Chiuso e Fabbricato della Fagianeria

Vi è una zona all'interno del bosco di Capodimonte a Napoli dove un tempo prima della riforma di Dehnhardt vi venivano allevati i fagiani e perciò detta la Fagianeria o Chiuso della Fagianeria.

Questa è l'area compresa tra il piazzale nord ed il fianco a sud degli edifici noti come il Fabbricato della Fagianeria, il Cellaio e la piccola masseria della Capraia, fino al muro di cinta del bosco nei pressi dello Spianato ai limiti di Porta Piccola.

La piana è caratterizzata da una spazialità totalmente differente rispetto ai vicinissimi stradoni poiché quest'area oggi rispetta le prescrizioni implicate ad una zona tipica del giardino all'inglese.

È di fatto un paesaggio rurale diverso, mancante dell'architettura come oggetto di mediazione per la prospettica, e seppur comunque artificiale, l'area dalla natura stessa estrae la forma base per regolare la sua composizione abbandonando i canoni della simmetria e della geometria terrestre dei viali alberati per evolversi in sinuosità, irregolarità e finte collinette e finte praterie e ai margini del fabbricato di San Gennaro qualche macchia di Leccio e Roverella sui fianchi.

È noto come il chiuso della Fagianeria in quanto era del tutto circondato da un muro alto e robusto e all'interno del quale venivano assistite le schiuse dei fagiani, quelli usati per regolare le attività venatorie organiche alla vita di corte del re e del suo seguito, per Carlo e per i suoi discendenti o per i suoi successori al trono.


Zona a nord di Porta Caccetta
 
Oltre all'attività propria di allevamento dei fagiani si ricorda anche la coltivazione intra moenia della Vite Maritata e del Pioppo.

  • E la coltivazione a campo del frumento per l'alimentazione dei pennuti e a rotazione si son coltivati anche i Lupini e le Fave. È del 1835 la data prossima all'abolizione delle mura del chiuso della Fagianeria, i Pioppi divelti e le Viti distrutte assieme ai giardini a frutteto ivi presenti. E fu solo allora che vennero tracciati i viali e i vialetti che adornano le camminate su questi luoghi nella medesima forma oggi osservata. Infine si ricordano le chiome dei Pini Domestici visibili sia come specie isolata sia come filare continuo e su di un'ampia radura si osserva un bellissimo esemplare di Sicomoro sorto probabilmente spontaneo, e non escluso che abbia potuto nel 2015 aver raggiunto e superato in perfetto stato di salute il centesimo anno di vita.

Zona a sud di Porta Caccetta

Continua ad estendersi nella medesima misura e forma della piana al di qua del settore.

  • E come quest'ultima anche il lato sud della Caccetta fu riformata nel progetto di riordino del bosco da parte di Dehnardt nel 1834, conferendo per essa quella tipica stagionalità all'inglese quindi con prateria a distesa sui campi un tempo prima usati per coltivare il grano e continuare nell'attività di schiusa dei fagiani. Nella sua forma essenziale in questa zona del bosco è stata riproposta ed anche assai riuscita la tecnica compositiva che ha modellato le terre a nord della Caccetta ma con dimensioni molto più dilatate, in un ampio respiro assunto nella forma di una scena di paesaggio nuova, plasmata secondo le ultime aspettative paesaggistiche dei tempi che furono di Dehnardt. E quindi, al centro dell'ampia radura alle spalle del cellaio, quattro Pini Neri occupano il fondo della scena in lontananza e schermano l'azzurro del cielo inquadrano subito appresso una macchia di Cedri del Libano, un Podocarpo ed una popolazione isolata di Roverelle. Più giù verso il fabbricato della Fagianeria in loco ubi dicitur “Sette Querce”, su di una grande aiuola un gruppo distaccato ed isolato dalla macchia di maestosissime Magnolie.

Fabbricato della Fagianeria.

E' tutto ciò che resta di un edificio costruito nel primo Ottocento per il ricovero e la schiusa delle uova di Pavoni e di Fagiani cinesi e americani.

  • Per questo motivo è anche noto sulla documentaristica col termine spesso di Casa dei Fagiani Forastieri. Si trova in prossimità di un grande, secolare Platano d'Oriente e di una possente Magnolia piantata lì sul posto nel 1836, ai limiti della piana della Fagianeria nell'assetto sud occidentale che guarda ad est, nella direzione dell'edificio della Porcellana. Fu per molto tempo importante praticare la caccia al pennuto cinese o americano, ovviamente assieme anche a quello europeo ed in particolare a quello italiano, vera e propria delizia per Carlo III ma anche come indice di un vivere mondano assolutamente distinto dalle altre case reali di Spagna, seconda solo alla smania di caccia inglese, già allora pressocchè invasiva della vita di corte e a quella francese dei re illuminati. Tutto quanto l'impiego della strumentistica, le gabbie e le gabbiette e persino lo stesso fabbricato un tempo prima occupavano lo spazio ove poi tempo dopo l'Eremo dei Cappuccini, all'indomani della qual costruzione, tutto l'apparato fu degnamente spostato sulla piana della Caccetta. In passato poi il fabbricato ha conosciuto altri usi, come ad esempio, Polveriera nella disponibilità dell'esercito asburgico e austriaco fino ad assumere le fattezze di una finta rovina gotica assegnatele durante la programmata trasformazione del parco da parte del botanico Dehnardt. Fu quasi del tutto distrutta il 4 agosto del 1943, giorno in cui sulla città caddero il maggior numero di bombe alleate sganciate contro l'esercito oppressore, che qui, in questi luoghi di assoluta amenità, pur se di diverso carattere, inaspettatamente i nazisti vi installarono fabbricati provvisori per le loro basi logistiche sul territorio ed occuparono ovviamente tutti i casamenti dispersi nel folto della boscaglia provvedutamente sgomberati durante i lavori di bonifica del 1992. Ciò che resta oggi del fabbricato è solo un volume di fabbrica ad un piano con scaletta per poter accedere ad un'attrezzata terrazza, il tutto adeguatamente ristrutturato nella forma di un book-shop e punto di ristoro.
Il cellaio.

