Galleria della Vittoria Napoli

È la Galleria della Vittoria a Napoli1, un condotto carraio lungo 609 metri, largo in tutto il suo percorso 36 metri, ed alto 22.

Collega le zone di Napoli da est ad ovest e viceversa, con ingressi speculari e terminali di Via Acton sul fronte del Molo Siglio, ai piedi di palazzo Reale ai limiti fisici del quartier San Ferdinando, con il cuore del Rione della Vittoria, precisamente allo storico incrocio tra Via Chiatamone, Via Giorgio Arcoleo e Via Domenico Morelli.


Fu terminata e consegnata alla viabilità del traffico pesante nel 1929 e per la sua realizzazione furono abbattuti l’Arsenale Borbonico, le rampe di collegamento a piazza del Plebiscito costruite da Picchiati nel Seicento, il cosiddetto Bastione Spagnolo, che si trovava proprio a ridosso della Torre Beverello di Maschio Angioino.

Aspetto del tutto unico e positivo in seguito alla realizzazione del sottopasso fu l’allargamento a 18,50 m di Via Cesario Console. Il muro di sostegno all’ingresso su Via Acton fu fatto edificare su progetto vinto da Giuseppe Madonna, mentre in epoca fascista, nell’occasione di assegnare brandi di terra da edificare all’Istituto Autonomo Case Popolari di Napoli, il fronte occidentale della Galleria fu realizzato su progetto di Roberto Pane, terminato nel 1933.


La galleria della Vittoria ed il progetto modificato dell'ingegner Monticelli.

La Galleria della Vittoria è ricordata anche e soprattutto come risultato finale di un progetto indicato come prioritario dall'Alto commissariato Castelli del 1925 e Pietro Baratono l’anno successivo.

  • Di fatto, riuscito nell’impresa di decongestionare il traffico cittadino da e per i quartieri Fuorigrotta, Bagnoli, Agnano e tutti gli altri dell’area Flegrea col centro storico della città. La Galleria procede in rettilineo per 600 metri e 16 di luce, e per dimensioni a quel tempo e per soluzione tecnologica intrapresa, risultò l’opera urbana del Regime più importante d’Europa. Fino a tutto il 1909 nella sostanziale bonifica del Borgo a Santa Lucia al Mare e la contestuale apertura di Via Serapide e Via Vincenzo Giordano Orsini, l’annoso problema della comunicazione Napoli Est-Ovest restava irrisolto nonostante la rettifica di Via Cesario Console ed il raddoppio di Via Chiatamone con l’apertura di Via Partenope. Il 23 agosto del 1909, si legge sull’Atlante Storico di Italo Ferraro, il Sindaco di Napoli, Del Carretto, nominava la commissione per l’esamina di 17 nuovi progetti tutti respinti per l’inadeguatezza all’occhio critico del presidente della medesima commissione: l’ingegner Carrelli; gli facevano seguito Balsamo, De Cornè, Folinea, l’immancabile Camillo Guerra, Rispoli e Zocchi. Per poter superare lo stallo sui progetti di collegamento delle due direzioni di Napoli Est-Ovest fu ripresa l’idea di Enrico Alvino, meglio descritta con disegno del 1855 e cioè realizzare una galleria sotterranea che attraversasse tutta quanta la Via Pace, Via Domenico Morelli e sbucasse al di là di piazza del Plebiscito passando ovviamente sotto San Francesco di Paola. Per motivi non affatto specificati sul testo consultato non è chiaro come mai il Municipio avesse rifiutato di realizzare la galleria secondo l’idea di Enrico Alvino, né è segnato il motivo per cui non venne neppure accolta l’idea del professor Francesco Paolo Boublè, già autore e collaudatore della Galleria Umberto I, di sorpassare, cioè, il Molo Siglio, la Darsena ed il palazzo della Marina Militare con un cavalcavia, somigliante assai ai disegni contenuti in un progetto di Risanamento di Napoli e del Rione a Santa Lucia datato pure questo 1885-1886. Tuttavia la situazione di fermo non muta almeno fino al 1924, allorquando, il Comune di Napoli istituisce un bando di gara pubblica nazionale con il contestuale insediamento a palazzo San Giacomo di una commissione composta da Dragotti, Masoni, Martinez, Tortora e Troya. Nella generale indeterminatezza delle decisioni da appaltare, dei 36 progetti presentati, quasi tutti richiamanti idee e forme di città urbanizzata alla maniera delle architetture del 1909 e comunque il bando di gara pubblico fu vinto dal progetto dell’ingegner Monticelli, anche se alla fine non se ne fece più nulla poiché, la galleria da quest’ultimo disegnata aveva il suo imbocco all’altezza di Via Serapide vero e proprio nucleo storico di Santa Lucia al Mare. Ma per raggiungere quell’ingresso si sarebbe dovuto scavalcare il Piliero ed i Giardini della Litoranea ed il palazzo della Marina Militare, unico motivo per cui se ne ottenne il rifiuto della stessa Regia Marina.

