Palazzo Reale Napoli

E' la Reggia di Napoli1bis dalla Reale Amministrazione dismessa al Demanio dello Stato2, che a sua volta lo ha consegnato al Ministero della Pubblica Istruzione e per esso alla Soprintendenza ai Monumenti, la quale ne ha assunto l'amministrazione il 1 luglio del 19213(4).

Oggi, dell'intero complesso, trenta sale del piano nobile compresa la Cappella Reale, la Sala del Trono ed il Teatrino di Corte sono state musealizzate in forma di Appartamento storico5.

Alla facciata principale della reggia, prospisciente piazza del Plebiscito di fronte alla basilica di San Francesco di Paola, e ai due immobili simmetrici, palazzo della Prefettura e palazzo del principe di Salerno, corrisponde il braccio ovest, che comprende le stanze più antiche della reggia napoletana, esposte direttamente sul Golfo ed il braccio ad est confina con l'immobile del Teatro San Carlo.

Al Catalogo delle plastiche e piccole sculture, oggi si conservano: il Crocifisso di scuola bavarese del XVIII secolo, le opere della manifattura francescana di ambito meridionale culminata nel crocifisso di fra Giuseppe da Soleto ed infine e non ultimo il San Michele Arcangelo che combatte i demoni.
Oltre alla copia dell'altare modellato da Dionisio Lazzari che un tempo occupava lo spazio absidale della chiesa della Madre di Dio a Santa Teresa degli Scalzi.


Storia brevissima della Reggia di Napoli.

Al di là della Cappella si nascondono le retrostanze dalla sala XXIII alla XXVIII, ed ancora la Sala delle Guardie che affaccia sul secondo braccio dell'ambulacro.

  • Al suo interno sono visitabili la maggior parte delle sale più antiche della città con funzioni di rappresentanza, arredate con mobilio dell'ordine sabaudo estratto ampiamente dagli inventari del 1874, anno e secolo in cui gli ambienti del museo verranno arricchiti delle ceramiche provenienti dalla Reggia di Capodimonte e le porcellane dell'Armeria Reale. Questo palazzo è stata la residenza di don Fernando Ruiz de Castro, primo della lunga sequela dei vicerè spagnoli che l'hanno abitato senza mai possederlo, e fu il primo ad avviare il lavori di struttura sul fianco meridionale del Palazzo del vicerè Pedro de Toledo, poi in seguito detto anche il Palazzo Vecchio, sfruttando il fronte aperto sul largo di San Luigi, oggi piazza del Plebiscito. Posa della prima pietra datata 16016(7), iniziata ad opera dell'architetto ticinese Domenico Fontana8(9), ingegnere maggiore del Regno10 (11) 12, medesimo autore dell'attuale sistemazione di Via Chiaia con la quale operazione urbanistica intese agganciare idealmente e per sempre il Palazzo all'epoca vicereale ai centri del potere borbonico di lì a poco installati nel quartiere della Cavallerizza sopra e sotto Pizzofalcone. Dello stesso autore la sistemazione regia dei giardini di Palazzo Reale, negli anni in cui, l'architetto appose il suo autografo senza darsene cura, su un disegno che sarebbe poi servito per la facciata della chiesa dei Girolamini nell'omonimo largo ai Tribunali13.

Palazzo Reale nel XVII secolo. 

Il palazzo, pur mantenendo impianto strutturale fedele alle iconografie firmate Domenico Fontana, è stato modificato.

