Villa Favorita ad Ercolano

Sono le "ex Scuderie Reali", il complesso immobiliare noto col nome di Villa La Favorita, all'angolo dell'omonima via, nel Comune di Ercolano a Napoli1.

E' stata sede fino al 1799 dell'Accademia dei Cavalieri di Guardiamarina, una sorta di gendarmeria fondata da Carlo di Borbone, trasferita nel 1800, in vista del rientro del Sovrano da Palermo al Palazzo Sanseverino a piazza del Gesù Nuovo.

E' stata restituita alla funzione pubblica di centro culturale polifunzionale, per effetto della legge sul federalismo demaniale, valorizzata per questo scopo nel 2013 dalla Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Campania e la Direzione regionale Campania dell'Agenzia del Demanio con il Comune di Ercolano2.

Ritratta nelle incisioni di Francesco Sicuro del 17773(3bis) per le collezioni private inglesi, negli anni d'oro del fenomeno vedutistico dello Sketchbook, la villa è inclusa nel territorio vesuviano del Miglio d'Oro alle pendici del Vesuvio, sorta sulla ristrutturazione del Casino della Villa di Resina4, non prima dell'acquisto della medesima villa da parte di Stefano Reggio Gravina, principe di Aci e di Campofiorito5 fino a data della sua morte, poi acquistata nel 1792 da Ferdinando IV di Borbone, ampliata, fortificata alla maniera reggia, ingrandita con nuovi acquisti, quindi decorata e restaurata e arredata con gusto principesco, infine destinata a sito reale6.


Presentazione tecnica della villa allo stato attuale.

La sua posizione è privilegiata poiché offre la possibilità delle facciate cosiddette diversificate, compatta sulla strada e a cannocchiale verso il giardino con una sequenza degli spazi che ricorda di netto la distribuzione degli spazi del Gianicolo in direzione del Palazzo Corsini7 

  • La villa Favorita ha mantenuto integralmente per l'edificio principale la distribuzione secondo come è stato imposto dal disegno originale la versione di una planimetria con corpo centrale rettangolare e le due ali laterali in continuazione di quest'ultimo, studiata per un piano terra imperniato sul gran salone ellittico ubicato al centro dell'edificio al quale è possibile accedere dalla facciata a tergale. Da questo composto degli spazi ne deriva che alla consueta conformazione per la villa Favorita di Ercolano si aggiungeranno altri due cortili simmetrici delimitati unicamente da muri mistilinei.  Il fronte più corto si prolunga nella scalea curvilinea scendente verso la platea e verso il mare e al centro dell'impianto è la sala ellittica con due rampe simmetriche sul lato corto tutto in asse con la parte mediana della composizione.  I due cortili svolgono una funzione del tutto simbolica del servizio d'accoglienza carrozze piuttosto l'ospite accede alla casa dall'ampia scalea semicircolare posteriore, attraversando terrazzo e vestibolo ad un passo dal salone centrale dal quale grazie a due brevi scalinate simmetriche introducono agli appartamenti posti ai lati. L'ospite presente in villa solo in occasione di feste da ballo, con un tale modo d'aver fatta architettura di campagna accede alla struttura del salone centrale ed i sovrani, committenti delle feste, raggiungeranno in convenuti dagli appartamenti ai lati, giusto a porre in risalto il carattere di residenza pensata per gli abbandoni alle feste, realizzate con scenografia a parte rispetto a tutto l'ampio parco sulla veduta del Golfo, il tutto sintetizzabile in un salone ellittico, vestibolo con terrazza, sclaea semicircolare il viale centrale carrabile, l'approdo marittimo con i due torrini caffehaus e la facciata posteriore che viene a risultare il vero portale d'ingresso con discesa sul mare, forse l'unico elemento significativo dell'impianto architettonico in scena anche nelle vedute del Grand Tour europeo. I collegamenti alla villa sui piani verticali sono demandati alle due scale poste l'una all'estremità opposta dell'altra; la scala del Levante conduce all'appartamento Reale, l'altra è solo una scala di servizio di ridotte dimensioni e di scarso interesse architettonico.
  • La scala principale diversamente, a pianta quadrata e ad archi rampanti priva di qualsiasi elemento decorativo, manca di un rapporto prospettico col cortile e con l'esterno.
  • La facciata principale sulla strada con due ordini di colonne è scandito da coppie di lesene tra un'apertura ovale e l'altra poste in simmetria tanto tra loro quanto nella misura de balcone centrale e soprattutto son disposte in rapporto variabile agli spazi interni ch'esse stesse evidenziano.
  • E i due portali in piperno grigio vesuviano caratterizzano piuttosto un balconcino come è visibile chiaramente dal disegno depositato al Museo Civico del Maschio Angioino a piazza Municipio.

