Largo di San Marcellino Napoli

Largo San Marcellino sulla collinetta del Monterone a Napoli1 è il piazzale antistante le chiese dirimpettaie di San Severo al Pendino e San Festo, quest'ultima, una oggi è una delle sedi universitarie di Napoli, ed infine il palazzo che ospita dal 1982 l'Istituto Superiore ITAS, Elena di Savoia.

Sul piazzale terminano via Giovanni Paladino proveniente da piazzetta Nilo, il vicolo dei Santi Filippo e Giacomo ed il vico dei Santi Severino e Sossio provenienti entrambe dal decumano inferiore.

Mentre dal piazzale partono la rampa moderna dedicata a Bartolomeo Capasso per raggiungere attraverso l'innesto con via Arte della Lana il cardine di Via Duomo e sul lato destro del piazzale scendono a tornanti le Rampe di San Marcellino grazie alle quali, questo piazzale, e tutto il Monterone con esso, è collegato al Rettifilo.

Alla medesima maniera delle Rampe di San Marcellino anche questo largo è stato dettagliatamente studiato e dunque inserito nella sua stessa storia dalla ricercatrice Gaetana Cantone impegnata a recensire per conto del professor Giancarlo Alisio, riferendosi più volte ai lavori pregressi di Arturo Fratta, la storia del Monastero dei Santi Marcellino e Festo nella sua funzione di sede universitaria napoletana inglobata alla sede centrale.


Quel che ne è venuto fuori è un nodo critico, una questione interpretativa.

Anche per il largo San Marcellino come per le rampe vale l'analisi di fasi storiche diverse estratte da un formidabile intreccio tra monumenti e contesti urbani.

  • Così come si presenta il contesto urbano ove è calato il largo San Marcellino a Napoli è di fatto il risultato finale di una serie interminabile di stratificazioni causate da continui insediamenti ed interdipendenze tra vari ordini religiosi, come pure le cosiddette, storie incrociate delle monache, ovvero quelle scelte progettuali di vita che condizionarono nei secoli le relazioni del monastero di San Festo col vicinissimo monastero di San Gregorio Armeno. A queste conclusioni la ricercatrice aggiunge anche altri aspetti storici che hanno determinato la configurazione attuale del largo, ed ovvero alcune questioni proprie dei monasteri di Monteverginella e Santa Maria di Donnaromita entrambe per tutto il Cinquecento con ingresso aperto su via Paladino, seppur entrambe con possedimenti dispersi sulla collinetta. La vita claustrale dell'uno e quella pastorale dell'altro Ordine hanno di fatto ricomposto la dimensione storica di un pezzo del centro antico di Napoli, che, in forza proprio delle modifiche apportate dal sopraggiungere ora di questo e ora di quell'altro Ordine, finì per agganciare questo pezzo della città alla città stessa, in quella che viene definita, una ” … una sostanziale variazione del tracciato viario per l'inglobamento di alcuni cardini. E' nota di questa studiosa che il largo San Marcellino, il Monaterone e le Rampe sono la prova ancora esistente di quanto gli Ordini religiosi erano soliti mutare l'orografia del territorio in cui vivevano, facendo sparire le architetture residenziali che trovavano sul posto dove andavano ad insediarsi, col proposito di fare isola; per tanto, per creare nuove risorse economiche o costruivano loro ex novo da dare in fitto o permettevano che altri costruissero case o botteghe comunque soggette a canone. L'esigenza di permettere ai religiosi e alle religiose di vivere la clausura senza dover necessariamente perdere il contatto con la natura giustificava la costruzione di chiostri talvolta anche molto più grandi di quanto ne avessero effettivamente bisogno e la costruzione dei chiostri a sua volta non poteva che richiedere sempre maggior spazio attorno al recinto del monastero. Questo connota le abitudini secolari degli Ordini, il loro modo di abitare in comune l'impianto antico della città e in questo caso di questo angolo di città oggi nascosto completamente alla vista per il fascinoso sopraggiungere delle costruzioni dell'Ottocento e del Novecento. Si ricorda che della vista in lontananza dal largo di San Marcellino è rimasto ben poco se non la sola facciata del palazzo Baiano in fondo alla rampa Capasso dominata dall'elevarsi oltre il costruito della torre campanaria di Sant'Agostino alla Zecca.


Spazio note

(1) G. CANTONE, Intorno a San Marcellino. L'architettura della trasformazione a Napoli dal Cinque al Settecento, in Il complesso di San Marcellino. Storia e restauro, a cura di A. Fratta, Napoli 2000, pp. 19-55.