  • Non essenzialmente da opere architettoniche di Onofrio Gisolfi, Bartolomeo Picchiatti, e quest'ultimo, interessato alla costuzione dello Scalone d'Onore14, non riuscirà a terminare l'opera iniziata poi egregiamente condotta a termine da Gaetano Genovese.  Si presenta oggi in una forma architettonica complessa, di muratura attintata rossa e di grigio del piperno vesuviano che fregia di antico le campate e le mensole dei balconi, con coperture delle volte a capriate, di una specie legnosa databile fine 1600, castagno per gli elementi portanti ed il legno di pioppo per i tiranti di collegamento e le strutture delle volte15. Tipica testimonianza edilizia dell'epoca, negli edifici monumentali, la necessità e l'uso di coprire lunghezze importanti, comportavano orizzontamenti composti da unità strutturali di finte volte in funzione di controsoffittatura, realizzando le tipiche volte a schifo, quasi sempre affrescate nell'intenzione proprio di recuperare la finzione stessa ottenuta anche con l'intenzione di nascondere solai al piano superiore e camminamenti segreti ai piani intermedi. Una scelta adottata dopo i restauri in seguito ad un generale riordino degli ambienti dettati dalle successioni di Regno. Quanto e piuttosto alla innovativa conformazione di rompere il rigido delle architetture claustrali, nel 1750 si otterrà l'articolazione a “C” alla porzione di palazzo oggi esposta sul fronte a mare ed affacciare direttamente sulla Baia, a vista del Miglio d'Oro e dominare il prospetto della città edificata sul ciglio della baia schermata dal Vesuvio. La palazziata compatta si apre sull'ultimo tratto di via Acton ed il Molosiglio. Da questa prospettiva, immerso ab origine nel tessuto urbano, fino a divenirne polo di riferimento16, il palazzo si presenta col primo e secondo piano allineato fino alla Torre Beverello del Maschio Angioino. E' invece del 1616 la nuova sistemazione degli ingressi al palazzo ideati e voluti dal Barrionuevo non ancora ultimati neppure per le celebrazioni nel 1646 del vicerè Rodrigo Ponce de Leon duca d'Arcos, ma solo realmente edificati nel 1651 per ordine del vicerè Inigo Velez y Tassis de Guevara conte di Onate a partire dallo scalone monumentale, egregia opera di Francesco Antonio Picchiatti, al posto di una scala modesta già presente sul posto.

Palazzo Reale nel XVIII e XIX secolo.

Lo Scalone d'Onore lo si vede esibito a maggior gloria del casato di Spagna con le "due statue giacenti dei fiumi Ebro e Tago" raffigurato in un dipinto di Antonio Dominci del 1790.

  • Le committenze ed i lavori d'opera maggiori risalgono tutti all'avvento del Regno autonomo del 1734.  A Francesco de Mura verranno quietati debiti pregressi per aver affrescato la prima anticamera di Sua Maestà detta anche Sala Diplomatica, non prima e non senza aver preso accordi formali di un complessivo e significativo restauro del Palazzo per mano di Giovan Antonio Medrano17 dei cui esiti, è saputo, furono deludenti. In occasione delle nozze del sovrano Carlo di Borbone con Maria Amalia di Sassonia che resterà confinata nella sala della viceregina anche nella totale trasformazione delle destinazioni d'uso degli ambienti operati dal conte Santisteban18, anche per il dovuto rispetto alla presenza fisica in palazzo di Carlo di Borbone, vennero distrutte tutte quante le decorazioni pittoriche delle sale più importanti che ancora ricordassero l'epoca vicereale spagnola tra cui il dipinto dell'Augustissimo Monarca a Cavallo che trionfa nella nostra Partenope opera di Paolo De Matteis19. Domenico Antonio Vaccaro decorerà la Camera Nuziale con le Allegorie dell'Amore. Ma Carlo di Borbone diserterà la grandiosità del palazzo e le feste che in esso si celebravano per scegliersi lo svago della caccia e degli amori nei casini di Portici e l'esasperata ricerca della gloria borbonica nella reggia di Caserta lo tratterrà per lungo e medesimo tempo in quella sede. Significativamente invece le nozze di Ferdinando IV di Borbone con Maria Carolina d'Austria del 1768 sarà occasione per la messa in opera del genio di Ferdinando Fuga ed il Teatrino di Corte, distrutto totalmente da una bomba aerea del 1943 poi recuperato secondo il fasto originario.

Palazzo Reale durante il Novecento.

La destinazione d'uso del palazzo nella sua interezza ha via a via perso il carattere regio.

  • Gli ultimi sovrani ad averlo abitato come residenza son stati Vittorio Emanuele II, Margherita ed Umberto dei Savoia, reduci delle testimonianze del periodo ferdinandeo, durante il quale, al palazzo è stata conferita la spiccata importanza di residenza reale piuttosto vantata solo nell'ostentazione di un potere fatto di arazzi francesi e di mobilio di solo stile Impero. Durante le ascese socio-economiche del 1900, l'edificazione di nuove residenze in puro stile Liberty, le esigenze contingenti Palazzo Reale avviarono la nuova esperienze integrata dell'immobile destinato da un progetto di Benedetto Croce approvato nel 1922, ad accogliere la Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, fisicamente installata nel braccio Nuovo e alla protezione speciale della zona più antica dell'impianto che tutt'ora mantiene al sua forma museografica, unica soluzione possibile volta a realizzare l'interesse di tutela per la gloriosa storia di una città, che per secoli è stata capitale di un Regno. Durante la Seconda Guerra Mondiale, divenne il quartier generale degli Alleati; la zona ad est venne letteralmente distrutta dai bombardamenti del 1943. Ripreso alle sue funzioni nel periodo post bellico tra il 1950 e il 1957, e nel 1970 e fino al 1992.
Le Sale dell'Appartamento storico di Palazzo Reale.