Storia breve di Villa La Favorita.

La villa è stata fatta edificare tra il 1762 ed il 1768 su quattro moggia circa di terreno proprietà un tempo di Giuseppe Beretta, duca di Simari e marchese di Mesagne sul progetto dell'architetto Ferdinando Fuga, che per l'edificio non ha mostrato alcun riguardo per il nuovo verbo, aspettandosi dallo stesso architetto un alzato di gusto rococò.

  • L'esito è quello, invece, di una pianta disegnata settecentescamente delicata, mossa e stretta comunque in un formalismo rigido dato ancora dall'uso proprio delle lesene: il Fuga era all'opera in quegli anni nel riordino della Villa Pignatelli nel territorio barrese.
  • La villa Favorita è strettamente legata alle alternate vicende storiche di famiglia Borbone nella persona di Ferdinando IV a partire dal 23 dicembre del 1798 data della sua prima uscita pubblica da Napoli, fuggito riparatosi in Palermo allo scoppio dei moti rivoluzionari napoletani del 1799.

Inaugurata alla grande e per un totale di spesa solo sui festeggiamenti stimati in oltre 20.000 ducati in onore della regina Maria Carolina sposa di Ferdinando IV e tra i presenti alla festa si ricordano le Loro Signorie Leopoldo e Maria Luisa di Borbone, Gran Duca e Gran Duchessa di Toscana, imperatore ed imperatrice d'Austria.
Tra il 1762 e l'anno dopo nelle opere in muratura alla villa Favorita lavorerà:


  • Domenico Ascione,
  • il pittore Filippo De Pascale,
  • agli stucchi Gerolamo Ferraro,
  • alla falegnameria Pasquale e Longobardo forniti da Candeloro Ferrajolo.

La disposizione degli ambienti e la quadreria della Villa.

Nella nota dell'inventario datato 1802 figurano presenti nella Galleria della villa Favorita i quadri, oggi tutti in custodia alla Reggia di Caserta, della serie dei porti del Regno di Georg Hackert, alcuni trafugati dai francesi nello studio privato dell'artista presso il Palazzo Cellamare a Via Chiaia e molti altri fatti spostare in Sicilia tre anni più tardi e la ricca serie di incisioni di Luigi Marchese sui siti reali.

Ed ovvero:

  • “...sette quadri con cornici di mogano ed intagli dorati, con lastre e piante raffiguranti: Il Bosco di Capodimonte,
  • un altro quadro presentava l'area boscosa di Portici,
  • un altro dipingeva il bosco ceduo attorno al cratere degli Astroni di Pianura,
  • e poi il bosco della R. Villafavorita,
  • il Bosco di Mascabruno in Portici,
  • della R. Faggianeria in Resina
  • e delle Mortelle in Resina7...“

Al piano terra ancora amabilmente disposti secondo la maniera del più puro Settecento,
  • il restrettè di sua Maestà con bidè di legno ceraso e maniglie in ottone, annesso bacile di ramocedro,
  • un'originale di porcellane ed una cassetta a piegatore con vasetto di rame,
  • un stanza da gioco ancora ammobiliata e bigliardo personale;
  • una Galleria con lampadare gran cristallo 42 bracci in veste ormesino in mezzo a quattro altri lampadari di Boemia.

