L'educandato di San Gregorio Armeno

Durante tutto il corso del Settecento qualche anno anche per il secolo successivo meno certo per il secolo precedente il complesso monastico di San Gregorio Armeno a Spaccanapoli ha ospitato anche il Collegio per le educande1, una prestazione di servizio consistente nella permissione che fanciulle nobili di età non inferiore ai due anni e non superiore ai sette2 potessero stare a vivere in monastero per settanta ducati l'anno, e crescere con monache di pari schiatta e da queste ricevere la giusta educazione fino all'età di venticinque anni.

Oltre quel limite era imposto all'educanda di uscire dall'educandato o altrimenti scegliere la monacazione secondo le regole di tutte le altre vocande, oppure, e ciò accadeva molto raramente e solo su licenza, poteva continuare a vivere in monastero purchè pagasse una tassa annua molto superiore a quella versata durante gli anni dell'educandato.

Le educande in San Gregorio, non necessariamente destinate alla monacazione, venivano accettate per voto segreto ed in un capitolo convocato ad sonum campanelli3.


Al monastero giungevano bambine con appresso un documento che attestava la quota già pagata.

Nonostante i propositi e le sole finalità propedeutiche dell'educandato in San Gregorio si son raccontate però storie di donne trascinate via con la forza dal monastero una volta divenute adulte.

  • E di altre che, contrariamente alla loro volontà a forza invece vi furono fatte rimanere4. Ad ogni modo dalla sequela di dati a disposizione dei ricercatori si sa che fino alla fine del XVII secolo in San Gregorio venivano ammesse mediamente una decina di fanciulle ogni anno5. Affinchè la fanciulle potessero esser ammesse in monastero bisognava che la Badessa e le discrete che l'aiutavano nell'incarico lo sapessero, e lo autorizzassero, non senza e non prima di aver appurato che la pupa non fosse l'undicesima dell'anno solare, e che fosse già stata battezzata e che ad essa vi si affiancasse una maestra educanda abbastanza giovane da garantire un sano e consapevole percorso verso l'adolescenza, e che ci fosse disponibilità di cella singola ed anche addirittura vi abbisognava il documento che attestasse che i genitori fossero uniti in matrimonio e soprattutto in matrimonio cattolico e la firma apposta dalla Sacra Congregazione dei Regolari e dall'arcivescovo. E non era finita: appresso alla pupa al monastero doveva giungere anche un documento del Banco che attestasse l'effettivo versamento della dote rinnovabile di semestre in semestre6Ad ogni modo per quanto riguarda i risultati raggiunti dai ricercatori su questo aspetto dell'educandato quelli propri i maschi ebbero maggior riguardo di impartire attività di gran lunga molto più impegnative rispetto a quelle espletate in ambienti di clausura femminile come questo di San Gregorio7.Alle femmine negli educandati di città e quindi anche qui in questo di San Gregorio non restava che imparare appena il ”leggere e scrivere” specie il latino che poi sarebbe servito per la liturgia e la preghiera corale, quindi prepararsi ad imparare a fare i conti, cucire, dipingere e ancor di più ricamare, trascurando gli astrusi concetti della teologia lasciati al corpo vocazionale maschile. Il documento preso in esame e pubblicato dal professor Autiero insiste sul punto delle educande presso San Gregorio che già cresciute ebbero facoltà anche di imparare la musica, a saper almeno legger lo spartito senza dover necessariamente imparare anche l'uso di uno strumento musicale, ma cosa più vivace è che ciò accadeva ”alla grata”, nel senso che questo tipo di conoscenza veniva impartita alle educande da personale esterno, maestri d'arte della musica non legati al monastero. Quindi ciò accadeva in ambienti attrezzati allo scopo e comunque in presenza sempre di una stretta collaboratrice della madre superiora. Ed ancora alle educande veniva impartita anche la forma della vita cristiana, e soprattutto veniva insegnato loro come comportarsi innanzi ad un estraneo, ad un prete, come ci si confessava, comunicava, come recitare il Rosario, l'ufficio divino, quale atteggiamento assumere quando di ascoltava la messa, specie quando in chiesa alle funzioni religiose pubbliche c'era il meglio della nobiltà; la maestra era chiamata a sorvegliare le educande anche che non cantassero canzoni mondane, o leggessero libri profani, o scrivessero lettere che non potessero esser prima moderate dalle collaboratrici della superiora. E bisognava anche stringere l'educazione e quindi evitare che queste vestissero abiti foggiati, o che indossassero anelli, orecchini o monili troppo vistosi.


