Oreficeria del Medio Evo napoletano

E' la collezione napoletana degli ori medievali presso la Pinacoteca del Museo Archeologico Nazionale di Napoli1 .

I pezzi ivi son pervenuti solo nel 1817 dal Museo Veliterno di Camillo Borgia e dal Collegio di Propaganda dallo zio di quest'ultimo lasciata in dono2.
In tutto son nove pezzi, tra croci di varia grandezza, Crocefissi staccati dalle loro croci3 simili tra loro e qualche pisside.


I pezzi sono talmente simili tra loro da poter supporre con certezza provengano dalla stessa bottega, nella quale per apprezzamento ai maestri del sud della Loira del XII secolo, è stata adottata la tecnica di applicare sui fondi smaltati o incisi a bulino figure a mezzo rilievo fuse in bronzo e dorate.


Oltre agli altri oggetti, una pisside e dei bacini messi insieme per classificazione regionale, dati dal formulario tecnico Diversarum artium schedula, con la quale è possibile distinguere i pezzi francesi lavorati a champlevé da quelli tedeschi4.


Storia breve dell'Oreficeria del Medio Evo napoletano.

Furono datati ed assegnati al secolo d'oro dello smalto tedesco, sebbene alcuni manierismi indicherebbero una fase postuma all'arte di Limoges.

  • Probabilmente la raccolta napoletana è vicina per manufatto e ovviamente per bellezza e preziosità al cofano smaltato in bella posta, che ha la forma di una chiesa tutta ingemmata attorno alla scena dei re Magi, una specie di piccolo presepe creato tra il XII e XIII secolo, fatto condurre si dice dal Federico Barbarossa nel cuore dell'Europa del suo tempo al Sant'Eustorgio di Milano. Caratteri ancora chiaramente leggibili nelle placchette di rame dorato e smaltato raffigurante l'Epifania5. Veri e propri prodotti industriali, creati per rispondere al gusto del compratore, quasi sempre il commissionario dell'oggetto inciso e smaltato, distinto per la lucentezza e la pasta vitrea, estratto dalle varie botteghe raggruppati per tecniche di cui questi ne sono testimonianza. L'arte dello smalto ha conosciuto il suo massimo splendore negli anni Venti e ancor di più negli anni Sessanta del XIII secolo a Limoges, tanto e tale da dar luogo ad un vero e proprio movimento d'importazione ed esportazione; ma un secolo prima che quest'arte fiorisse in tutto il suo massimo fulgore, in seno alla tecnica che la distinse, crebbe l'arte renana a cui la limosina effettivamente s'ispirò6. Nell'oggettistica è tipica la frequente presenza degli alveoli incavati dentro i quali, molto caro ai maestri dell'arte renana son stati fusi per l'eternità gli smalti bianchi coi verdi e gli azzurri e i rossi per dare l'aspetto visibile a figure manchevoli e tozze, assai lontane dalle sagome lineari e filiformi dell'arte limosina più propria dei Tedeschi.

Presentazione breve del piccolo tesoro dell'arte orafa napoletana.

Pezzi unici e di rarissima bellezza, di scarso interesse devozionale quanto iconografico,
ai Crocifissi in particolare, 

  • spicca il perizoma a forma di gonnellino, più lungo dietro che davanti, ha le cannellature delle pieghe piene di pasta vitrea onde connotare di dovizia il semplice gonnellino tipico dei pescatori galilei, mentre appena appena qualche cesellatura scolpisce l'addome e il costato.  Essi sono simili al Crocefisso senza croce del Museo Cristiano Vaticano definito d'arte rozza, dal Salmi attribuito alle scuole romaniche del XII secolo oppure molto vicini i nostri al Crocefisso limosino del Museo del Bargello a Firenze, ove il Cristo, coronato e sereno, per niente patetico come i Crocefissi bizantini, alla stessa maniera della collezione napoletana porta scritta in faccia non una smorfia di dolore, piuttosto pare disgustato, le braccia e le linee dell'addome sottolineate a bulino, mentre barba e baffi son ottenuti con una fitta e grossa punteggiatura. Particolarmente adatta all'espressività, una delle croci meglio riuscite per compiutezza stilistica, per una maggiore e meglio guidata capacità artistica di rappresentare anche il corpo umano è la croce 10407, eseguita con aderenza alla realtà molto più vicina alla croce del bargello per l'espressione data al Redentore. E poi c'è la pisside, [ 10414/ h mm112x dm 64], notevole da un punto di vista iconografico, solo e soltanto poco interessante da un punto di vista metodologico per l'assenza delle figure umane e comunque per niente diversa da tutte le altre pissidi che tutt'oggi girano le Pinacoteche d'Italia, nei Musei di tutto il mondo o nel circuito delle collezioni d'arte appartenute a quei secoli, somigliante tutte quante per l'insieme decorativo e perché hanno avuto tutte per distinzione dell'una e dell'altra sul fondo réservé in rame dorato con fiori e tralci, clipei smaltati con le stelle frequentemente monogrammate e meno frequentemente animati da strani esseri. La pisside della Collezione di Napoli reca l'effige di un angelo iscritta in un clipeo di smalto preziosamente verde, mentre il coperchione a cono depresso ripete i motivi di un rameggio con foglie a bratee molto decorativo piuttosto anche molto comune nelle pissidi su cui risaltano stelle a otto punti graziosamente trapunte su fondo di smalto bianco. Il Bacino [11309 diam. mm230] coppa in rame che i francesi chiamano gemellion, con al centro lo stemma nobiliare della famiglia che l'aveva in uso specialmente per averla utilizzata a tavola nel raccogliere l'acqua per lavarsi le mani dopo il pasto perché non ancora in uso le forchette, ha il canaletto a forma di testa di drago assieme a tre leoni araldici sovrapposti nel clipeo polilobato, uguali, precisi ai leoni sulla lastra anteriore di un cofanetto XIV secolo oggi la Museo del Louvre7; e alla stessa maniera, senza averne comunque lo stesso significato araldico, trovasi i leoni sullo scudo di Gioffredo il Plantageneta e sulla lastra tombale del guerriero sepolto nella chiesa di San Giuliano di Le Mans, assegnata dal Molinier tra il 1151 115, il bacino ha il fondo e la bordatura tutta scrostata e in più parti l'originaria smaltatura si presenta abrasa fatto spiegato con la notizia che a breve dalla sua commercializzazione il prodotto venne utilizzato in chiesa per la raccolta delle monete.