E poi le piccole stanze con boffettine destinate ai Cavalieri e le Dame per i loro comodi;

  • l'Anticamera del piano nobile con la meridiana nelle riggiole di fabbricazione regio meridionali,
  • la Loggia ed il lungo parapetto e sopra di esso un orologio a sole di ottone e cupolino di latta chiuso da catenaccetti;
  • Galleria per ospitare i dipinti dei baccanti,
  • la stanza di Marinella, con i muri dipinti a fresco di marina e diverse figure con balaustra in chiaroscuro.
  • La stanza dell'Etrusca, tutta dipinta all'etrusca,
  • la stanza di Bacco col Trionfo di Bacco ed il quadro di D. Lorenzo Giusti;
  • il primo Gabinetto col parato d'arazzo sulla Storia di Abramo
  • e nel secondo fiori ed uccelli alla cinese ne dipingono la lamia con colori sgargianti, tutta lumeggiata d'oro ed il parato di calancà indiano
  • e più in là la stanza lunga alla Cinese con figure cinesi ornate tra gli uccelli ed i fiori e cinque porte alla maniera cinese che guardano nelle direzioni delle altre stanze contigue, un camino incastonato tra quattro colonne;
  • ed ancora la stanza delle Vedute ove trovano posto i dipinti su muro delle ville di Cardito e la villa del Real sito della Foresta di Carditello e quella del Belvedere di San Leucio oltre ad un altro bel camino.

Da segnalare come estremamente interessante perchè testimonianza dello sfarzoso lusso che dominava le scene di rango di quell'epoca. 
E quindi, la stanza lunga dei divani e dei bassorilievi dei baccanti con dipinti della: 

  • Baja di Manfredonia,
  • porto di Barletta,
  • Trani,
  • Bisceglie,
  • la Cala di S. Stefano di Monopoli e Brindisi,

e le tre anticamere tutte rivestite di tappezzeria in seta pechin; nella prima anticamera in pechin bianco, trovarono posto i dipinti di:

  • Filippo Hackert Il Molo di Gaeta,
  • Castellamare,
  • Piccola Marina di Sorrento,
  • Porto di Palermo.

Mentre nella stanza di pechin verde i:

  • dipinti ritraenti I Faraglioni della Trezza,
  • gli Scogli de’ Ciclopi,
  • il Porto e città di Siracusa e Messina, che dalla parte superiore si vede il Faro.
E quindi nella stanza rivestita di tappezzeria pechin giallo:

  • il Il Porto di Otranto,
  • Gallipoli.
  • Taranto  

La disposizione di questi ambienti rispetta la tematica voluta farne centro per la Galleria dove un tempo, oltre ai bassorilievi in marmo bianco fondati turchini ed i sovrapporti rappresentanti i baccanti, di cui quattro di questi, detti anche amorini, posti al centro del sopratremò, esisteva un bellissimo pavimento a mosaico tutto di marmo fatto giungere direttamente da Castiglione sull'isola di Capri recuperato e più probabile da uno dei due Ninfei imperiali sulla costa ed oggi in esposizione al museo di Capodimonte a Napoli.

Alla morte di Ferdinando IV la villa passa per maggiorasco al figlio Leopoldo anche principe di Salerno e persino da Gioacchino Murat la villa medesimna è stata usata per le feste sontuose: si ricordano quella del 19 agosto del 1809 vigilia del suo onomastico e la festa del 10 giugno del 1814 giorno in cui si è dato ospitalità a Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone fatta giungere a Villa Favorita direttamente dall'isola d'Elba8.


