Cappella Caracciolo del Sole Napoli

E' la Cappella della Natività della Beata Vergine Maria1, avvolta dagli affreschi di Leonardo da Besozzo e Perinetto da Benevento, unica, paragonabile in bellezza solo alla Cappella Caracciolo dinastia di Vico.

Fu fatta edificare in chiave araldica nel 1427 in un vano posteriore all'abside della chiesa di San Giovanni a Carbonara di Napoli al di là delle cariatidi del monumento sepolcrale di re Ladislao.


Essa è pur detta Cappella Caracciolo, dinastia del Sole, destinata ad esser da sempre occupata dal Sepolcro di Sergianni Caracciolo, terzogenito dei Caracciolo dalla parte di Francesco, col titolo di duca di Melfi, restituitogli solo in età aragonese, come lo ricorda l'epigrafe dedicatoria posta sulla parete dove poggia il mausoleo.

Notaio e cavaliere alla corte del sovrano angioino, nominato Gran Siniscalco del Regno a partire dall'indubbia posizione di favorito che gli ottenne la intima relazione con Giovanna la seconda regina di Napoli, rimasta praticamente sola al comando, alla quale volle, il Siniscalco, mostrare personale radicamento politico e non religioso alla corona, fatto per cui, tradizione vuole, che la stessa regina ne comandò l'assassinio nelle sale di Castel Capuano a Napoli dai sicari del regno una notte d'agosto del 1432.


Presentazione brevissima della Cappella Caracciolo del Sole.

La cappella medesima s'apre alla vista decorata di soli raggianti su fondo purpureo trapunto di stelle.

  • In un ampio vano a pianta centrale contestualizzata artisticamente dai mirabilissimi affreschi del Perinetto e del Leonardo da Besozzo; sviluppo parietale cilindrico e volta a cupola suddivisa in otto spicchi. Le pareti son scandite da costoloni radiali a forma di colonne corrispondenti ai contrafforti esterni che segnano gli angoli dell'involucro ottagonale. Il corpo murario esterno risulta slanciato verso l'alto offrendo l'idea di un solido torrino, mentre la copertura esterna della calotta non più quella originaria si presenta a profilo ribassato coronata su tre lati da statue. La Cappella ebbe un primario riordino che l'abbellì ulteriormente alla morte del figlio di Sergianni, il quale ancora in vita difese la successione del patronato sulla Cappella allo zio Marino Caracciolo2. Costui a sua volta ordinò che in Cappella venisse impiantato il pavimento in maiolica quattrocentesca che ancor'oggi forma intima connessione con i meccanismi decorativi di quell'epoca arricchiti dalla tradizione tutta mediterranea di aggiungere alle umane figure di uomini e di donne anche oggetti del repertorio naturalistico rappresentato dalle piante, dalle lepri, i cani, gli uccelli. Il pavimento infatti è opera lustra di mattonelle quadrate con poste al centro delle esagonette il marchio del committente, pure lui sepolto in Cappella sotto la lapide terragna decorata di cornice composta di serto d'alloro con la muta lettera “M” di Marino sullo scudo con il Leone rampante. La conformazione della primitiva cupola seriamente danneggiata da un disastroso terremoto del 1688 è possibile solo ammirarla nelle vedute delle piante napoletane del Baratta che la riporta nella sua bellissima versione protorinascimentale con costoloni convergenti nel lanternino cilindrico sparito all'indomani delle vedute napoletane del Parrino; mentre, in una anonima e poco apprezzata veduta ottocentesca, tra l'altro ritratta da una posizione di terra, scatta la condizione della Cupola della cappella medesima sormontata in luogo del lanternino da una grossa palla di rame con croce. Più e più volte s'è intervenuto sulla cupola della Cappella a ricordarsi il restauro apportato da Gaetano duca di Venosa del 1699 incisa da Cassiano de Silva nel suo Album Viennese della Veduta napoletana di San Giovanni a Carbonara3 in ordine all'antistante spaciosa largura. Un nuovo intervento sull'edificio della Cappella interessò un rifacimento in assetto dei finestroni oltre alla pulitura del Sepolcro ivi giacente e da tal episodio venne accordato insieme agli agostiniani di celebrare messa liturgica animata nel giorno della memoria della Natività della Vergine. La copertura attuale risale a lavori di risanamento del dopo guerra napoletano, nulla ovviamnete a che vedere con la magia degli embrici maiolicati secenteschi.


Spazio note

(1) Estratto dal materiale di La cappella Caracciolo del Sole a San Giovanni a Carbonara di Anna Delle Foglie ; presentazione di P. Robert F. Prevost ; saggio introduttivo di Gennaro Toscano. - Roma : centro Culturale Agostiniano ; Milano : Jaka Book, 2011. - XXIV, 166 p., [48] carte di tav. ; 24 cm.
(2) (F.Petrucci, Caracciolo Marino in Dizionario Biografico degli italiani vol. XIX, Roma 1976 alle pagg. 411-414)
(3) (Wien, Osterreichische Nationalbibliothek, Album, f227; cfr G. Amirante, M R Pessolano, Immagini di Napoli e del Regno. Le raccolte di Cassiano de Silva con un saggio di O. Zerlenga, Napoli 2005)