  1) Il Teatrino di Corte   2)  La Prima Anticamera
  3) La Saletta Neoclassica   4)  La Seconda Anticamera
  5) Terza Anticamera   6)  Sala del Trono
  7) Passetto del Generale   8)  Sala degli Ambasciatori
  9) Sala Maria Cristina di Savoia 10)  L'Oratorio di Palazzo
11) Sala del Gran Capitano 12)  Sala dei Fiamminghi
13) Lo Studio del Re 14)  Appartamento privato della Regina
15) Sala dei Paesaggi 16)  Secondo salotto della Regina
17) Primo Salotto della Regina 18)  Sala Bartolomeo Schedoni
19) Sala delle Nature Morte 20)  Il Vestibolo neoclassico
21) La Galleria di Palazzo 22)  Il Salone d'Ercole
23) La Retrostanza di Palazzo 24)  Sala Don Chisciotte
25) Appartamento della Regina Amalia 26)  Il passetto della Regina
27) L'Alcova di Maria Amalia di Sassonia  28)  Il Boudoir della Regina
29) La Cappella Palatina  30)  La Sala delle Guardie del Corpo


Spazio note

(1) Per i versi in epigrafe: *Del modo tenuto nel trasportare l'Obelisco Vaticano e delle fabriche fatte da Nostro Signore Sisto V. Libro Primo [Libro secondo in cui si ragiona di alcune fabriche fatte in Roma et in Napoli dal cavaliere Domenico Fontana]. - Romae, D. Basa, 1590 (Napoli, C. Vitale, 1604). - in fol., vol. 2 riuniti insieme. Codice SBN LIAN016035 Luogo pubbl icazione Roma Napoli Anno pubblicazione 1590 - 1604. Si aggiunge: Palazzo Reale di Napoli è visto anche in un dipinto di Giacinto Gigante, un acquerello e biacca su cartoncino 300x460, oggi al Museo Nazionale di San Martino, inv28649
(lbis) [Contribuiti da: Il Palazzo Reale di Napoli Electa Napoli per le guide artistiche, a Napoli nel luglio del 1995 BNN SEZ. NAP. VI 143
(2) Regio Decreto n 2578, 31 dicembre 1919. Verbale sottoscritto 16 gennaio, edito dalla Gazzetta Ufficiale del Regno il 24 gennaio 1920
(3)Atti della Cappella Reale. Lettera n° 28 giugno 1921
(4) Nota 1ter e quater Arte Sacra di Palazzo. La Cappella reale di Napoli e i suoi arredi un patrimonio di arti decorative a cura di Annalisa Porzio introduzione di Maria Causa Picone Napoli 1989, Arti Grafiche alla BNN 1994 B 28. Note a pagina 46
(5) Il Palazzo Reale di Napoli a cura di M. Causa Picone, Napoli 1986
(6) Dal cui figlio don Francesco De Castro e d’Andrada fu continuata fino al 1602. Una delle iscrizioni che stanno ai lati della porta centrale sulla facciata principale di palazzo Reale, oltre ai nomi dei due vicerè, ricorda anche quello della viceregina Caterina Zunica y Sandoval inter heroinas ingenio et animi magnitudine preclara Letto su: La Facciata della reggia di Napoli Alfonso Miola Trani, 1892 Tipografia dell'editore Vecchim BNN Raccolta Amalfi. Busta B 23/31
(7) E' stata poi residenza napoletana del vicerè Pedro Fernandez de Castro conte di Lemos, e di Filippo III, e del vicerè Antonio Alvarez de Toldeo, duca d'Alba che lo abitò per sette anni tra il 1622 ed il 1629. Il palazzo divenne di fatto la residenza ufficiale dei vicerè di Napoli solo nel 1631, col trasferimento definitivo pochi mesi prima della scadenza del mandato del duca d’Alcalà, che lo prese in possesso col piano nobile ancora da completare; del vicerè, il duca Medina de las Torres, inquilino di palazzo tra il 1633 ed il 1644 e del suo successore Almirante de Castilla 1644-1646, anni di viceregno in cui la direzione dei lavori del palazzo venne affidata a Francesco Antonio Picchiatti.
(8) [*Del modo tenuto nel trasportare l'Obelisco Vaticano e delle fabriche fatte da Nostro Signore Sisto V. Libro Primo [Libro secondo in cui si ragiona di alcune fabriche fatte in Roma et in Napoli dal cavaliere Domenico Fontana]. - Romae, D. Basa, 1590 (Napoli, C. Vitale, 1604). - in fol., vol. 2 riuniti insieme. Libro antico, alla Biblioteca Brancacciana di Napoli Codice SBN LIAN016035 Luogo pubblicazione Roma Napoli Anno pubblicazione 1590 - 1604]
