Cappella San Carlo Borromeo Napoli

E' la Cappella San Carlo Borromeo, la prima della navata destra della chiesa del Gesù Nuovo a Spaccanapoli, dove prima d'essa s'ammirano sul primo pilastro un grande crocefisso datato 1760 attribuito a Giuseppe Picano e le statuette marmoree della ”Madonna Addolorata e San Giovanni Evangelista” realizzate per star nella Cappella Maggiore di questa stessa chiesa, da Antonio Busciolano nel 1859.

L'arco sovrastante è decorato da tre figure allegoriche tanto alterate da restauri sprovveduti che difficilmente le si potrà dire esser opera di Francesco Solimena.

Restaurata anche la copertura della prima campata affrescata da Giuseppe Simonelli alla fine del XVII secolo.

Su di essa sono stati ritratti i ”Simboli della Passione” e le figure di ”Quattro dottori della Chiesa” realizzati da Giovan Bernardo Azzolino, autore tra il 1618 ed il 1620 della decorazione pittorica di tutta quanta la cappella dove son stati raggruppati i disegni più significativi circa i miracoli e gli episodi della vita del Santo Carlo Borromeo personaggio storico di grande rilievo nel panorama ecclesiastico del periodo della Controriforma, arcivescovo di Milano, amico e protettore della Compagnia del Gesù.


La proprietà della suddetta Cappella è stata posseduta da Giovan Tommaso Borrello.

Ricordato assieme alla consorte negli stemmi ai lati dell'altare della stessa Cappella come: benefattore di un numero enorme di Congregazioni sorte attorno alla sua abitazione, fondatore del Monte dei Poveri Vergognosi, finanziatore dell'Oratorio dei Nobili di cui era anche uno dei membri e della Casa professa della chiesa del Gesù a Napoli.

  • Morto probabilmente tra il 1621 e il 1630, lasciò costui un'immensa fortuna che fu spartita però a favore delle chiese di Santa Maria Apparente, San Carlo alle Mortelle, il monastero di Santa Caterina da Siena e la chiesa di San Nicola da Tolentino al Poggio delle Mortelle sulle alture dei Quartieri Spagnoli e solo e soltanto appena 500 ducati finirono nelle riserve della chiesa del Carmine Maggiore a Piazza Mercato. Per il complessivo organico della decorazione dei ricchi marmi commessi, tremendamente danneggiati dai bombardamenti del 1943, opera fattiva di Costantino Marasi e Vitale Fanelli, tra il 1615 e il 1621 son tutti stemperati dalla graziosa geometria dei ricchi motivi ornamentali; nell'organizzazione dei suddetti elementi riecheggia la mano sottile di Pietro Provedi, ordinata dalle simmetrie delle colonne, delle nicchie e d timpani atti ad accogliere dipinti e sculture; le numerose testine di angeli ora concludono ora invece raccordano le classiche e delicate membrature architettoniche. Di eccezionale fattura il paliotto, il pavimento, la balaustra, tutti caratterizzati dalla geometrizzante linerità dei disegni: un capolavoro della scultura sacra riportate a motivo di splendore dopo i restauri del 1944, in occasione dei quali vennero rimosse dalle otto cappelle patronali della chiesa del Gesù le cancellate metalliche che le chiudevano. Di Cosimo Fanzago, che ha già prestato la sua opera anche alla Cappella della Visitazione, in questo ambiente del di lui medesimo si distinguono le statue ad altezza d'uomo dei ”Sant'Ambrogio e Sant'Agostino” dal Settecento disposte nella Cappella di San Francesco Saverio, ma che prima di quell'epoca adornavano le nicchie poste nel secondo registro della Cappella dove sporgono i mezzi busti di ”Sant'Aspreno e Sant'Aniello” In questa cappella l'Azzolino, che tra l'altro non poteva non esser stato che lui e solo lui alla messa in opera della commissione, essendo proprio un esponente di spicco del filone meno retrivo del tardo manierismo napoletano, nel quadro che decora l'altare maggiore, ha raffigurato ”San Carlo Borromeo in estasi” e ”San Carlo che assiste gli appestati” negli affreschi che decorano l'arco superiore e i santi ”Francesco d'Assisi e Francesco di Paola” ai lati del finestrone, mentre la ”Trinità” è raffigurata in alto. Tutta quanta la decorazione altro non è che l 'esibizione del racconto pacato sulla vita del Santo Borromeo, un racconto ricco di confidenze, quasi di famiglia, una composizione perfetta tra il formale e il dichiaratamente controriformato.1


Spazio note

(1) Per Bernardo Iazzolino si rimanda ai due saggi monografici di Ferrante: Aggiunte all'Azzolino in “Prospettiva”, 17, 1979, pag. 26 e ”Giovan Bernardo Azzolino tra tardomanierismo e protocaravaggismo. Nuovi contributi e inediti” in ”Scritti di storia dell'arte in onore di Raffaello Causa”, Napoli 1988, pagg. 133-141; per le notizie più dettagliate su Giovan Tommaso Borrello: Montini ”La chiesa...” pag. 38; e ancora, E: Ricciardi, ”Il collegio degli Scolopi sopra San Carlo alle Mortelle e il lavoratorio delle pietre dure, per la storia di due Palazzi napoletani” in “Campania Sacra”, 26 1995/1 alle pagg. 201-228; si rimanda anche al PDF rintracciato su Internet ”Il Poggio delle Mortelle nella storia dell'architettura.