Zona Porta Capuana Napoli

È la zona di Porta Capuana a Napoli1 un’area conosciutissima per le famose due torri merlate che inquadrano ed accompagnano l’arco di ingresso alla città antica dal lato della zona orientale.

Le due torri di vedetta con terrazza merlata sono collocate a ridosso dell’antichissima murazione aragonese, di cui ne sono solo l'ultimo avanzo sopraggiunto in epoca moderna a partire dagli smembramenti ottocenteschi.


Infine, molto del perimetro della murazione aragonese insinua il centro storico della città escluso dal sito UNESCO. L’altra porta più vicina è Porta Nolana ed in città ancora resistono alle esibizioni pubbliche Porta San Gennaro, nell’omonimo piccolo comparto urbano a piazza Cavour e Port’Alba apiazza Dante.
Tutt’intorno a Porta Capuana oggi è di fatto un’area destinata alla socialità popolare, organizzata ed attrezzata per la sosta dei residenti in spazi di verde pubblico, ed è introdotta dallo sbocco di Via Cesare Rosaroll, anticipata da questo lato da piazzetta San Francesco a Capuana, e dall’altro lato accoglie lo sbocco di Via Carbonara, definendo da quel punto l’esatto il perimetro quadrato di Piazza Enrico De Nicola ed il protrarsi di quest’ultima in forma di strada sul fianco sinistro di Castel Capuano.


Porta Capuana sulla mappa del Duca di Noja.

Su di essa, per il lento assorbimento dimensionale degli spazi occupati dall’edilizia popolare di inizio Novecento, sboccano anche Vico Vasto a Capuana.

  • Ma anche Via Carriera Grande e Via Giuseppe Leonardo Albanese, mentre da essa in direzione di piazza Garibaldi parte Via Alessandro Poerio ed in direzione del Rettifilo parte Via Maddalena. Il documento topografico unico ed attendibile di Porta Capuana è la mappa settecentesca del Duca di Noja, commentata dal matematico e topografico Niccolò Carletti; il documento anche se molto datato è però è assai lontano dall’enorme ed impressionante quantità di errori solitamente commessi via a via dagli altri topografi antecedenti a quella data, abituati al disegno delle mappe realizzate a volo d’uccello; allegata alla carta topografica del duca di Noja, anche una veduta della città di Napoli da Ponente, sulla quale, è visibilissima la chiesa di Sant’Anna all’Oratorio all’estremo limite dell’abitato del Borgo Sant’Antonio Abate.


Porta Capuana negli studi di Roberto Pane


Accanto alla chiesa di Sant’Anna si nota sulla mappa il vasto complesso conventuale dei Minori di San Lorenzo Maggiore.

  • Lo stesso che ha perduto ogni suo intrinseco valore per la diversa destinazione d’uso. Infatti, alla data di pubblicazione di documenti urbanistici curati dalla direzione di Roberto Pane, quindi fino al 1962, il chiostro del convento dei Minori, da cui si accedeva dal numero civico 21 di Via I traversa Rosaroll, risultava oltre che danneggiato irrimediabilmente anche adibito a falegnameria. Si tratta di una struttura in tufo rivestita in stucco, di squisitissima impostazione mormandea, con archi del chiostro tutti in piperno, la medesima pietra vulcanica che caratterizzerà numerosi chiostri di conventi nel napoletano all’indomani della riforma avviata dal Concilio di Trento. E sempre alla data del 1962, gli ambienti del convento di Sant’Anna all’Oratorio, quelli non adibiti a falegnameria risultarono occupati dai residenti, gente comune, che abitavano le sale del convento finito in proprietà alle Opere Pie Arcivescovili2. Dai documenti redatti da Roberto Pane lo studio della zona di Porta Capuana a Napoli è fatto risalire all’osservazione critica delle mappe antiche contestualizzate dalla presenza sul posto di importanti edifici che segnano ed orientano i confini fisici dei comparti urbani minori, considerate le mura aragonesi come linee di confine fisico per eccellenza. Questi edifici sono ovviamente Castel Capuano, Santa Caterina a Formiello e Sant’Anna all’Oratorio all’imbocco del Borgo di Sant’Antonio Abate, che, sul bozzo di platea presso l’Archivio di Stato a Napoli, fondo Monasteri Soppressi, è presente solo come piccola cappella col titolo diSant’Anna all’Oratorio, officiata dal canonico della Cattedrale padre Gabriele Spina, che già dal 1492 l’affida in enfiteusi a Giacomo Marta prima e a fra’ Paolo di Nola dei Minimi poi. La cappella dedicata alla Madre della Vergine Maria resterà per ancora molto tempo affidata al popolo prima di quella data e dalla visura dei documenti catastali appare sola e non con l’annesso convento che sarà costruito invece nel 1563. Ad ogni modo la chiesa di Sant’Anna dell’Oratorio appare chiarissima e minutissima anche sulla guida della città di Napoli di Pietro de Stefano del 15603, sei anni dopo, verrà incisa anche sulla notissima mappa di Antonio Lafrery4 e rispetto a quest’ultima, appare invece completamente stravolta nel suo ambiente sulla mappa dello Stopendaal5, epoca in cui la chiesa collocata già vive l’inurbamento di tutta quanta la zona.