Spazio note

(1) San Gregorio Armeno: storia religiosa di uno dei più antichi monasteri napoletani di Felice Autieri in: FONDAZIONE VALERIO PER LA STORIA DELLE DONNE SAN GREGORIO ARMENO Storia, architettura, arte e tradizioni a cura di Nicola Spinosa, Aldo Pinto e Adriana Valerio fotografie di Luciano Pedicini Fridericiana Editrice Universitaria edizione italiana Maggio 2013 Stampato in Italia da Liguori Editore – Napoli Fotografie di Luciano Pedicini/Archivio dell’Arte, assistenti alle riprese Marco e Matteo Pedicini Tranne le fotografie alle pp. 97, 98, 99, 121 dx e 160 fornite direttamente dagli autori Spinosa, Nicola (a cura di): San Gregorio Armeno. Storia, architettura, arte e tradizioni/Nicola Spinosa, Aldo Pinto e Adriana Valerio (a cura di) Napoli : Fridericiana Editrice Universitaria, 2013 ISBN 978-88-8338-140-9 (BR) ISBN 978-88-8338-141-6 (RIL) 1. Monasteri femminili 2. Napoli 3. Storia religiosa I. Titolo La carta utilizzata per la stampa di questo volume è inalterabile, priva di acidi, a PH neutro, conforme alle norme UNI EN Iso 9760 ∞, realizzata con materie prime fibrose vergini provenienti da piantagioni rinnovabili e prodotti ausiliari assolutamente naturali, non inquinanti e totalmente biodegradabili (FSC, PEFC, ISO 14001, Paper Profile, EMAS).
(2) ASGA, n. 107, Introito 1580, 155-156. Tuttavia l’età di ammissione variò nel corso dei secoli tanto che spesso l’educanda veniva iniziata alla severità della vita claustrale prima dei sette anni e più presto del lecito. Cf. Marianna Pastore, Educazione ed istruzione in San Gregorio Armeno, tesi di Laurea per la Facoltà di Scienze della Formazione presso Università Suor Orsola Benincasa, Napoli 2006, 29. Solo raramente e solo previa licenza particolare in qualche caso si accettavano al monastero anche bambine ancor più piccole di due anni o più grandi di sette. Tuttavia questa medesima situazione non trovò mai il favore della chiesa locale, almeno stante allo studio delle lettere che il cardinal Filomarino faceva recapitare puntualmente al papa e sulle quali ricordava come questo modo di procedere della Sacra Congregazione dei Regolari potesse incidere negativamente sulla crescita della stessa educanda e nel contempo la crescita della bambina potesse sovvertire la consueta abitudinarietà di monache e converse all'ufficio divino ed al silenzio. Carla Russo, I monasteri femminili di clausura a Napoli nel secolo XVII, Napoli 1970, 63. Dai documenti superstiti e dalle testimonianze di Fulvia Caracciolo è possibile avere una mappa quasi completa delle educande di San Gregorio e più in particolare di quelle che differirono per le eccezioni. Come Lucrezia Pignatelli di due anni, 1611; Isabella della Marra, cinque anni, 1613; Errichetta Caracciolo, tre anni, 1763, ed infine, Maria Brancaccio, cinque anni, 1863ASDN, Vicario delle monache, 153-168 .
(3) ASGA, n. 18, Libro delle conclusioni capitolari del venerabile monastero di S. Gregorio Armeno.
(4) Maria Luisa Cicalese, Note e appunti sui monasteri di Napoli Napoli tra il Cinque e il Seicento, «Campania sacra» III (1972), 231-232
(5)
Antonio Illibato, La donna a Napoli nel Settecento, Napoli 1985, 18-19.
(6) Maria Luisa Cicalese, Note e appunti sui monasteri di Napoli tra il Cinque e il Seicento, «Campania sacra» III (1972)
(7) ASGA, n. 4, Regole del Monastero del 1762, 4-5.