Zona Stella Polare

Si tratta nello specifico dei rioni Giambattista Vico e Stella Polare a Napoli1.
Un lotto d’angolo del rione detto Gianbattista Vico, l’unico dei due che ha subito col tempo, almeno fino alla data dell’ultima pubblicazione di Napoli Moderna, ad opera di Sergio Stenti, riduzioni di sorta e varianti peggiorative. La zona è divenuta popolarmente nota per il casermaggio dei vecchi filobus napoletani, ancora attivo all'angolo con il Corso Arnaldo Lucci.


Essi sono l'epilogo dell’urbanistica del dopoguerra e la felice conclusione di una zona un tempo famosa per aver ospitato il Castrum Erasmi, oggi il Borgo Loreto, le infrastrutture dei Granili rase al suolo durante i bombardamenti alleati del 4 agosto 1943, ed oggi occupato da un edificio dell'INA-Casa.
I due lotti occupano un’area di 6200 mq, entrambe epilogo di un progetto di case popolari con un fronte unitario aperto sulla costa di Napoli, progettato dagli architetti Cocchia, De Luca e Della Sala.
Al progetto realizzato solo nel 1948, si è riusciti a metter insieme al suo interno tre edifici a dieci piani, 147 alloggi popolari da quattro e tre stanze per complessive 509 stanze, oltre ad altri tre edifici di otto piani ciascuno, per altri 100 alloggi ed altre 242 stanze.


Il disegno dei lotti nei progetti Cosenza.
 
Si tratta in effetti di un unico intervento che ha visto nascere su suolo espropriato, due lotti di fondazione ad opera dell’Istituto Autonomo Case Popolari, rispettivamente: Stella Polare e Gianbattista Vico, entrambe appartenenti alla sistemazione di tutta quanta Via Nuova Marina della sezione Pendino.

  • Il disegno dei due lotti fu redatto una prima volta da Luigi Cosenza nell'ambito della ricostruzione sugli sventramenti lineari operati dai fascisti per i quartieri del Mercato, Porto e Rione Carità. L’intenzione per questo rione fu quello di risaltare fortemente, ciò che all’epoca del Risanamento napoletano post bellico furono considerati i nuovissimi allineamenti su strada con un lungo corpo basso che ne accompagna l’avanzata del fronte in direzione di Santa Maria di Porto Salvo. Il fronte dal corpo basso arricchito di funzioni per esercizi commerciali innalza su di sé blocchi residenziali liberi, posti con regolari intervalli sul sistema a scacchiera della sezione. Nonostante l’apparente scarsa equilibratura delle parti, il color intenso rosso ciliegia, la colossale mole stereometrica del primo corpo di fabbrica, Kidder Smith nella sua antologia Italy builds2, lo recensisce come il "migliore d’Italia". Si presenta con un primo edificio curvo a dieci piani con porticato, caratterizzato da una lunghissima teoria ininterrotta di balconate e ballatoi; a fronte strada è servito da una testata, ruotata di 90 gradi rispetto all’allineamento stradale ed è collegato al corpo di fabbrica alle sue spalle da scale aperte; proprio l’edificio alle sue spalle prosegue nel fitto dell’edilizia antica tagliando così con mistica soluzione i lotti stratificati nel perimetro orientale del Pendino, mentre a chiudere l’edificio stereometrico, e a collegarli, l’anzidetto corpo basso progettato per dare residenza ai negozi.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Sergio Stenti, Napoli Moderna. Città e case popolari. 1968-1980. Introduzone di Alberto Ferlenga. Napoli 1993 edizioni Clean BNN 2008 A 855, pagg 66-69 Altri contributi: 80 anni di edilizia a Napoli. Vedasi anche: Il finanziamento dell'edilizia economica e popolare. Pagg. 136-138 Leggi il PDF
(2) Kidder Smith, Italy builds, edizioni di Comunità, Milano, 1955 pagg 144-147