L'area di Porta Capuana propriamente detta e le mappe antiche di Napoli.

L’area però è stata importante prima di tutto per la configurazione a bastione della porta d’accesso alla città antica, appunto, Porta Capuana.

  • Fu fatta costruire in epoca aragonese, installata in un ambiente malsano per lo scorrere delle acque piovane che andavano ad ingrossare le paludi ed i marcitoi del lino, poco abitata perché poco vi fu poco costruito e data anche la vicinissima collina di Lutrek, e l’addensarsi della boscaglia fu quella considerata anche una zona frequentata dai briganti e fuorilegge. Il Celano invece si attarda a decantarne l’aspetto quasi fiabesco di questa zona raggiunto nel tardo Cinquecento per la presenza fisica sul posto della Villa di Poggioreale, oggi scomparsa ma ancora amabilmente visibile nell’incisione del Serlio6. Il Celano preferisce quindi risaltare lo splendore agreste della zona nonostante tutto, riferendosi alla qualità dell’unica abitazione degna di nota d’allora, la villa di Poggioreale, e la tradizionale origine del fiume Sebeto, fatta coincidere con l’acquedotto della Bolla, per sua buona parte costruito al di sotto della superficie, sfruttando il sottosuolo cavo della zona, coi fondi privati dei Carmignano e dei Ciminelli7. La mappa di Giovanni Carafa, duca di Noia, del 1775, oggi in custodia al Museo di San Martino, indica sulla carta, al numero civico 564 di zona Porta Capuana, l’ingresso ad un pozzo che conduce all’acquedotto fornito d’acqua offerta direttamente alla popolazione da re Ferdinando IV, e nel volume del Carletti8 che accompagna la mappa, parlando a proposito delle acque claudie e dell’acquedotto napoletano si pone l’accento sul dispositivo dei mulini ad acqua, uno di questi visti fisicamente al lavoro proprio in zona Porta Capuana, a destra di Sant’Anna all’Oratorio. Già il Chiarini notava, semmai denunciava nell’Ottocento la mutata situazione urbanistica di questa zona rispetto alle condizioni settecentesche, che la videro alimentata di vita e di acqua e soprattutto del bell’affare di vasche e fontane e statue che ne sormontavano sia le vasche che le fontane, disposte lungo i fianchi di destra e di sinistra della strada che da Capua e da Caput Clivi raggiungeva il cuore della città antica; quindi già nell’Ottocento scomparvero forse probabilmente per il lento ed inesorabile abbandono delle forniture idriche, le vasche e appresso alle vasche anche le belle statue. Maggiormente afflittivo per questa zona, Porta Capuana, fu la demolizione della basilichetta di San Francesco di Paola giusto in mezzo alla piazza là dove oggi sorge il palazzo della Pretura. La bellissima chiesa quadrata con cinque cupole fu realizzata sul posto col proposito di replicare in scala assai ridotta la forma bramantesca della Basilica di San Pietro in Roma, identica e precisa a quella incisa sull’album genealogico della famiglia patrizia romana e napoletana, Del Ponte9. È stata attribuita al religioso teatino, padre Grimaldi, in sostituzione dell’erigenda chiesa minore avviata nel 1622 e compiuta con cupola più grande nel 1657. Sul fianco destro della chiesa, allora come anche oggi, correva la strada detta strada vecchia per il Poggio Reale, e la via che verrà poi detta, Via della Casa Nuova, mentre sul fianco opposto della chiesa, v’erano, si vedono chiaramente sulle mappe antiche, una teoria di orti coltivati anche a giardino insediare molta buona parte del territorio confusamente detto, il Guasto, un’area agresta di verde e di acqua, sottratta nel corso dell’Ottocento francese al lavoro dell’uomo per allineare la discesa di Via Cesare Rosaroll.