E poi vi sono le croci dell'arte romanica in Italia. 

Due rarissimi esemplari di scultura in bronzo8 piccoli oggetti per l'uso di un culto ordinario affidato a piccole comunità religiose, disperse per le pieve rurali con riflesso delle varie fasi sull'evoluzione plastica dell'arte sacra.

  • Le croci medesime, con tutto un diverso sentimento, tanto nelle incisioni che nel rilievo che le rendono diverse dalle altre croci presunte limosine, sebbene il suo autore si diletti pare ad attardarsi in dettagli e decorazioni molto care ai maestri d'oltralpe. I manierismi e le sommarietà non gli sono punto estranee anzi sono una strategia adottata per rendere meno bello il Redentore ma più vivo senza smalto nelle nicchie degli occhi e nelle cannellature del perizoma e piuttosto conferisce maggior dignità nel trapasso col solo sussidio di un più corretto disegno del Cristo morente in croce, oltre all'espressione del suo volto serena e composta, non affatto atteggiato a smorfia di dolore o di disgusto come nei Cristi di Limoges e soprattutto una maggiore saldezza al suppedaneo fa gravare la figura del Cristo più accurata.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Oreficeria del Medio Evo nella Pinacoteca del Museo nazionale di Napoli/ A. Ott. Quintavalle Fa parte di Bollettino d'arte del Ministero della pubblica istruzione : notizie dei musei, delle gallerie e dei monumenti d'Italia , Anno 25, ser. 3, n. 3 (sett. 1931), p. 131-141 Autore Quintavalle, Armando Ottaviano Soggettario Firenze Oreficerie - Napoli - Museo archeologico nazionale - Sec. 12.-13.
(2) [Documenti inediti per servire alla storia de Musei d'Italia, a cura del Ministero della Pubblica Istruzione Firenze-Roma, 1878, p. XI segg.]
(3) [ Ne sono tre e rispettivamente il pezzo 10403/ h mm1,68x1, larghezza delle braccia mm 1,40-10404/ h mm 1,68x1 larghezza all'apertura delle braccia 1,30- 10402/ h mm 1, 60x1 larghezza all'apertura delle braccia mm 108]
(4) [Le *varie arti : de diversis artibus : Manuale di tecnica artistica medievale / Teofilo monaco ; a cura di Adriano Caffaro. - Salerno : Palladio, stampa 2000. - 440 pag. ; 21 cm. Autore secondari Caffaro, Adriano Autore Theophilus Soggettario Firenze ARTI MINORI - Medioevo - Manuali Altri titoli Titolo raggr. controllato Diversarum artium schedula. Titolo parallelo De diversis artibus. - Luogo pubblicazione Salerno Editori Palladio Anno pubblicazione 2000]
(5) [Inventario Generale del Museo Nazionale di Napoli: 10417/mm143xmm106, ove la Vergine in Trono con in braccio il Divino benedicente, accoglie, lo si vede, distratta l'omaggio del re da carte da gioco, mentre un fiorone da otto petali, che qui vorrebbe significare la fatidica stella, apre la corolla a due colori nell'angolo superiore destro, dietro il nimbo dell'Incoronata.]
(6) [E. Molinier ”Histoire générale des arts appliqués l'Orfevreire”, premier partie, Paris, Lévy p.189 e segg]
(7) [J.J. Marquet de Vasselot, in Michel., ”Histoire de l'rt”, Paris, 1906, Tome II Second Partie, pag. 941 3 segg.]
(8) [La prima in rame dorato 10405 h/mm 348x 1 mm 255 simile in tutto e per tutto alla Croce del Museo Cristiano Vaticano n° 608-625 e anche alla Croce della Prepositura di Chiusdino in provincia di Siena ed ancora assai simile alla Croce di proprietà di Giustino Migliorini di Siena]