Terremoto a Napoli

L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sezione del centro monitoraggio terremoti, sala antisismica di Roma ha rilevato e reso pubblico i dati circa il movimento di terra che per meccanismo focale è stato avvertito dalla popolazione napoletana la mattina del 30 ottobre 2016.
I dati seguono i seguenti parametri pubblici. Magnitudo 6.5, zona Perugia, a 9 km di profondità, latitudine: 42.84, longitudine: 13.11, alla data e all'ora UTC, 6,40 e 17.1(2)

Invero l'allarme terremoto a Napoli per quel che riguarda il giorno e l'ora indicata del 30 ottobre del 2016 ha avuto origine in un video pubblicato su Twitter da un utente iscritto che mostrava, a suo dire, l'acqua della piscina di casa agitarsi in forza del movimento sussultorio del terreno attorno alla sua villa in zona Giugliano. Il video fu catturato e ridistribuito sugli spazi digitali di Repubblica3.

Fatta eccezione solo per il sistema Somma-Vesuvio, l'evento sismico del 30 ottobre del 2016 giunge come occasione a dimostrare scientificamente che la città di Napoli quasi mai ha generato l'epicentro di un terremoto anche se questo l'abbia comunque interessata. Piuttosto, dato il suo sottosuolo ampio, profondo e cavo Napoli ha invece rappresentato la sede più prossima per l'atteso fenomeno dello scuotimento di masse sotterranee verosimilmente quando vi sia stato terremoto anche con epicentro in zone relativamente lontane.

Tuttavia, circoscritto al solo centro storico della città di Napoli, laddove si accumula patrimonio a rischio, la matina del 30 ottobre del 2016 non sono stati rilevati danni a persone o cose, non sono stati segnalati crolli, né siti di crollo imminente e nelle successive quattro ore dall'interessamento tutta l'area dei Decumani è stata presidiata dai volontari della Protezione Civile base Condor, unica zona ad esser stata attenzionata.

Per le restanti aree di città, incluse le zone della Città Metropolitana, il fenomeno ha avuto un riscontro maggiore; la fase ondulatoria del sisma è stata avvertita all'apice dei colli di Capodimonte e nell'entroterra dell'area settentrionale, prima tra tutte Chiaiano, Villaricca e Mugnano, zone comunque ad alto patrimonio antisismico. Meno coinvolta tutta quanta la vasta zona orientale, sembra quasi esclusa la zona di Ponticelli, Volla e San Giorgio a Cremano.


Le mappe del terremoto italiano.

Ad effettuare il costante monitoraggio dei terremoti in Italia è il personale della Sala Sismica dell'IGV in collaborazione col Gruppo Nazionale di Oceanografia.