Porta Capuana in un disegno di John Ruskin


Alla documentazione scientifica prodotta dall’encomiabile lavoro di Roberto Pane, come definizione d’ambiente di Porta Capuana deve concorrere senza esitazione alcuna il disegno di John Ruskin.

  • Disegno che in realtà il pittore inglese volle realizzare per contestualizzare la facciata bellissima della chiesa di Sant’Anna all’Oratorio trascurando qua e là i tratti salienti dell’ampio spazio che ha di fronte a sé quando all’epoca dei fatti non era ancora sopraffatto com’è lo è oggi dall’edilizia popolare. Sul fianco della chiesa di Sant’Anna si notano sull’acquerello i resti di un mulino azionato dallo scorrere delle acque in sottosuolo, ed un piccolo orticello coltivato già dal 1492. Il disegno fu realizzato durante il soggiorno dell’artista in Italia, dunque databile tra il 1844 ed il 1846 ed oggi è conservato presso l’Archivio Fotografico d’Italia, Biblioteca Vaticana in Roma10. Sul disegno in effetti manca il simbolo per eccellenza di questa zona, le due torri merlate che stringono l’arco al centro, tuttavia la preziosità di questo documento sta nella veduta in primo piano della garitta borbonica delle prigioni di San Francesco, là dove ancora sorgeva a quel tempo l’omonima chiesa; sul lato opposto del disegno della veduta si osserva le mura aragonesi indirizzarsi lato via Foria e fino a quel punto, numerosi tratti della murazione accolgono case ed altri orti coltivati ed infine, al centro del disegno la bella facciata in stile rocaille della chiesa di Sant’Anna, coronata dal timpano e la cupola che emerge dall’ordito a sesto ogivale, agganciata al suo tamburo grazie ai costoloni che si prolungano in controfacciata a voluta. Ancor più suggestivo è ”lo sfizio” che John Ruskin si leva nel ritrarre sul fianco della cappella della Madonna delle Tre Corone, ancora oggi esistente, l’ingresso ad una tipica locanda napoletana, giungendo persino a ritrarre appesa a delle travi di legno la cosiddetta régata, termine dialettale napoletano per indicare il fascio d’Origano, che, i locandieri di Napoli effettivamente lasciavano appeso alla porta, una tipicità mai studiata e solo ipotizzata, forse per aromatizzare gli ambienti, o forse per impreziosire in termini di scenografia l’ingresso all’osteria o forse ancora per detenere la scorta d’aromi e tenerseli freschi e a portata di mano. Il disegno è un acquerello realizzato con spiccato senso del chiaroscuro, pur tuttavia rende evidente la rapida, incontrollata trasformazione della città nell’arco temporale di meno di quarant’anni se si confronta questo disegno con quello del D’Ambra del 188911 e ancor gradualmente crescente l’inevitabile mutamento delle condizioni che mostrano senza dubbio alcuno nulla di vantaggioso per la vita residenziale della comunità rispetto alle condizioni originarie se si confronta il disegno del D’Ambra con una foto scattata e conservata da Salvatore Di Giacomo pubblicata postuma nel 1907, ma è quasi sicuro sia stata fotografata nel 1899. La foto è priva di commento, reca con sé solo la dicitura di: ”Chiesa di Sant’Anna al Corso Vecchio Garibaldi”, così era chiamata a quel tempo l’attuale Via Cesare Rosaroll.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Napoli Nobilissima: rivista di topografia ed arte napoletana. Per. Ital. 355 anno 1961/1963 Volume I fascicolo II Luglio Agsoto 1961 da pag 84 BNN Sezione dei Periodici Direttore Roberto Pane diritti di stampa NAP0632510
