sanità di un certo fra' Nuvolo e alla chiesa di San Severo fuori alle Mura. Nel 1613 le truppe tedesche inviate a Napoli dal Viceré Medina Las Torres in aiuto al papa contrariato nelle battaglie mosse al Duca di Parma, accasarono in quest'ospedale e durante il travagliato periodo di peste del 1656, l'ospedale ricominciò a ricevere sempre più infermi e le Catacombe sempre più cadaveri.

San Gennaro dei Poveri nell'era delle grandi riforme.

Il complesso verrà diviso in quattro settori:

  • il Collegio per le Fanciulle che intendevano monacarsi,
  • un Conservatorio per quelle che invece intendevano scegliersi marito,
  • lo spazio dedicato ai fanciulli promessi sacerdoti,
  • ed un altro lasciato libero ai vegliardi rimasti scapoli. 

La faccenda non durò a lungo: nel 1702 il seminario venne dismesso, il collegio ridotto, ridotto pure il conservatorio. A mano a mano tutto precipitava minacciato dalla rovina dell'immobile al quale, venivano fatte mancare puntualmente le ordinarie ed indispensabili ristrutturazioni; poi i debiti, la miseria di quegli anni, e pure la chiesa subì un decadimento e a poco servirono i provvedimenti del 1806 che unì questa chiesa e quest'ospizio a quello di Sant'Onofrio dei Vecchi al Sedile di Porto.

  • Esiste una lapide posta tra il primo ed il secondo cortile con su scritto per intero il testo tra l'altro confermato dal Chiarini sul restauro avvenuto nel 1818 per mano dell'architetto Raffaele Cappelli, allora figura di primo piano in concorrenza con l'architetto Di Nardo. La Pianta del Quartiere Stella redatta dal Real Opificio Topografico di Napoli ancora riporta tra il primo ed il secondo cortile la larga gradinata dritta e già rilevata anche sulla carta Carafa. Con l'unità d'Italia lo Stato ha assunto il controllo sull'edificio che fino ad oggi d'allora mantiene funzione d'ospedale. Restaurata nel 1864 da Gaetano Fazzini, qualche tempo dopo apparirà sulle pagine della Napoli Nobilissima la serrata critica di don Fastidio circa il soffitto in un legno che lui definisce volgare, meglio dire un piano di tavole rivestite di tela e carta dipinta. Nel 1927, in epoca pienamente fascista, verranno attuati imponenti lavori di restauro a cura dell'Alto Commissariato che ricostruisce 200 metri di lunghezza e 12 di larghezza l'ala destra dell'edificio pericolante con una soprelevazione pari a 2000 mq e nello stesso anno s'avvia la pulizia sistematica del sottosuolo catacombale9.

