Cappella Sant'Aspreno al Duomo di Napoli

E' la Cappella di Sant'Aspreno I vescovo, compatrono della città di Napoli1.

Le ceneri del santo son riposte in un'urna dietro l'altare della Cappella interno Duomo di Napoli lato destro del transetto accosta alla Cappella dei Santi Pietro Apostolo e Anastasia Martire e a sinistra alla Cappella Maggiore o anche detta Cappella dell'Assunta.

Rimasta intatta nella sua struttura gotica, i dipinti son stati organizzati da Filippo Tesauro, il Vecchio in diciotto scompartimenti per realizzare i cosiddetti Atti di Sant'Aspreno. 

E cioè: nel primo riquadro è raffigurato Sant'Aspreno che incontra Santa Candida, quest'ultima dall'iconografia cristiana in più parti e in più momenti di restauro dei dipinti appare senza aureola, perchè espunta dal novero dei santi in seguito all'accertamento dell'infondata notizia sulla sua esistenza e del non dato certo che sia stata battezzata a Napoli proprio da San Pietro in persona arrivato città dal suo epico viaggio dalle Calabrie ioniche alla volta di Roma, nella chiesa di San Pietro ad Aram alla Duchesca.


Nella seconda icona è la stessa Candida ritratta mentre conferisce a Sant'Aspreno la dignità dell'episcopato

Simbolicamente significato nell'atto di passargli il bastone di San Pietro; nella terza icona è Candida appresso a Sant'Aspreno che si recano pii e devoti ai piedi di San Pietro Apostolo.

  • Poi sarà tutto un concorrere di elementi tratti dalla vita di Sant'Aspreno e così: nella quarta icona il Santo viene battezzato, nella quinta compie il miracolo di dar la vista ad un cieco, nella sesta sana uno storpio, nella settima un paralitico, breve battuta d'arresto e si riprende: nell'ottava viene consacrato vescovo direttamente per ingiunzione delle mani di Pietro l'Apostolo; nella nona predica al popolo, nella decima si racconta della sua venerabile morte; nell'undicesima compie il miracolo di ottenere figli ad una donna sterile; nella dodicesima la coppia grata per il miracolo ottenuto fa edificare una chiesa in suo onore, nella tredicesima sana una donna afflitta dal mal di testa; nella quattordicesima, suggestivo finalmente si racconta del gesto probe di quel genitore che ottenne il miracolo di aver avuto un figlio da una moglie che figli non poteva avere e quindi corre al tempio a rendere grazie al Santo; nella quindicesima il Santo guarisce per miracolo una donna sofferente di artrite, nella sedicesima ne guarisce una dalla nefrite, nella diciassettesima una dal cosiddetto mal caduco, nella diciottesima ed ultima icona ne guarisce una da un male pungente che il Galante chiama morbo acutoTesauro, il Giovane, nel 1440 riusci nell'intenzione di riordinare le luminosità dell'impianto pittorico sul quale ebbe a metterci mano nel 1750 anche Filippo Andreali, discepolo di Francesco Solimena; di Annibale Caccavello è invece il "Bassorilievo della Vergine" dietro l'altare e lateralmente di Guglielmo e Nicola de Tocco le due urne; alla parete destra dall'ingresso della Cappella trovasi la tomba di Gianbattista de Tocco mentre alla sua sinistra quello di Giangiacomo opera sullo stile di Merliano e Santacroce. Fino al 1370 in questa Cappella si trovò ricoverata anche l'urna dell'arcivescovo Beltrando Meyshones morto nel 1362 e il sepolcro del Cardinal Rainaldo Piscicelli morto nel 1452.


Spazio note

(1) (Estratto in massima parte dai testi del candidato dottor Francesco Li Pira: dottorato di ricerca in storia XXI ciclo; Università degli Studi di Napoli “Federico II”; per il resto si rimanda anche a Gennaro Aspreno Galante, ”Le chiese di Napoli”, edizione Solemar;)