Zona Mercato

E' una delle zone di Napoli1, storicamente conosciuta come la zona del Carmine Maggiore1bis, giustificata dalla presenza nella sezione della monumentale chiesa barocca del Carmine Maggiore.

La sezione è rilevata sulla topografia del Comune divisa in quattro differenti micro comparti, il primo dei quali offre uno scenario mutato rispetto agli altri, che restano, tuttavia, tracciati ai limiti del Centro Storico UNESCO della città.


E' caratterizzato piuttosto dall'orientamento a sud, in un panorama composto da elementi di archeologia industriale che si stagliano sul Golfo a destra del Vesuvio, relativo alla sola azione del riordino dell'assetto urbano moderno.
Confinante a sud con parte delle antiche paludi, in un'area detta del Pasconcello, delimitata a nord-ovest dalla strada provinciale del Pascone, poi dal 1909 chiamata via Emanuele Gianturco, insieme alla via di collegamento Brin al confine con la sezione Vicaria.
L'ottavo foglio del catasto napoletano su questa zona costiera redatto, si sa, attorno al 1910, quale aggiornamento di un originale del 1899 mai più ritrovato, descrive il tessuto dell'antico Borgo Loreto completamente distrutto dai bombardamenti del 1943


Orografia dei luoghi del Mercato a Napoli.

La prima zona.

La maglia degli edifici che son sorti a partire dagli anni Sessanta del '900 in sostituzione di tutti gli altri edifici di epoca precedente di cui sopraggiungono non del tutto intatti solo la chiesa di San Michele Arcangelo all'Arena ed il Serraglio del Sanfelice in piazza Duca degli Abruzzi.

  • All'apertura di via Amerigo Vespucci sopravvivono solo il vico Gelso ed il vico della Salciccia. Del 1951 si ricordano la costruzione dei rioni Gian Battista Vico e Stella Polare opera dell'Istituto Autonomo delle Case Popolari. L'area orientale, dalla Arenaccia detta via della Stella Polare, poco prima dei Granili a San Giovanni a Teduccio, include i canali afferenti le masserie isolate sul confine col Comune di Barra, zone entrambe, particolarmente interessate da insediamenti industriali fondati dagli imprenditori De Luca e Daimler, ed un nucleo di officine metalmeccaniche restano ancora segnalate in zona insediate e destinate per usi differenti, mentre le masserie Vella, Scogliamiglio, Ravelli e De Giorgio sono sconparse appresso al fiume Sanseverino prosciugato per lasciar posto ad una teoria di piloni che sorreggono il raccordo dell'Autosole, Napoli-Salerno-Reggio Calabria. Anche la seconda zona ricorda masserie fatte sparire nel riordino generale della città operato dal Risanamento del 1925; la seconda zona è rilevata ai limiti con la sezione Vicaria a partire dall'antica strada comunale Madonna delle Mosche, strada che non esiste più come tale, in parte occupata dalla linea ferroviaria Napoli-Salerno. Da rilevare che in questa zona un tempo venne individuato un corso d'acqua più volte apparso al catasto con nomi diversi: Sebeto, Sbauzone. Altri storici lo definirono invece il fiume Rubeolo ed in altri Rebolo.

La seconda zona. 

Dovrebbe trattarsi della zona che raccoglieva piuttosto che un fiume, ormai rimasto leggenadario.

  • Le acque piovane in calata da Capodichino, dalle Colline dei Miradois e dei Miracoli magistralmente ivi condotte da un solco scavato naturalmente dalle lave d'acqua oggi corrispondente a Via Foria ed il fosso del Corso Malta. Infine si individuano alle spalle della zona dell'Arenaccia, la scomparsa chiesa di Santa Maria di Costantinopoli o anche detta chiesa della Madonna delle Mosche e le masserie Aliberti, Iaccarino, Scotti e Sgambati onde ricavare spazio per il tracciato ferroviario Napoli-Salerno-Eboli finita al culmine di Porta Nolana e le stazioni di testa per la ferrovia Ottaviano-Sarno, sostituita solo nel 1970 dalla stazione terminale della Circumvesuviana.

La terza zona. 

  • La terza zona è più anpia, distesa nel tessuto edilizio del centro ritenuto nevralgico per gli spostamenti e per la cittadinanza stabile ed i pendolari della provincia. Delimitata da nord nord-ovest da via dell'Annunziata, via Mancini e piazza Garibaldi, con tutto l'impianto ferroviario centrale; sul tridente della piazza Garibaldi la sezione Mercato si spinge oltre, anche sul tratto più a sud del Rettifilo fino a via Sersale a Forcella sotto la cupola della chiesa e monastero di Sant'Agostino Maggiore stabilendo col complesso il limite con la sezione Pendino.

L'apparato immobiliare e la sistemazione urbanistica del Mercato.

Di questa sezione sono: tutto il Corso Arnaldo Lucci e a sud sudest via Arenaccia e ad ovest l'ultimo tratto del Corso Garibaldi e Porta Nolana. Stanno in questa zona della Sezione Mercato le chiese di San Guida Taddeo, l'orfanotrofio, l'ospizio e la chiesa della Santissima Annunziata, San Pietro ad Aram, i santi Cosma e Damiano a Porta Nolana e la chiesa dei Santi Crispino e Crispiniano.

  • Ma la zona di elevato interesse storico, entrata nell'uso comune di riconoscerla terra di Masaniello, ”ad bascio o' Mercato” è delimitata nella zona a partire dal vico Calderai al Pendino, Rua Francesca ed il Lavinaio coi tipici isolati allungati che all'apice della piazza del Mercato mantiene tutt'oggi la sistemazione di Francesco Sicuro del 1781. E' suggestivo segnalare che è permesso di afferire direttamente all'invaso da nord per mezzo di un fitto edilizio disposto secondo le prammatiche degli ultimi Borbone e da sud dai varchi della fontana Maggiore del 1653. E' intensa la stratificazione storica di quest'area rappresentata dagli antichi sacelli cristiani di epoca angioina; la prima inscritta in una esedra di forma semiellittica è la chiesa della Santa Croce al Mercato, la chiesa del Carmine Maggiore, Sant'Eligio e  l'Arco dell'Orologio che introduce al quartiere dell'oro di Napoli e più in là la chiesa di San Giovanni al Mare.  A nord in direzione di piazza Gugliemo Pepe, chiude questa zona il tratto della via dei Fossi aperta tra il 1840 ed il 1855 su progetto del Giuria, mentre a sud invece la postazione di una caserma sostiuisce una cappella distrutta dalla nuova mappatura della città. Appartengono alla Zona Mercato anche la chiesa di Sant'Agrippino a Forcella, la chiesa dell'Egiziaca al Corso Umberto I e l'ospedale dell'Ascalesi, Santa Maria alla Scala e Sant'Eligio dei Chiavettieri.


Spazio note

(1)[Liberamente estratto da Giancarlo Alisio e Alfredo Buccaro Napoli Millenovecento. Dai Catasti del XIX secolo ad oggi. La città, il suburbio, le presenze architettoniche per la Electa Napoli 2000 BNN SEZ NAP VII A 1613 pagg. 105 106 107]
(1bis) Professor Emilio Re, in La Cartografia di Napoli. Le piante dei dodici quartieri di Luigi Marchese, estratto dal Bollettino del Comune di Napoli, numero 56, Maggio Giugno 1930-VIII Napoli Tipografia Giannini BNN FONFO PONTIERI Miscellanea C 24/9 a pagina 6