Spazio note

(1) Estratto da: Estratto da: [5]: *Stella, Vergini, Sanità / Italo Ferraro. - Napoli : Oikos, [2007]. - CIV, 551 p. : ill. ; 31 cm. ISBN 9788890147807 Fa parte di Napoli : atlante della città storica , 5 Autore Ferraro, Italo Soggettario Firenze NAPOLI - Rioni e quartieri - Urbanistica Luogo pubblicazione Napoli Editori Oikos Anno pubblicazione 2007 e da: UNIVERSITA DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II DOTTORATO DI RICERCA IN STORIA XXI CICLOLA CATTEDRALE DI NAPOLI ED IL CAPITOLO DEI CANONICI DALLE ORIGINI AL SECOLO XIV RELATORE Prof. GIOVANNI VITOLO CANDIDATO Dott. FRANCESCO LI PIRA CORRELATORE Prof. ELIODORO SAVINO. Per le altre evidenze si vedano: PARASCANDOLO, Memorie, cit., III, p, 126; v. anche MALLARDO, La Pasqua e la Settimana Maggiore a Napoli dal sec V al XIV, in «Ephemerides Liturgicæ», LXVI (1952), pp. 3-36, qui p. 2. E da: *Guida sacra della citta di Napoli / per Gennaro Aspreno Galante ; presentazione di Enzo Fiore. - Rist. anast. - Napoli : F. Fiorentino, 1967. - XII, V, 473 p., [28] c. di tav. : ill. ; 22 cm. ((Ripr. facs. dell'ed.: Napoli : stamp. Del Fibreno, 1873.
(2) [Gennaro Aspreno Galante, ”Le chiese di Napoli”, edizione Solemar; Il Galante in nota alla chiesa di San Gennaro dei Poveri rimanda a: Engenio 630 e Celano V 312; Sarnelli 241 e Sigismondo III, 66j1; D'Afflitto 11, 143 e anche Ceva 75- R 464!]
(2bis) Clicca qui per aprire questa nota.
(3) Carmela Fedele Un antico polo religioso tra borgo e suburbio: San Gennaro dei Poveri a Napoli in Borgo dei Vergini. Storia e struttura di un ambito urbano a cura di Alfredo Buccaro, per la Electa Napoli 1991. BNN SEZ. NAP. VII B 1592, a pag, 217
(4) F. Gir. M. di S. Anna st di San Gennaro l. 2c. 9 let. C.d così letto a pagina 9 del quarto opuscolo autori vari di Il Tesoro Nascosto. Manifestato per la miracolosa invenzione di Santa Maria della Sanità venerata nel soccorpo della chiesa in Napoli con la Memoria dei Santi Martiri napoletani ivi esistenti. Opuscolo compreso in autori vari, redatto dal sacerdote napoletano di Regia Giurisdizione Raffaele Corvino per la tipografia Chianese nel 1831 BNN VF 153 F 42/5 OP 4
(5) [DIBATTITO STORIOGRAFICO SUL TEMA DELLE CATTEDRALI DOPPIE IN EUROPA; del candidato dottor Francesco Li Pira: dottorato di ricerca in storia XXI ciclo; Università degli Studi di Napoli “Federico II” R.BAUERREIS, Stefanskult und frühe Bishofsstadt, München 1963]
(6) Alla translazione del Corpo del Santo Gennaro Martire nell'VIII secolo dalle alture di Benevento all'allora chiesa basilica della Stefania a Napoli, per mano dei figli devoti di San Giovanni IV, recuperati pure gli altri corpi dei venerabili compagni di Gennaro sparsi in basilica, si decise insieme di ricoverarne le urne nella cappella gentilizia fatta erigere sul luogo in sostituzione dei siti meno affidabili di Santa Maria di Costantinopoli, San Giovanni l'Evangelista a Porta San Gennaro e affidato tutto l'impianto del sacerrimo dormitorio alla proverbiale accortezza dei monaci benedettini. Sant'Attanasio I sulle spoglie dei venerabili padri fece erigere poi in seguito la chiesa basilicale di San Gennaro extra moenia, corpo unico col sottosuolo cavo ricco di tombe lasciato poi in custodia al priore del cenobio pure lui chiamato Attanasio, il quale suggerito dalla sacralità piuttosto scarsa dei luoghi santissimi, arricchì l'ingresso del coro di un arco marinorio e di un preziosissimo ciborio sull'altare della Cappella.]
(7) [D'Aloe,Catalogo di tutti gli edifici sacri della città di Napoli e dei suoi sobborghi, in “Archivio Storico per le Province Napoletane”, vol. VIII, Napoli 1883, pag. 302]
(8) [ Un suggestivo passo dell'Aspreno Galante: Nel 1468 il Cardinal Oliviero Carafa, trattata la faccenda rimasta strana della fuga dei monaci da questi luoghi ed in seguito ad un relativamente breve periodo di abbandono dei locali destinò chiesa traversa, cimitero rovescio e monastero benedettino spuntato in superficie ad uso di ospedale per i meno abbienti della città, affidandola questa volta alla presidenza di una Congrega da lui stesso fondata e costituita di soli nobili e di soli plebei; ragione per cui si crede sia stata l'unica che abbia spinto gli organi preposti a non trovar mai un parere univoco su tutto, il ché costrinse il Cardinal Carafa a distruggerla e crearne una nuova composta di sola gente del popolo, la quale, sempre unanime e concorde scelse i quattro maestri dai sedili di Porta Capuana, la Sellaria, San Giovanni a Mare e Mercato; sei i sacerdoti a cui venne affidato mandato della cura liturgica della chiesa medesima ai quali venne fatto comando di gestire le liturgie non prima però che si fossero segate le lapidi delle tombe disperse sotto i loro piedi e riutilizzarne i marmi onde rifare di netto il pavimento della chiesa., Gennaro Aspreno Galante, cit. Vedasi anche: D. Ambrasi Il cristianesimo e la chiesa napoletana dei primi secoli, in “Storia di Napoli” AA.VV., vol. I, Cava de'Tirreni 1967, pagg. 678-680]
(9) [*Napoli, le opere del regime : biennio ottobre 1925-ottobre 1927 (anni 4. e 5. E. F.) / a cura dell'Alto Commissariato per la citta e la provincia. - Napoli : Francesco Giannini & figli, 1927. - IX, 225 p. : ill. ; 34 cm Autore secondario Alto commissariato per la citta e provincia di Napoli Soggettario Firenze FASCISMO - Campania - Opere pubbliche - 1925-1927 FASCISMO - Napoli NAPOLI - Fascismo - 1925/1927 Luogo pubblicazione Napoli Editori Francesco Giannini & figli Anno pubblicazione 1927]