Studi sul PRG di Napoli 1970-1972

Col piano regolatore del 1970 siamo ancora nell'ambito di alcuni elementi recepiti dal PRG del 19391 per pochi mesi ancora. Di questi elementi quelli tenuti in particolar riguardo per i centri delle periferie furono i rilievi collinari per l'adeguamento infrastrutturale della grande viabilità2.

Di questa a sua volta si previde come di fatto accadde di tracciare un percorso a ridosso delle stesse colline.


Con un punto margine proveniente dalla caldera vulcanica di Agnano, infatti, ed in gran parte superando il dosso dell'area settentrionale tra altimetrie e galleria scavate nel monte, sotto il Vomero e Capodimonte, si son, per così dire, trovati collegati con asse tangenziale tra di loro il centro urbano di Pozzuoli con l'allacciamento all'A1, l'autostrada del Sole all'altezza della piana antica del Campo di Marte.

Furono pensati, redatti e messi a progetto anche raccordi tra l'autostrada e la zona Porto, due altre superstrade a nord della città tra Marano e Capodichino fino all'ultimo miglio meridionale della 167 di Secondigliano ed anche un altro che collegasse il centro di Pomigliano d'Arco con il Centro Direzionale della città, finendo in quel punto per interessare un allacciamento mai avvenuto con la 167 di Ponticelli.

A parte le citate grandi varianti recepite dallo schema elaborato per il PRG del 1939, questo del 1970 non tenne in alcuna considerazione le potenzialità dei territori investiti dall'infrastrutturazione che invece godette della logica di intervento considerata assolutamente pertinente alla morfologia urbana che andava ad assediare.


Col piano regolatore del 1970 si pensò a Napoli come ad un centro servizi per il terzo settore.

Fu un'idea rapportata alla linea di fondo per il rinnovo totale della città in vista della costruzione del grande Centro Direzionale di Kenzo Tange.

  • Il piano scritto nel 1970 fu approvato dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 1972, anche se comunque restituito ai committenti con numerose correzioni apportate al testo, specie per quanto riguarda gli interventi previsti sulle preesistenze ambientali ed architettoniche del centro antico. E con quanto meno coraggio invece non si segnalarono le sperate correzioni al piano circa le invasioni ai casali. La prospettiva di uno sviluppo delle attività del terzo settore, orientata alla sola area inclusiva del centro antico della città ebbe per base l'idea di trasformare Napoli in una città dei servizi, con al suo vertice un sistema urbano a scalare, secondo modelli gerarchici di crescita piramidale. Seguendo questo tipo di logica gerarchica praticamente tutto il preesistente, il costruito a partire dagli anni Trenta visto che degli anni successivi non vi fu nulla perchè coincise con gli anni della guerra, venne assoggettato all'ordine di ristutturazione edilizia, fatte salve le sole zone di Monte di Dio, destinata questa al solo restauro di conservazione, parte del nucleo cinquecentesco dei Quartieri Spagnoli sotto la collina della Certosa, il Borgo Sant'Antonio al Corso Garibaldi, destinato allo sventramento totale. Mentre per quanto concerne la provincia ed i casali il loro destino scritto sul PRG del 1970 fu quello di inglobarli in aree sempre più grandi rispetto agli stessi casali, fino a comprenderne più di uno per ogni area, come lo doveva esser, per esempio, l'area C1 per i casali di Pianura, Chiaiano e Polvica, laddove per C1 si intendeva la ristrutturazione con un piano di integrazione per luoghi che fossero di residenza e di servizi assieme, con una prevedibilità fattiva di un peso insediativo stimato in circa 14.000 stanze per alloggi. Tutti gli altri casali sempre secondo lo schema del PRG 1970 caddero sotto il controllo della zona detta C2, col quale, il C2 intendeva il risanamento e la ristrutturazione edilizia senza aggiunta di altra natura di servizi se non per alcune aree specifiche considerate strategiche per il potenziamento di destinazioni terziarie in luogo di sventramenti camuffati sotto parole eleganti come ristrutturazioni variamente radicali. Ne seguiva dall'approvazione del testo scritto per il nuovo piano regolatore una evidente e generale mancanza di sensibilità verso i luoghi che avrebbero subito le trasformazioni se non addirittura gli sventramenti specie per gli ambienti di provincia come gli antichi casali da parte dei committenti desso tesso piano. E non solo. Questo dimostrava come veniva anche disattesa la giusta attenzione che ne sarebbe dovuta seguire relativamente ai problemi legati proprio alla ricostruzione o alla funzinalizzazione delle nuove unità di servizi paventate, tra l'altro si ipotizzava ogni sorta di attività produttiva di ogni genere tra depositi, piccolo commercio e quel che poi difatto divenne la teoria degli impianti edilizi di produzione a carattere industriale che occuparono l'antica piana delle paludi.