  • Questo è composto da altri cinque istituti in esso confluiti, tra i quali, l'Osservatorio Vesuviano di Napoli con sede in via Diocleziano a Fuorigrotta, l'Istituto Internazionale di Vulcanologia, l'Istituto di Geochimica dei Fluidi e l'Istituto per la Ricerca sul Rischio Sismico. La sede centrale dell'Istituto a Roma riceve in tempo reale i dati relativi a movimenti di terra anomali, a partire da magnitudo 2.0, sismografati dalle 250 stazioni collocate su tutto il territorio del Paese. Entro i primi due minuti, sofisticatissimi robots dell'ingegneria italiana rivelano sia l'esatta posizione dell'epicentro che la stima attendibile della magnitudo; due sismologi presenti h/24 nelle sale della sezione controllo dei terremoti accertano l'esattezza del contenuto digitale pervenuto, e attesa l'attendibilità del dato prossimo al 89% della sua stessa esattezza, lo comunica tempestivamente alla sede operativa della Protezione Civile più vicina all'evento nonché alla sede del centrale del Ministero dell'Interno. Infine, la valutazione pressocchè definitiva dell'ipocentro e della magnitudo di tutti i terremoti, che saranno poi quelli ufficiali, è affidata ad un gruppo di analisti specializzati, che determinano l'aspetto strumentale del dato ottenuto, considerato sia il terremoto da quello più grande e disastroso avvertito su vaste aree del Paese, sia quello più piccolo e insignificante sulla base dei danni alle strutture avvertito solo dagli strumenti. La sismicità e la pericolosità di questi eventi sono costantemente tracciati sulle mappe digitali dell'Istituto, che di queste ne genera ogni volta un set di tre. Esse sono mappe diversamente colorate, a partire dalla prima in assoluto che descrive in blu su un territorio grigio-marrone l'area interessata da un terremoto accaduto nelle ultime 72 ore, da confrontare con altra mappa in custodia che, alla stessa maniera, descrive l'area interessata da terremoti accaduti negli ultimi 90 giorni e così sulla terza ed ultima delle mappe dei terremoti sono impegnati col colore blu tutti i luoghi dove sono stati registrati dal 1985 ad oggi i terremoti sul suolo italiano. I dati che ne emergono per sintetizzare i movimenti subterrestri considerati giuridicamente la miglior stima ottenibile sono le coordinate ipocentrali e la magnitudo. I dati non sono mai sempre uguali a se stessi, ma aggiornati ad ogni variazione sia della coordinata ipocentrale che della manifesta magnitudo del prossimo evento. Quindi vengono rivisti e analizzati nuovamente prima di esser iscritti ufficialmente nel Bollettino Sismico Italiano. Obiettivo principale è certificare la pericolosità sismica di ognuno degli eventi considerati, a partire dall'atteso scuotimento del suolo in superficie causato dal terremoto. Conclusione finale della mappatura sismica del territorio italiano è stata l'emissione della carta geografica sismica del 2004, l'unica ufficiale utilizzata per la didattica e la ricerca4, espressamente considerata sulla possibilità del tutto probabilistica che il livello del suolo terrestre possa ottenere nell'arco dei prossimi 50 anni ad accadere un'accellerazione orizzontale che lo farebbe eccedere di almeno il 10%4bis.

Il risentimento del terremoto e le Italian’s shake maps.

A partire dal sisma del 24 agosto del 2016 qualsiasi evento tellurico avvertito sia dalla popolazione, sia dagli strumenti sismici, va calcolato sulla base dello "shake".

  • Da shake, cioè, scuotere. Ovvero detrarre le verosimili quanto miglior valutazioni possibili studiando il territorio scosso in termini di velocità del picco di accelerazione, Anche in questo caso, quindi, le mappe digitali sono raggruppate in un set di tre ogni volta diverse per intensità, accelerazione e velocità. Sulla ”mappa di scuotimento per accelerazione” sono riportati tutti i dati della Scala Mercalli Modificata, con sigla MMI, Modified Mercalli Intensity riferendosi ai dati di scuotimento del suolo effettivo, registrati e riportati da strumenti di osservazione. La ”mappa di scuotimento per accelerazione” invece riporta la medesima situazione di massa quantitativamente scossa, descritta solo diversamente basandosi sulla distribuzione delle cosiddette, accelerazioni di picco e sempre secondo i dati effettivamente registrati e raccolti dalle sale sismiche collocate sul territorio. Praticamente calcola l’espressione dell’accelerazione di picco del terremoto. Ed infine, terza ed ultima mappa dell’algoritmo terremoto,, la ”mappa di scuotimento per velocità” esprime con i dati pubblicati la velocità del picco riferito a quel signolo evento.  Altrimenti, il risentimento indica la mappa del territorio italiano interessato dai terremoti e sulla quale sono stati distribuiti i dati sommari degli enti secondo i criteri di intensità calcolati dalla MSC, ovvero la ”scala Mercalli-Cancani-Sieberg”. La particolarità di questo tipo di mappa è che viene aggiornata continuamente da altri dati pervenuti via web inoltrati dai cittadini comuni, i primi e forse gli unici a poter definire i caratteri di un terremoto avvertito, I dati vengono spediti attraverso la Rete e gli utenti si servono di un apposito modulo da compilare.


Spazio note

(1) Fonti: Centro Nazionale Monitoraggio Terremoti sul territorio italiano. Link
(2) Dati tecnici
(3) Napoli, la piscina scossa dal terremoto La Repubblica‎ - 5 ore fa Il sisma con epicentro a Norcia stato avvertito anche in Campania. Il video.
(4) (GdL MPS, 2004; rif. Ordinanza PCM del 28 aprile 2006, n. 3519, All. 1b).
(4bis) Vs30>800 m/s; cat. A, punto 3.2.1 del D.M. 14.09.2005