(2) Ed infine per quanto riguarda la zona di Porta Capuana a Napoli esistono due planimetrie documentate di eccezionale affidabilità che metterebbero tra l’altro la zona stessa di Porta Capuana in relazione al convento dei Minori quando questo fu per un certo periodo di tempo gestito dai membri dell’Arciconfraternita di Sant’Antonio di Padova; esse sono la pianta Topografica della città di Napoli del 1887 a cura dellaDirezione Tecnica del Municipio di Napoli, opera del Cavalier Adolfo Giambarba, ed il rilievo topografico dell’ingegner Giuseppe Roselli, marzo 1877, presso l’archivio del Comune di Napoli, cart. 21, dis. Acquerello., sn., cm 65x83,5.
(3) Pietro De Stefano Descrittione de i luoghi scari della città di Napoli, con li fondatori di essi, reliquie, sepolture, et epitaphii che in quelle si trovano ed altre degne di memoria, Napoli, 1560, pagina 141.
(4) A. Lafrery, Ritratto della nobile città di Napoli con li suoi moli, porte, chiese, seggi, palazzi, piazze, strade, fonti et altre cose notabili come per gli’infrascritti numeri annotati facilmente si può vedere, Roma 1566, al Museo di San Martino, n° 7490. Cm 64x93
(5) La pianta dello Stopendaal si trova al Museo di San Martin, n°5890 misura 42x102 ed è pubblicata, come la precedente da Roberto Pane, inNapoli imprevista, Torino 1949, pagg, 17 e 18. Che poi sia stata incisa la mappa nel Seicento lo dimostra lo stemma del vicerè Gaspeare di Bracamonte, marchese di Penaranta al governo della città di Napoli dal 1659 al 1664.
(6) C. Celano, Notizie del Bello, dell’Antico e del Curioso della città di Napoli, con aggiunte di G. B. Chiarini, Napoli 1856-60; cfr., C. D’Engenio Caracciolo, Napoli Sacra, ove oltre le vere origini e fondationi di tutte le chiese e monisteri, spedali, e altri luoghi sacri della città di Napoli e suoi borghi, ecc…, Napoli 1623, alle pagg. 636-637; cfr., C. De Lellis, Aggiunta alla Napoli sacra di Cesare D’Engenio, ai Manoscritti e Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli, segn. X, B, 20 24 mm. 305x215, databile metà del XVIII secolo. Vol. V, alle pagine 135-136; ed infine per quanto riguarda la villa di Poggioreale opera di Giuliano da Majano succeduta a fra’ Giocondo da Verona vedasi: Roberto Pane,Architettura del Rinascimento a Napoli, ivi,1937, pagine 24-30
(7) B. Capasso, Catalogo ecc. dell’Archivio Municipale di Napoli, ivi, 1876-189, I, pagg 96 e segg.
(8) Claudio N. Carletti, Topografia universale della città di Napoli in Campagna Felice e note enciclopediche storiografe, Napoli, 1776, pagina 208
(9) Fra Girolamo Maria Sant’Anna, Della storia genealogica della famiglia Del Ponte patrizia romana e napoletana, Napoli 1718; le tavole allegate sono state incise da Andrea Magliar, su disegno compiuto dal figlio Gaetano
(10) Arch. Fotogr. Neg. XXXII, 29-25; Porta Capuana è stata ritratta anche in un dipinto di Gonsalvo Carelli. Prima Taverna di Solla a Porta Capuana, Pubblicato in Napoli Nobilissima, VIII pag. 38
(11) R. D’ambra, Napoli antica illustrata, Napoli 1889, tavola XXX