Spazio note

(1) [Liberamente estratto da: Università degli Studi di Napoli “Federico II “ anno accademico 2006-2007 Dottorato di Ricerca in Storia dell’Architettura e della Città XVIII ciclo Coordinatore: Ch.mo prof. Arch. Francesco Starace. Nella discussione si è fatto riferimento ai seguenti elementi bibliografici: G. FIENGO, Gioffredo e Vanvitelli nei palazzi dei Casacalenda, Napoli 1976. N. SPINOSA, Affreschi nelle Ville Vesuviane del Settecento, in "Antologia di Belle Arti",n. 1, 1977, p. 97 e segg. . V. FRATICELLI , Napoli, 1993 AA. VV., Napoli 1804 - I Siti Reali , la città, i Casali nelle piante di Luigi Marchese, Napoli, 1990. F. STARACE, L’ambiente europeo ed il giardino inglese della Reggia di Caserta, in AA. VV., “Il disegno di architettura”, Napoli, 1993]
(1bis) Decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85 (così come modificato dalle leggi n. 106/2011 e 111 /2011) Attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio, in attuazione dell'articolo 19 della legge 5 maggio 20 09, n. 42 (G.U. n. 134 dell'11 giugno 2010). Leggi il PDF
(2) [Le due incisioni eseguite da F. Sicuro nel 1777, in collezione privata, di dimensioni cm. 85 x 46, recano la medesima iscrizione, quella “da mare” data 5 Marzo 1777 e l’altra “da terra” data 10 agosto 1777; In Nap.li a X. Agosto 1777 (quella da terra) In Nap.li a V. Marzo MDCCLXXVII (quella da mare). Ne ha parlato anche il Di Monda in AA. VV. Ville Vesuviane del Settecento, Napoli, 1959, p. 266-270. ]
(3) [ S. Palermo, Notizie del bello dell’Antico e del Curioso che contengono le Reali Ville di Portici. Resina, lo scavamento pompejano, Capodimonte, Cardito, Caserta e San Lucio, Napoli, 1792, p. 94, 95. Vedi anche C. Fidora- S. Attanasio, Ville e delizie p.100.]
(3bis) Francesco Securo, renderà omaggio al maestro fiorentino Ferdinando Fuga, romano d’adozione, disegnando due splendide vedute della villa del principe di Aci poi ceduta allo stesso sovrano Ferdinando di Borbone che le assegnerà il nome definitivo di La Favorita d’Ercolano in un’ opera autografa pubblicata alla sola età di vent’anni col titolo: ”Atlante di vedute e prospettive”. L’architettura del Mercadante dal Teatro del Fondo all’Età Moderna, di Arnaldo Venditti in: Il Teatro Mercadante. La storia, il restauro. A cura di Tobia R. Toscano, 1989 Electa Napoli, pagg 11-42 due diverse collocazioni BNN L.P. Teatro 01. 0133 ed ancora BNN SEZ.NAP. 5. B 2002 pagina 11
(4) [ F. Milizia, Memoria degli architetti antichi e moderni, 1827, II, p. 437. “ pel principe di Jaci una villa molto considerabile nel sito delizioso di Resina presso a Portici”. Per il Fuga: Biblioteca Palatina di Caserta, Carteggio Vanvitelliano, lettera di Luigi Vanvitelli del 18 maggio 1762 : A.S.N., Tesoreria Generale Antica. Scrivania di Razione. 26 maggio 1753, Busta 20, A.N.D.N., Notaio Giovanni Scherillo, 4 dicembre 1761, p. 183 : “ Un Casino nella Villa di Resina, giardino, e territorio adiacente di c.a moggia quattro, il quale in Dec.e del 1761 il Duca D. Giuseppe lo vendette al P.npe di Jaci per D. 15.000.” N. Del Pezzo, in “Napoli Nobilissima” , vol.II, fasc. XI, Napoli,1892, Siti Reali , I, La Favorita p.161-164. D. Stefano Reggio Gravina, principe di Campofiorito, Aci, S. Antonio, S. Filippo della Catena, Ed anche G. C. Cacciola in AA.VV., Il paesaggio secondo natura, Jacob Philipp Hackert e la sua cerchia, a cura di P. Chiarini, Roma, 1994, p.167.]
(5) [A.S.N. Segreteria di Stato di Casa Reale, busta 1513, 20 luglio 1802 ]
(6) [Siti Reali di Luigi Marchese vedi : AA. VV., 1804. I Siti Reali, la città, i Casali nelle piante di Luigi Marchese, Napoli 1990. Sui siti reali vedi G. Alisio, Siti Reali dei Borboni, Roma, 1976]
(7) [Del Pezzo, in Napoli Nobilissima cit, p.163. H. Acton, I Borboni di Napoli, Firenze 1997, vol. 1, pp. 508-509. Alla pagina 164 si riferisce di aver ricavato tali notizie dal manoscritto “Diario Napoletano” presso la Società Napoletana di Storia Patria .]
(8) [G. Cantone, Fuga, in Dizionario Biografico degli italiani,…, p. 687. Il disegno presso la Società Napoletana di Storia Patria, inv. 12238, china e acquerello, misura 63,8 x 41,2 e reca la scritta “ Elevazione del Prospetto del R.l Teatro del Fondo di Separazione dei Lugri. Eretto dirimpetto la Porta principale del Castello nuovo à 15 8bre 1778 progettato e diretto dal Supr.te di detto R.l Fondo il Brig.re Sig.r D. Antonio Roxas Tenente Coll.o del Reggim.o delle R.li Guardie di Fanteria Italiana disegnato ed Eseguito da D. Francesco Sicuro Ingegnere Volontario dal R.l Corpo dell’Ingegnieri “.]