(9) Domenico Fontana è stato anche l'architetto preferito e forse anche personale di Papa Sisto V; nella scelta progettuale di edificare il Palazzo Reale tra, allora ancora esistenti, i conventi di San Luigi di Palazzo, va ritenuta una scelta densa di futuri sviluppi politici della città nelle direzioni indicate ad Occidente della città di Napoli. Letto in Le piazze seicentesche a Napoli e l'iniziativa degli Ordini religiosi di Teresa Colletta per Le Piazze. Lo spazio pubblico dal Medioevo all'età Contemporanea in Storia della Città. Rivista internazionale di Storia urbana e territoriale Electa 54-55-56 Teresa Colletta, numero monografico coppio numero 34 e 35 del 1985. (10) Dalli libri mastri della Regia Scrivania di Razione finito il 1 dicembre 1596. Domenico Antonio Fontana nominato ingegnere di questo regno il 19 di agosto del 1593. MS XI B44 BNN Biblioteca dei Manoscritti e dei rari
(11) In qualità di Ingegere Maggiore del regno, alla direzione dei lavori in opera presso il cantiere di Palazzo Reale subentrò Giulio Cesare Fontana, figlio di Domenico deceduto nel 1607 Storia ed immagini di Palazzo Reale a Napoli a cura di Alfredo Buccaro per la Electa Napoli 2001 BNN Miscellanea Busta C z402
(12) La concessione dell’ufficio di ingegnere maggiore del Regno di Napoli a Cosimo Fanzago sarebbe dimostrabile tramite l’uso agiografico di due lettere custodite all’Archivio di Stato di Napoli a piazzetta Grande Archivio presso l’ex Monastero dei Santi Severino e Sossio, fondo Monasteri Soppressi fascio 4252 ai fascicoli 7 e 17, edite in Architetti e ingegneri napoletani dal '500 al '700 / Franco Strazzullo ; introduzione di Giuseppe Russo. - [Roma] : Gabriele e Mariateresa Benincasa, stampa 1969. - XXVII, 341 p., 7 c. di tav. ; 31 cm. ((Ed. di 1100 esempl. Num, con le quali lettere documentarie Strazzullo tenta di dimostrare come l’architetto , nonché illustre imprenditore dell’epoca avesse potuto sottrarre la nomina di ingegnere maggiore del Regno al Gisolfo. Tesi confermata successivamente da Fed Brauen, raccolte a sua volta e pubblicate in AGS., libro 204 ff. 13-15 in Italia, La *serie Napoles delle Secretarias provinciales nell'Archivio di Simancas : documenti miscellanei / \\a cura di! Giovanni Zarrilli. - Roma : [s.n.], 1969 (Roma : Istituto grafico tiberino). - 167 p. ; 24 cm.
(13) *˜Il largo dei Girolamini / Borrelli Mario. - Napoli : Tip. G. D'Agostino, 1962. - 124 p., [8] c. di tav. : ill. ; 24 cm Codice SBN NAP0004661 pag 44
(14) La Reggia di Napoli De Filippis edito a cura dell'Ente per il Turismo di Napoli Raccolta Notariana Napoli 30 marzo 1942 stabilimento tipografico Giuseppe Montanino Napoli; BNN sez. Nap. Rac Not d7 a pag 39
(15) [Università degli Studi di Napoli Federico II Facoltà di Ingegneria Dottorato di Ricerca in Ingegneria delle Costruzioni XIX ciclo Tesi di Dottorato Analisi e recupero di strutture lignee antiche Anna Marzo Novembre 2006] Il Coordinatore Prof. Ing. Federico M. Mazzolani]
(16) Giuseppe Zampino e Filomena Sardella in Il Palazzo del Re Napoli 1996 per il Mattino di Napoli. Editori Pierro Pagina 145
(17) [J. Urrea, Itinerario italiano de un monarca espanol. Carlo III en Italia 1731-1759, catalogo della mostra di Madrid 1989, pagg. 24 e segg]
(18) [La residenza di Carlo di Borbone fra tradizione spagnola e orientamenti culturali italiani e francesi di Adele Fiadino in Napoli Spagna, Architettura e città nel XVIII secolo a cura di Alfonso Gambardella. Edizioni scientifiche italiane ISBN 88-495-0652-X Napoli nel 2003 BNN Misc. B-a C 402/5 ]
(19) [A.S.N., Casa Reale, IV inv. II]