Esiste in questa zona anche una struttura appartenente al patrimonio immobiliare del bosco detta il Cellaio.
 
  • Un luogo di riparo per i fattori del bosco accreditati presso il giardino e la stessa piana della Fagianeria. Anche se in effetti il luogo servì fin da subito per la custodia degli attrezzi agricoli in uso ai massari della casa Borbone che l'utilizzarono per questo scopo fino a quando però tutta quanta la piana non smise essa stessa la funzione del campo per la coltivazione e del grano e di altri prodotti della terra. Nel cellaio dunque trovarono posto non solo gli attrezzi per il campo, ma anche le botti per il vino, le fascine, la legna. Le ghiande, ma anche grano stipato e miglio, fagioli, fave, tutta quanta alimentazione come è possibile desumere buona per la selvaggina del bosco, per mantenerla in carne prima di tutto, ma anche e forse soprattutto per renderla stabile, nel senso di aspettarsi questo è vero, che la riserva di caccia vi si approvvigionasse di specie selvatiche che non fossero solo quelle introdotte dall'uomo. Le ghiande ad esempio potrebbe far pensare all'idea della presenza nel bosco di selvaggina tipo cinghiali bruni o di altre specie suine selvatiche. Resta senza alcuna fonte che possa attestare la notizia di una probabile fonte di commercio di specie cacciate nel bosco da parte degli stessi cellai che ne lucrarono per lungo tempo le scelte di lasciarli liberi di agire nella tenuta. Durante la sistemazione del parco della Reggia ed il chiuso della Fagianeria nel cellaio furono rinvenute ceste di vimini solitamente usate per il riposo dei prodotti della terra, tipo la frutta e la verdura, cosa che spiegherebbe la vita agreste in questa zona non di una ma bensì più di una famiglia e forse probabilmente è il caso di ipotizzare di una vera e propria piccola comunità di residenti del parco. Il cellaio è parzialmente sviluppato in sottosuolo e presenta delle facciate molto sobrie, uniformi, regolari, senza alcun tratto per distinguerle dalle semplici aperture circolari e l'ampio portone in legno che fino ad oggi ha individuato il solo unico accesso. Al suo interno oggi si ospitano cicli di conferenze e proiezioni le architetture sono rimaste pressocchè quelle, cioè una sala grande e rettangolare, suddivisa in otto pilastri e quindici campate tutte quante uguali atte a sostenere volte a vela. Restano degli ambienti delle origini in esposizione permanente vecchi attrezzi da lavoro, come un veicolo per trasportare merce, e reperti lapidei.
  • Si dice di Fabbricato o Casino della Capraia la struttura di costruzione ottocentesca composta di soli due edifici rurali situati a pochi passi dal Fabbricato della Fagianeria. Tutte e due le strutture prima ancora del 1836 tra loro stringevano amabilmente uno splendido cortile a chiostrino con al centro una bella sistemazione a giardino. La struttura di destra è ancora oggi in uso agli abitanti del bosco che l'usano nella medesima condizione in cui è stata trovata seppur restaurata secondo i canoni del Novecento. È alta due piani e la copertura del tetto non mostra particolari accorgimenti architettonici per sortire alcun che di ornamentale o di volumetrico come gioco espressivo tipico dell'epoca della sua costruzione. La struttura di sinistra è rimasta allo stato di rudere.


Spazio note

 (1) Liberamente estratto da: Delpinoa. n.s. 33-34:143-177. 1991-1992 La flora del Parco di Capodimonte di Napoli. documento in PDF rintracciato sulla rete. Di VINCENZO LA VALVA *, CARMINE GUARINO ", ANTONINO DE NATALE ***, VALERIA CUOZZO ***, BRUNO MENALE ". Dipartimento di Biologia, Difesa c Biotecnologie Agro-Forestali. Università della Basilicata, Via N. Sauro, 85 - 85100 Potenza. ** Orto botanico, Facoltà di Scienze, Università degli Studi di Napoli "Federico Il". via Foria, 223 - 80139 Napoli. n* Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Napoli "Federico Il", via Foria. 223 - 80139 Napoli. Abstract In this paper is carried on a floristic study of Capodimonte Park. During this work the authors pickcd up and obscrved 399 entitics. Atout 14% of studicd entitis was exotic species introduced iato the park between the late I and early 18'" century. The Capodimonte Park flora has a feable Mediterranean character. Thc relatively clevatcd frequency of Eurasiatic and Widc-distribution species is explalned by the artificiality of piace. Altro contributo da Italo Ferraro, Architettura, Scuola, Città. Scritti 1973-1983 Clean Edizioni Napoli 1984 BNN Distribuzione A9878. Brevi accenni all'area in esame nel secondo e terzo capoverso alle pagine 108 e 109. 
 (2) Storia del Bosco di Capodimonte estratto da un documento a pagina 29 col titolo di Il Real Bosco di Capodimonte Guido Gullo e Attività culturali e iniziative per il Real Bosco di Capodimonte di Patrizia Nicoletti pagina 36 in Il Governo dei Giardini e dei Parchi Storici. Restauro, manutenzione, gestione. Atti del VI convegno internazionale 20-23 settembre del 2000 e raccolti a libro a cura di Francesco Canestrini, Francesca Furia e Maria Rosaria Iacono, per la Edizioni Scientifiche Italiane. BNN distribuzione 2002 C12. L'introduzione è di Ugo Carughi.