La redazione e la contestuale approvazione del piano e le forme nuove dell'abitare.  

Nuova forma di abitare che inevitabilmente ha dato vita a forme nuove di coesistere di più problemi.
 

  • Problemi che Marselli ha studiato e inventariato in uno studio condotto magistralmente su propria iniziativa anni fine degli anni Settanta3. Proprio il Marselli tenta di offrire un quadro riassuntivo di quanto accaduto alla luce delle possenti trasformazioni operate sul territorio a danno o a vantaggio dei residenti, che siano questi divenuti casali urbani avendone perduta oramai la piena caratteristica rurale. Infatti, con l'assedio dei casali negli anni Sessanta e Settanta del Novecento a Napoli si parla di due differenti realtà urbanistiche cariche di due differenti sistemi di valore. Da quel momento in poi e forse probabilmente senza mai conoscere un termine, i casali di Napoli lentamente assorbiti dai Piani regolatori hanno smesso la funzione di regolare l'andamento socio-economico tra i due mondi, la campagna e la città, ed oggi differentemente tra campagna e città non esiste più la terra di mezzo, non esiste più la gerarchia dei valori che ne assegnava seppure solo ideologicamente i netti confini tra centro e periferia.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DIPARTIMENTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA E RESTAURO Dottorato di Ricerca in Storia dell’architettura e della città XVII Ciclo Le colline nord-occidentali di Napoli: l’evoluzione storica di un paesaggio urbano. Tutor Agostino Di Lorenzo Prof. Leonardo Di Mauro Coordinatore del Dottorato Prof. Francesco Starace. Le colline nord-occidentali di Napoli: l’evoluzione storica di un paesaggio urbano, Agostino Di Lorenzo Gennaio 2006. A questo link per il consulto del pdf on line. Per il piano del 1910 vesdasi: nota numero 62 del pdf. Si riporta contestualmente. Redazione: Ufficio pei servizi tecnici del Comune e Ispettorato per le opere del risanamento. Firmano la relazione gli ingegneri Carlo Martinez, Pietro Pulli, Luca Di Castri, Eduardo Puoti. Cfr., Municipio di Napoli, Nuovo piano di risanamento e ampliamento della città. Anno 1910. Relazione, Napoli 1911; G. Russo, Il Risanamento e l'ampliamento della città di Napoli, Napoli 1960; C. Cocchia, L'edilizia a Napoli dal 1918 al 1958, Napoli 1961. Per una disamine completa sui piani regolatori cfr. P. Belfiore, B. Gravagnuolo, Napoli. Architettura e urbanistica del Novecento, Napoli 1994.
(2) Redazione: il programma deriva dal titolo VIII della legge 219/81 (sulla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto del 1980) e comporta l'attuazione o il completamento – con procedure straordinarie – di piani già esistenti (Piano delle periferie, PEEP Ponticelli e Secondigliano), di alcuni interventi puntuali e di numerose opere infrastrutturali. Al sindaco di Napoli e al presidente della Regione Campania, nominati Commissari straordinari, si è affiancato il lavoro di due Uffici tecnici (diversamente strutturati) per le aree interne al Comune di Napoli e per quelle esterne; cfr., AA.VV., Napoli terremoto ricostruzione riqualificazione, «Edilizia popolare», n. 166, 1982 (numero monografico); F. Ciccone (a cura di), Recupero e riqualificazione urbana nel Programma straordinario per Napoli, Volume Cresme n. 19,, Milano 1984: AA.VV., Napoli costruzione e ricostruzione della città, «Urbanistica», n. 83, 1986; P.O. Rossi-G. Frediani (a cura di), Il programma straordinario di edilizia residenziale a Napoli, «ArQ», nn. 6 e 7, 1991 (monografici)
(3) Cfr. G. A. Marselli, I casali di Napoli, in «La scena territoriale», Napoli 1978, I, nn. 1-2, pp. 25-28; Id., Ancora i «casali»: ed ora l'intervento, ivi, 1980. III, nn. 7-8, pp. 13-15.