Il fronte occidentale della Galleria Vittoria.

Il tema del concorso bandito per la nuova facciata nord della galleria medesima, ebbe come oggetto di studio anche tutta la sistemazione dell’uscita e la messa in sicurezza delle preesistenze sette-ottocentesche.

  • I quindici progetti posti a rassegna per il nuovo fronte furono studiati e dettagliati in una delle sale di Castelnuovo di piazza del Municipio tra il 14 ed il 19 agosto del 1927, anno in cui il condotto viario fu reso carrabile e consegnato alla pubblica utilità, con un’immagine artistica e decorativa di sé, esasperata dalla propaganda d’uso negli anni Venti del Novecento, per la quale, venne incaricato l’Associazione Artistica tra i Cultori d’Architettura della città, presieduta da Gino Chierici. Opera postuma rientrata nell’ambito del riassetto urbano e fascista della città realizzata , il completamento del volto nuovo di quest’uscita di tunnel, si dimostrò particolarmente difficile a causa della pendenza accidentata del monte e dello scarico dei pesi degli edifici già costruiti all’apice di Pizzofalcone. Il concorso bandito per il fronte nord della galleria seguì di poco un medesimo concorso per un immobile sulla collina di Posillipo, presieduto da Gustavo Giovannoni, presidente della commissione giudicatrice della gara d’appalto anche per la Galleria ed i due fronti. La commissione tra l’altro fu anche composta da Arturo Casalini e Michele Platania, a loro volta, assegnatari del premio per il fronte orientale della Galleria all’architetto Madonna. Diversamente, per il prospetto ad occidente, il premio venne equamente diviso tra gli architetti della cerchia del Jammarino con a capo Marcello Canino, Camillo Guerra e Roberto Pane, quest’ultimo già distintosi per il progetto di recupero e magnificenza della nuova facciata del Palazzo Banco di Napoli a via Toledo. In definitiva, all’assegnazione del bando, Marcello Canino, complice, il riguardo di Gustavo Giovannoni, fu preceduto ancora una volta da Roberto Pane, col progetto sul fronte contestualizzato da una trovata resa felice per effetto di un’ampia esedra nella parte superiore del prospetto, ed un insieme di linee e colori efficaci e memori dei bei tempi del Seicento e Settecento. Il fianco libero della collina, almeno sul disegno, sarebbe stato poi occupato da una serie di archi oltre i quali, in pendenza, vi sarebbe stato tratteggiato un percorso pergolato, significativamente lasciato come chiusura a terra di un sistema di terrazze digradanti dalla vetta del monte, ed ovvero, il segno culmine di un artificio raggiunto tra insediamenti di mare e collina.


Spazio note

(1) [7]: *Pizzofalcone e Le Mortelle / Italo Ferraro. - Napoli : Oikos, 2010. - p. 606 : ill. ; 31 cm. ((In calce al frontespizio : Fondazione Premio Napoli ; MN Metropolitana SpA Codice SBN NAP0544539 ISBN 9788890147883 BNN sez nap VII A 1638/7 LIII. Cfr., Pasquale Belfiore e Benedetto Gravagnuolo Frontone Occidentale della Galleria della Vittoria, in: Architettura e urbanistica del Novecento, premmessa di Mario De Cunzo, prefazione di Renato De Fusco Editori La Terza maggio 1994 BNN S C ARTE B 495/ter BNN SC ARTE B 495/ter. Pagg. 161-162 In epigrafe al testo: Il Tunnel della Vittoria, Bollettino del Comune di Napoli, 8 agosto 1927, pagg 3-5; M.N., Concorso per la decorazione del fronte occidentale della nuova galleria in Napoli in Architettura ed arti decorative fascc., I-II, 1927; G. Basadonna, Mussolini e le opere napoletane del ventennio Berisio, Napoli 1980 pagg. 51-53; Benedetto Gravagnuolo Roberto Pane architetto ArQ, numero 3 giugno 1990, pagg 130-134